Poletti taglia i cococo, ma non al ministero del Lavoro

Poletti taglia i cococo, ma non al ministero del Lavoro

Predicare bene e razzolare male. È vero che il Jobs Act non è rivolto alla pubblica amministrazione e su questo sono già nate (e morte) tante polemiche. Ma proprio mentre Matteo Renzi e il ministro del Lavoro Giuliano Poletti annunciavano lo stop a cococo e cocopro, lo stesso ministero guidato da Poletti sottoscriveva ben sette contratti di collaborazione coordinata e continuativa per altrettanti consulenti. Contraddicendo anche il volere del ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia, che da poco ha annunciato: «Dal 2017 niente più cococo nella pa». Nel Jobs Act, ha aggiunto, «diciamo niente più cocopro e cococo e i cococo sono solo nel pubblico impiego». Appunto. 

I nomi e le tipologie contrattuali dei consulenti di via Veneto si possono trovare sul sito del ministero. Gli stipendi, ovviamente, sono molto più alti di quelli degli oltre 500mila collaboratori a progetto italiani, che in media guadagnano 10.280 euro.

Da maggio 2014, ad esempio, il sottosegretario Massimo Cassano, Ncd, ha come consulente Costantino Monteleone, cococo, ex consigliere del Comune di Bari, stessa città natale del sottosegretario, ed «esperto nelle discipline giuridiche ed economiche», come si legge sul sito del ministero. Compenso lordo annuo per la consulenza: 30mila euro. Stesso stipendio per Alessia Fragassi, da maggio consulente del sottosegretario Teresa Bellanova, Pd: anche qui sottosegretario e consulente hanno in comune la provenienza, in questo caso salentina. Cococo, da giugno 2014, è anche Giacomo Vaciago, noto economista, già consigliere economico di Palazzo Chigi e del ministero del Tesoro, con una retribuzione di 25mila euro.

Gli altri quattro cococo sono partiti tra novembre 2014 e la fine di gennaio 2015, i mesi clou del Jobs Act, quando giornali e tv erano pieni di annunci contro i contratti di collaborazione a favore del contratto unico a tutele crescenti. A novembre vengono assunti con un cococo Maurizio Ferlaino, giornalista freelance di Novara, consulente della sottosegretaria novarese Franca Biondelli, e Stefano Sacchi, docente dell’Università Statale di Milano, chiamato a Roma come «esperto per la definizione, l’attuazione e il monitoraggio del sistema degli ammortizzatori sociali». Ventimila euro per il primo, venticinquemila per il secondo. Dal 24 dicembre 2014, vigilia di Natale, è stata assunta come cococo anche il magistrato Olga Pirone, consigliere giuridico del ministro con funzioni anche di vice capo dell’ufficio legislativo. L’ultimo cococo sottoscritto, a gennaio 2015, è quello del professore Riccardo Del Punta, docente al dipartimento di Scienze giuridiche dell’Università di Firenze, chiamato al ministero come «esperto in materia di riforma del mercato del lavoro».

Così si arriva a ben sette consulenti cococo assunti dal dicastero di Via Veneto guidato da Giuliano Poletti. Lo stesso Poletti che insieme a Renzi vuole «rottamare» i cococo. Viene da pensare che se li usano anche loro, forse, questi contratti a qualcosa serviranno (se usati bene). D’altronde il decreto che li abolisce, nel settore privato, è ancora una bozza (qui il testo).

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