«Senza edilizia e infrastrutture è difficile che l’economia possa riprendersi con un buon passo». Lo ha detto qualche giorno fa il presidente di Confidustria, Giorgio Squinzi, al Corriere della Sera. Non è l’unico a pensarla così ed è forse arrivato il momento di riflettere seriamente sull’altra parte del messaggio del capo degli industriali italiani. «In questi anni tra Ici, Imu, Tasi, Tari e imposte locali, l’edilizia è stata più che tartassata. La crisi ha influito ma il messaggio è stato chiaro: il mattone finanzia lo Stato». Gli effetti sono stati descritti, tra gli altri, da Oscar Giannino, che in un’analisi su Leoni Blog (pubblicata anche da Linkiesta) ha stimato in mille miliardi di euro il patrimonio perduto dagli italiani. La conseguenza è una crisi di consumi che non accenna a diminuire. In un settore che ha perso negli ultimi anni più della metà del fatturato, nel 2015, dice Giovanni De Ponti, amministratore della fiera di Made Expo e direttore generale di FederlegnoArredo, «se il settore chiuderà con l’1% di crescita stapperemo lo champagne». Finora chi sta a galla è chi ha prodotti esportabili, mentre chi lavora in settori legati alla domanda interna, come i produttori di calcestruzzo, e chi non può riconvertirsi sulle ristrututrazioni, non vede alcuno spiraglio di ripresa.
Giovanni De Ponti, Made Expo: «se il settore chiuderà con l’1% di crescita stapperemo lo champagne»
L‘edizione 2015 del Made Expo, tuttavia, ha visto una volontà forte degli organizzatori di mandare segnali positivi. Se lo stesso Squinzi, nella conferenza stampa di inaugurazione del 18 marzo – surreale, per la presenza di un centinaio di cronisti arrivati per la presenza del ministro Lupi – si è limitato a parlare di «piccoli segnali di ripresa», numeri più positivi sono arrivati dal presidente dell’Ance, l’associazione dei costrutturi, Paolo Buzzetti. «Abbiamo sofferto tantissimo e non è ancora finita. Abbiamo perduto 800mila posti di lavoro, il 60% dei finanziamenti privati, più del 50% di investimenti per opere pubbliche. Stiamo assistendo ai primi segnali importanti di cambiamento, dovuti al basso costo del petrolio, all’euro basso sul dollaro e alla Banca centrale europea che finalmente dà denari». Ma, ha aggiunto, «i segnali ci sono anche per un diverso profilo dei mutui dell’edilizia, favorito da un intervento del governo con la Cassa Depositi e Prestiti», ossia il “plafond casa” e il “fondo di garanzia per la prima casa”. «Il risultato si è visto: abbiamo un 3,6% nel 2014 rispetto al 2013 di compravendite in più».
Un’immagine della ressa alla conferenza stampa inaugurale dell’edizione 2015 di Made Expo
Buzzetti, Ance: «Stiamo assistendo ai primi segnali importanti di cambiamento, grazie ai fattori esteri ma anche grazie al lavoro fatto sul fronte dei mutui»
Secondo l’agenzia delle Entrate, nel quarto trimestre 2014 la crescita di compravendite è stata del 7,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno prima. «Gli italiani, per i quali la casa è tutto – ha concluso Buzzetti -, sono in una situazione che non si regge. Però c’è la grande opportunità di ripartire, attraverso la qualità. I dati mi dicono che dal 18-19% siamo arrivati al 53% di ristrutturazioni o nuovi interventi in questi anni di crisi che hanno un’alta qualità nel risparmio energetico».
Le ristrutturazioni sono la chiave per capire la fase attuale dell’edilizia. Il governo ha esteso al 31 dicembre 2015 una detrazione del 50% per gli interventi di ristrutturazione edilizia, dal precedente 36 per cento. «Un dato oggettivo è la crescita del 30% del settore delle ristrutturazioni – dice a Linkiesta Giovanni De Ponti -. Questo dimostra che gli incentivi messi dal governo sono stati una buona mossa dal punto di vista della politica industriale e sono stati utilizzati». Un aumento che però, almeno per il momento, non si traduce in una crescita dell’occupazione. «Io credo – aggiunge – che ci vorrà ancora del tempo per creare un clima di fiducia».
De Ponti: «Un dato oggettivo è la crescita del 30% del settore delle ristrutturazioni»
Segnali positivi sono arrivati anche dal mondo bancario. Le erogazioni di mutui per la prima casa, secondo l’Abi, sono salite nel 2014 del 32% rispetto al 2013, per un ammontare di 25,2 miliardi di euro. Metà dei nuovi contratti sono però surroghe e sostituzioni di contratti esistenti. Inoltre, fanno notare esperti del settore immobiliare, su questo dato pesa l’attività delle banche, che hanno cominciato a vendere le numerose sofferenze che hanno in pancia, agendo come una sorta di agenzie immobiliari.
Lo stand della Mapei al Made Expo 2015
I mutui sono saliti del 32%, ma metà dei nuovi contratti sono però surroghe e sostituzioni di contratti esistenti
Per De Ponti «ci sono motivi per essere fiduciosi sulla capacità del nostro sistema creditizio di erogare credito e di farlo in modo efficiente». Ma la prospettiva che le banche diventino proprietarie di case su larga scala, «è un rischio. Bisogna favorire che il mercato si metta in circolo. Il mercato immobiliare non lo fanno le banche. Le banche fanno erogazione del credito». Lo scenario sarebbe reso più concreto se passasse la legge sul prestito vitalizio ipotecario, attualmente in discussione in Parlamento.
