Capo Colonna, le carte inchiodano Franceschini: “Sbagliato cementificare”

Capo Colonna, le carte inchiodano Franceschini: “Sbagliato cementificare”

Il ragionamento era questo: “proteggere” le rovine dell’antico foro di Capo Colonna, Crotone, sotto un parcheggio di cemento armato. E con il permesso del ministero dei Beni culturali. Il 10 aprile scorso avevamo parlato dell’intervento di “conservazione”, secondo molti archeologi scellerato, che si stava compiendo nel parco archeologico calabrese. Dopo le proteste e i sit-in dei cittadini, il ministero aveva inviato i suoi ispettori per valutare l’impatto. La relazione è datata 9 febbraio 2015. Ma del documento fino a oggi si era persa traccia, e il ministero non aveva risposto alle richieste di accesso agli atti da parte delle associazioni del luogo. Intanto, senza tener conto della relazione, da Roma il 9 aprile era arrivato pure l’ok per la ripartenza dei lavori e le betoniere erano entrate nel parco completando la colata di cemento con tanto di presidio della Digos. Ora, dopo un ricorso al Tar e l’intervento del Fai (Fondo ambiente italiano), le associazioni sono riuscite a ottenere il documento. Come ci avevano anticipato gli archeologi del posto, i funzionari criticano il progetto e la linea adottata da Dario Franceschini in risposta alle interrogazioni parlamentari dei Cinque stelle. E propongono soluzioni alternative alla colata di cemento. Che però, intanto, è già stata completata.

Va detto che il 13 aprile la Soprintendenza calabrese ha ordinato la sospensione dei lavori, ma solo dopo «che la stesura di magrone su rete elettrosaldata è stata completata su tutta l’estensione del sagrato», e solo fino alla festa della Madonna di Capo Colonna nella terza domenica di maggio. La colata di cemento, aveva risposto il ministero alle interrogazioni parlamentari dei Cinque stelle Morra e Parentela, serve a reggere il peso dei fedeli in pellegrinaggio nella chiesetta a picco sullo Ionio durante la festa patronale.

La relazione contraria dei funzionari del ministero è datata 9 febbario. Nonostante le critiche, due mesi dopo sono partiti i lavori di cementificazione

Ma la relazione dei due funzionari inviati dallo stesso ministero avanza più di un dubbio sulla scelta di «cementificare» i reperti archeologici e dà ragione alle preoccupazioni del “Comitato Salviamo Capo Colonna”. «La scelta di non musealizzare ma di ricoprire le testimonianza antiche presenti nell’area», scrivono i due funzionari, «sarebbe stata dettata dai seguenti motivi: cattivo stato di conservazione delle strutture rinvenute che sarebbero esposte, se mantenute a vista, a continuo deterioramento», ma anche l’«incompatibilità della musealizzazione in situ con la frequentazione per scopi religiosi della Chiesa della Beata Vergine di Capo colonna soprattutto in occasione della festa che si celebra ogni anno la terza domenica di maggio e che attira sul promontorio migliaia di fedeli». Ma, si legge ancora, bisogna considerare «scelte alternative». Soprattutto dopo la «scoperta del foro romano», che viene definito dagli ispettori come «una delle più importanti novità dal punto di vista storico e archeologico in Magna Grecia negli ultimi anni».

I tecnini invitano a suggeriscono di privilegiare soluzioni alternative al cemento sul foro romano, come le passerelle o le pedane mobili

Non solo. Secondo gli ispettori, motivare la colata di cemento sul foro con lo stato di cattiva conservazione dei resti non regge. «Le strutture rinvenute», scrivono, «non sembrano evidenziare uno stato di conservazione del tutto differente o peggiore rispetto a quelle già rinvenute in diversi settori del parco archeologico». Per cui «non pare ragionevole esporre alla pubblica fruizione le une sì e le altre no». «Opportuni interventi di consolidamento e restauro uniti a interventi di manutenzione ordinaria che si ritiene siano previsti nell’ambito della gestione di un parco archeologico di particolare rilevanza, sembrano pertanto sufficienti a garantire adeguati livelli di conservazione del complesso analogamente a quanto avviene per altri monumenti presenti nell’area». Dunque, la colata di cemento non è l’unica soluzione così come sostenuto dal ministero. 

E aggiungono: «Per quanto non siano prive di fondamento le ragioni pratiche e funzionali che hanno suggerito alla Soprintendenza l’elaborazione del progetto in corso di realizzazione, nondimeno è da escludersi la possibilità di soluzioni alternative tali da consentire la compatibilità delle esigenze di conservazione e valorizzazione del contesto archeologico e l’utilizzo dell’area, che non può sensatamente essere messo in discussione, in connessione alle esigenze dei fedeli». I suggerimenti che gli ispettori avanzano sono o la costruzione passerelle, come quelle già usate nel resto del parco, o la progettazione di una copertura dell’area su pedane mobili. E chiudono: «In ogni caso si suggerisce di concentrare le risorse professionali ed economiche proprio nella direzione di soluzioni diverse rispetto a quella finora seguita dalla Soprintendenza archeologica». Soluzioni diverse che, a quanto pare, il ministero non avrebbe intenzione di contemplare. Nonostante la relazione dei suoi stessi ispettori dica, nero su bianco, che non è consigliabile coprire di cemento armato i resti di un foro romano nel bel mezzo di un parco archeologico. Intanto, quello che si sa è che la procura di Crotone, dopo diverse segnalazioni, ha aperto un fascicolo d’indagine sul caso. 

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter