Nel Baltico anche la Danimarca sente la pressione russa

Nel Baltico anche la Danimarca sente la pressione russa

Sabato 21 marzo l’ambasciatore russo in Danimarca, Mikhail Vanin, ha pubblicato un editoriale sul quotidiano danese Jyllands-Posten dicendo che il paese si era reso un possibile bersaglio per attacchi nucleari, in seguito alla sua decisione di aderire al sistema di difesa missilistica della Nato.

L’ambasciatore ha scritto: «Non penso che i danesi comprendano appieno le conseguenze di che cosa succederà se la Danimarca aderisce alla difesa missilistica controllata dagli americani. Se succederà, le navi da guerra danesi diventeranno un bersaglio per i missili nucleari russi». Ha aggiunto che «la Danimarca diventerà parte della minaccia contro la Russia».

La minaccia ha avuto molta eco in Danimarca. I toni da Guerra fredda sono sempre più frequenti nelle questioni militari ai margini del continente europeo, spinti dall’attività della Nato e dalla politica estera sempre più assertiva portata avanti da Putin.

Il ministro degli Esteri danese Martin Lidegaard ha definito le parole dell’ambasciatore russo «inaccettabili», un giudizioa condiviso dall’ambasciatore statunitense in Danimarca Rufus Gifford, che ha commentato l’editoriale sui social network. Gifford ha scritto su Twitter che «simili dichiarazioni non inspirano fiducia e non contribuiscono alla pace e alla stabilità».

US stands w/ DK in condemning statements made by Russia’s Amb to DK. Such statements do not inspire confidence or contrib to peace/stability

— Rufus Gifford (@rufusgifford) 21 Marzo 2015

Il riferimento dell’ambasciatore Vanin ai missili nucleari può sembrare una reazione sopra le righe, ma simili riferimenti, negli ultimi anni, sono comparsi con sempre più frequenza nelle dichiarazioni delle autorità russe, un modo di ricordare quel “deterrente” che contribuiva a dare all’Urss lo status di superpotenza negli anni della Guerra fredda. Pochi giorni fa, Putin ha detto di essere stato pronto a mettere in allerta gli armamenti nucleari del paese durante la crisi in Crimea.

La Danimarca aveva annunciato che avrebbe contribuito con almeno una fregata al sistema Nato nell’agosto del 2014. Il ministro della Difesa danese Nicolai Wammen aveva specificato allora che non si trattava di una mossa contro la Russia, citando invece la necessità di difendersi da «stati canaglia e terroristi».

Il sistema di difesa a cui sta lavorando la Nato è cominciato nel 2012 e coinvolge numerosi paesi e installazioni militari, tra cui nuove batterie anti-missile a terra in Romania e in Polonia. Ne fanno già parte un sistema radar in Turchia e almeno due navi. L’obiettivo finale è un coordinamento tra tutti i sistemi di difesa dai missili balistici del continente e la Nato prevede che il sistema sarà a pieno regime «nella prima metà della prossima decade».

Il progetto anti-missile della Nato si può leggere all’interno di due tendenze, quella verso una maggior compartecipazione dei paesi europei alle attività della Nato, verso cui spingono molto gli Stati Uniti in una fase di riduzione delle spese militari, e lo spostamento delle attività della Nato verso l’Europa dopo la fine della missione in Afghanistan (terminata il primo gennaio 2015).

Negli ultimi mesi ci sono stati diversi momenti di tensione tra Danimarca e Russia, principalmente a causa dell’accresciuta attività militare russa nella zona. E non è solo la Danimarca ad essere coinvolta: a causa degli sconfinamenti aerei russi nella regione del Baltico, gli aerei militari della Nato si sono alzati in volo oltre 150 volte, il triplo dei casi rispetto all’anno precedente (la Nato ha annunciato una nuova “forza di intervento rapido” che avrà i suoi centri di comando nell’Europa orientale).

Uno degli episodi più noti è del dicembre scorso: un aereo militare russo si è avvicinato pericolosamente a un volo di linea della compagnia aerea scandinava Sas nello spazio aereo a sud della Svezia. L’aereo era partito da Copenhagen e diretto a Poznań, in Polonia. Le autorità svedesi avevano parlato di una «quasi collisione», versione smentita dalla Russia e dalla Sas.

A ottobre del 2014, le autorità svedesi passarono una settimana a cercare – senza successo – quello che sospettavano essere un piccolo sottomarino russo al largo di Stoccolma. Poco più tardi, una squadra di navi russe che stava svolgendo alcune esercitazioni è comparsa nella Manica.

Nello stesso ottobre del 2014, i servizi segreti danesi (Ddis) si sono occupati a lungo della Russia nel rapporto annuale sulla sicurezza del paese . Mentre era in pieno sviluppo la crisi ucraina, nell’estate del 2014, la Russia ha condotto una serie di esercitazioni militari nel mar Baltico, le più grandi dal 1991. Secondo il Ddis, le esercitazioni includevano anche la simulazione di un attacco aereo all’isola di Bornholm, in Danimarca.

L’area del Baltico non è l’unica in cui la pressione russa si fa sentire sul piccolo paese nordico, che è responsabile anche della difesa della Groenlandia, un territorio a cui è garantito per il resto ampio autogoverno. Fin da dicembre del 2013 Vladimir Putin ha detto che una maggior presenza nella zona dell’Artico è una delle massime priorità militari del paese.

La Russia ha cominciato le operazioni per far tornare operative alcune basi aeree nella zona artica abbandonate dopo il collasso dell’Unione Sovietica. Dopo una missione nelle Nuove Isole Siberiane, il viceministro della Difesa russo ha dichiarato: «Siamo arrivati e resteremo qui per sempre. È l’inizio di un lungo viaggio».

Da parte sua, oltre al programma anti-missile, la Nato ha avviato una serie di attività militari nell’Europa dell’est all’interno dell’operazione “ Atlantic Resolve”. Il dipartimento della Difesa statunitense cita esplicitamente la Russia e l’intervento in Ucraina tra i motivi che hanno spinto all’operazione.

Né la Danimarca né gli altri paesi che aderiscono alla Nato possono ragionevolmente aver paura di minacce territoriali russe, visto il vincolo di mutua assistenza che lega l’Alleanza atlantica. Le schermaglie retoriche e gli atti dimostrativi, insieme a quanto – ben più concreto – sta accadendo in Ucraina, sono piuttosto la spia del risveglio della Russia e della sua nuova aggressività in politica estera, che deve evitare il conflitto aperto ma che ha molteplici strumenti per far sentire la propria presenza e perseguire obiettivi su scala più ridotta. Nel prossimo futuro potremmo sentire spirare di nuovo i venti della Guerra fredda.

X