Stagionali contro il Jobs Act: “Tre mesi senza reddito”

Stagionali contro il Jobs Act: “Tre mesi senza reddito”

Gli stagionali contro il Jobs Act. Baristi, camerieri, bagnini, animatori, cuochi accusano il governo di lasciarli senza reddito per tre mesi all’anno. Colpa della Naspi, la nuova indennità di disoccupazione, prevista dal secondo dei decreti del Jobs Act. I lavoratori che per sei mesi di solito “fanno la stagione” in lidi, resort, alberghi e villaggi turistici, per gli altri sei mesi ricevevano un assegno di disoccupazione. Con il Jobs Act questo periodo viene dimezzato: tre mesi quindi restano “scoperti”. I sindacati di categoria ora sono sul piede di guerra e annunciano un’estate di fuoco. A partire dallo sciopero del settore previsto per il 15 aprile a Milano, Roma e Taormina. 

Dal 1 maggio 2015, la Naspi prenderà il posto di Aspi e mini Aspi. Come si legge nel secondo decreto del Jobs Act, il nuovo assegno di disoccupazione viene corrisposto mensilmente per un numero di settimane pari alla metà delle settimane di contribuzione degli ultimi quattro anni. In più, sempre all’articolo 5 del decreto, si legge che “ai fini del calcolo della durata non sono computati i periodi contributivi che hanno già dato luogo a erogazione delle prestazioni di disoccupazione”. Tradotto: il periodo contributivo già usato per ottenere il sussidio non può essere riutilizzato. Le esperienze lavorative precedenti, dopo la prima richiesta di sussidio, vengono quindi annullate. E si riparte da zero. 

La protesta degli stagionali, circa 300mila in Italia, è partita prima dalle singole località turistiche, per estendersi poi in Rete. Su Facebook sono nati diversi gruppi, il più numeroso conta oltre 5mila adesioni. Su Twitter è stato lanciato l’hashtag #naspistagionali e il profilo omonimo @naspistagionali. E sulla piattaforma Change.org è in corso una petizione indirizzata all’Inps per «introdurre correttivi ai criteri di calcolo della durata della Naspi prevista dall’articolo 5». Per gli stagionali, si legge, «non sarà più possibile coprire il proprio reddito per tutto l’anno, in quanto percepiranno l’indennità per la metà dei mesi lavorati. Il danno economico, per le famiglie che lavorano e vivono nelle zone turistiche, avrà conseguenze sull’economia locale difficili da quantificare ma facili da immaginare». L’Inps ha anche risposto su Twitter: «Al momento non abbiamo informazioni specifiche, ma non appena ne avremo le condivideremo con voi. Per tutte le disposizioni dovete attendere la pubblicazione delle circolari operative dell’istituto».

La Naspi ha una durata inferiore ma è destinata a una platea maggiore di lavoratori. I più colpiti potrebbero essere quelli che lavorano a singhiozzo

Il deputato Massimiliano Fedriga, Lega Nord, il 25 marzo ha anche presentato sul tema una interrogazione al ministero del Lavoro. E nei meet up del Movimento cinque stelle di molte località turistiche, come all’Isola d’Elba, ci si sta organizzando per portare il caso in Parlamento.

«La durata del sussidio ora viene calcolata in proporzione alla storia contributiva del lavoratore», spiega Silvia Spattini, direttore del centro studi Adapt ed esperta di ammortizzatori sociali. «Anche se il decreto prevede che il periodo contributivo che ha già dato luogo alle prestazioni di disoccupazione non può essere ricalcolato». I calcoli sono complessi, ma semplificando, si può dire che «dopo la prima volta, se sono uno stagionale e lavoro sei mesi, poi avrò una Naspi di tre mesi. Questo può creare complicazioni nel caso di situazioni in cui non ci siano alternative dopo aver svolto il lavoro stagionale».

Rispetto all’impalcatura precedente degli ammortizzatori sociali, la Naspi è destinata a una platea maggiore di lavoratori, ma ha una durata inferiore. In base ai calcoli fatti dalla Cgil, a subire la riduzione della durata del sussidio sarà il 3,8% dei lavoratori dipendenti (il 10% di quelli a tempo determinato). Per avere la Naspi sono necessarie 13 settimane di contributi nei quattro anni che precedono la perdita del lavoro e trenta giornate di lavoro effettivo nei 12 mesi precedenti. Per l’Aspi la durata era stabilita in mesi fissi: dieci per il 2015, 12 per il 2016. Ma il requisito per ottenerla era quello di avere almeno un anno di contribuzione nel biennio precedente il periodo di disoccupazione. «Se non avevi i requisiti richiesti, avevi zero», spiega Silvia Spattini, «ora i requisiti sono inferiori, ma a fronte di una durata eventualmente inferiore del sussidio». Cosa che accade soprattutto «se i versamenti sono limitati, specie in caso di occupazione discontinua». Il che è tipico di molti stagionali, che spesso hanno impieghi a singhiozzo in base alle esigenze dei datori di lavoro.

“Con la Naspi l’unica chance per compensare i tagli delle indennità è lavorare 8 mesi l’anno. Il che è impossibile”

«Con la Naspi l’unica chance per compensare i tagli delle indennità è lavorare 8 mesi l’anno», spiega Cristian Sesena, segretario nazionale di Filcams Cgil. «Il che è impossibile, e lo dicono anche associazioni di datori di lavoro come Federalberghi e Confcommercio. Le aziende che sono fisiologicamente stagionali hanno interesse che questi lavoratori restino sul mercato con un sostegno al reddito». 

I sindacati ora sperano nell’Inps. «Siamo in attesa della circolare applicativa dell’Inps», spiega Sesena, «ma di certo l’Inps non può disporre di un aumento di spesa pubblica. Si è lavorato su una omogeneizzazione degli ammortizzatori ma al ribasso». Quello che si aspettano è almeno «una interpretazione favorevole della norma che non sia penalizzante per chi spalma le giornate lavorative in un periodo più lungo». Letto così il decreto, in effetti, un cameriere o un barista con lunghe pause tra un’assunzione e l’altra riceveranno un’indennità di disoccupazione più bassa rispetto a chi ha lavorato in maniera più lineare.

Cambia poco invece per chi aveva diritto alla MiniAspi. «Non c’è molta differenza sulla durata», spiega Silvia Spattini, «perché già la Mini Aspi era calcolata come metà delle settimane di contribuzione».Per chi rimane senza Naspi ed è in una situazione economica di indigenza (valutata in base all’Isee), in via sperimentale per quest’anno nel Jobs Act è stato inserito anche l’Asdi, l’Assegno di disoccupazione, pari al 75% dell’ultima indennità percepita. Altra soluzione resta la «parziale cumulabilità dell’indennità con un reddito da lavoro se inferiore al limite del reddito escluso da imposizione fiscale, cioè 8mila euro. Quindi si può cumulare un lavoretto da cui si guadagna poco con l’indennità. Un modo per fare emergere il lavoro nero». Che tra gli stagionali destinatari di sussidi è presente. «Il turismo è un settore fisiologicamente instabile ed esposto a forme di lavoro grigio e nero», ammette Sesena, «ma sono forme di lavoro non cercate. Se gli stagionali potessero lavorare 12 mesi all’anno, lo farebbero eccome». 

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