Come ha scritto Giovanni Zagni qui si Linkiesta qualche giorno fa, la crisi in Ucraina e la politica di disimpegno degli Stati Uniti stanno costringendo Berlino a ripensare il proprio ruolo nel mondo, tra spinte al riarmo – o per lo meno alla modernizzazione di un esercito da molti considerato inadeguato – e un’opinione pubblica ancora molto cauta riguardo alle questioni militari. Da qualche anno le spese militari procedono col segno meno, dovuto in particolare alla flessione della spesa negli Stati Uniti, che negli ultimi dieci anni è stato comunque il Paese che ha coperto il 40% delle spese militari mondiali.
Oltre alla Germania un’altra potenza che progressivamente si arma è la Cina, secondo paese del mondo nella spesa militare, con 188 miliardi (+107% negli ultiumi dieci anni) di dollari nel 2013 secondo le stime delloStockholm International Peace Research Institute (SIPRI), così come il Giappone e la Russia di Putin che negli ultimi dieci anni ha visto salire la spesa militare del 108%.
Nell’area Euro dall’inizio della crisi economica nel 2008 le spese militari si sono generalmente abbassate: hanno registrato il segno meno Italia (che rimane comunque tra i 15 spender maggiori nel mondo), Francia, Spagna, Grecia e Regno Unito. L’unica potenza che ha visto negli ultimi anni un incremento è proprio la Germania.
Interessante vedere poi le percentuali del Pil che finiscono in spese militari. Analizzando i dati si scopre che Paesi come Arabia Saudita, Oman e Afghanistan investano tra il 6% e l’11% del proprio Prodotto Interno Lordo in spese militari. Un dato rilevante se si guarda agli Stati Uniti che si fermano al 3% di Pil investito in spese militari.
A livello proporzionale a crescere più di tutti dal punto di vista delle spese militari è stata l’Africa: +8,3% nel 2013 vicino quota 45 miliardi di dollari con il Ghana che le raddoppia e l’Algeria che diventa il primo Paese del continente a supererare quota 10miliardi.