Girando tra gli stand della fiera Made Expo, l’ottimismo degli organizzatori è decisamente inferiore
Girando tra gli stand della fiera Made Expo, l’ottimismo degli organizzatori è decisamente inferiore. Vede meglio il mercato chi può esportare o contare sul bonus delle ristrutturazioni. «Una crescita del 30% non trova riscontro in nessuna azienda qui – dice Daniele La Sala, amministratore delegato di Internorm Italia, che opere nel settore degli infissi -. Ma quello delle ristrutturazioni è un settore vivace. Stiamo lavorando per sopravvivere alla fine del bonus, cosa che naturalmente si può fare solo attraverso la qualità. Nel settore ci vuole però più trasparenza: quello che scrivono è reale. Le regole non sono chiare, sono diverse da comune a comune. È un contesto in cui non si compete in modo trasparente».
Allo stand di una società di finestre venete dicono che ormai il mercato italiano non supera il 5-10% e che «ci vogliono tempi lunghi per la ripresa». «Stiamo lavorando tanto in Russia, dove abbiamo messo gli infissi al Senato e anche alla casa di Putin – questo però non lo scriva, eh -, negli Stati Uniti e nei Paesi arabi».
Un corridoio del padiglione di Made Expo dedicato al calcestruzzo
L’export continua a essere l’unica strada per la crescita: il saldo commerciale è positivo per 8 miliardi di euro
Secondo l’Ice, siamo al quinto anno di risultati positivi sull’estero. «L’Italia dell’edilizia vende tantissimo: +2,9% per la quinta volta, 13 miliardi di esportazioni, 8 di saldo commerciale positivo per il sistema edilizio italiano – ha detto all’inaugurazione del Made Expo Ines Aronadio in rappresentaza dell’Istituto per il commercio estero -. Grazie il partenariato con Federlegno abbiamo selezionato 170 operatori stranieri, di questi 160, da 25 Paesi, hanno accettato l’invito e sono qui presenti. Abbiamo un partenariato pubblico-privato che produrrà dei risultati fortissimi».
Massimo Bucilli, ad di Velux Italia e vicepresidente di FederlegnoArredo, stima per quest’anno «una crescita di circa il 5%, dopo che negli scorsi anni abbiamo avuto una tenuta o una lieve discesa». «Si toglie il segno meno dal settore, i dati sono inconfutabili – aggiunge -. C’è domanda finora inespressa. Secondo il Cresme c’è richiesta per 80-100mila unità abitative in Italia e sappiamo che c’è un aumeno di mutui. C’è un risveglio e le banche sono tornate a finanziare anche l’80% del valore di acquisto».
Danesi: «Abbiamo un prodotto pesante, non esportabile, e non vediamo alcun cenno di ripresa»
Ma se dal padiglione dedicato alle finestre ci si sposta in quello dei laterizi, i segnali positivi non si vedono. «Abbiamo un prodotto pesante, non esportabile, e non vediamo alcun cenno di ripresa», dicono allo stand di Danesi, settore dei calcestruzzi. Chi ha potuto, si è riconvertito, come prodotti e come comunicazioni, sulle ristrutturazioni, come Leca Laterlite e Tecnaria. «Facciamo ristrutturazioni – dicono allo stand di quest’ultima aziende – ma non è un grande mercato. Anche qui in fiera si vede, ci sono meno nomi famosi degli anni scorsi».
Un riassunto lo fa Enricomaria Gastaldo Brac, ad di Penetron, che si occupa di impermeabilizzazione del calcestruzzo. «Il calcestruzzo ha perso l’80% del valore negli ultimi 3-4 anni. Ci sono aziende che hanno perso il 30-40% di fatturato all’anno. Le nuove costruzioni sono ferme. Nel privato c’è una situazione di saturazione. Così se non partono le grandi opere non c’è molto da fare. E non partono». Poi lo sfogo: «Ci sono gare al massimo ribasso, falsate da figure borderline. C’è una sensazione di impunibilità da parte di alcuni personaggi. C’è chi fa le magagne e chi rimane fregato. Ma questa è l’Italia».
Stimamiglio, Stiferite: «Il mercato non tira, non c’è ottimismo. E sulle fiere in Italia dico che devono cambiare»
A rincarare la dose ci pensa Massimiliano Stimamiglio, general manager di Stiferite. «Facciamo isolanti, dovremmo essere tra i privilegiati degli incentivi, e in parte lo siamo. Diciamo che il mercato non sprofonda più ma ci sono enormi problemi di liquidità da parte delle aziende. I lavori pubblici non vengono pagati. Sono fallite cooperative con buchi di più di 100 milioni di euro. Il mercato non tira, non c’è ottimismo. E sulle fiere in Italia dico che devono cambiare. Ci sono tre fiere nazionali: a Bologna il Saie, a Bolzano il Klimahouse, poi il Made Expo. Sono tutte generaliste, un cliente ci si perde. In Germania a Monaco c’è una fiera generalista ogni due anni. Poi ci sono quelle specifiche, come quella di Colonia dedicata alle coperture».