È l’attore più pagato di Hollywood (lo è stato sia nel 2013 che nel 2014). Ha recitato per la prima volta in un film a 5 anni, interpretando un cucciolo di cane. È stato amico di infanzia di Moby e ha fatto avanti e indietro dai centri rehab e dalle caserme di polizia per un paio di decadi. Porta con disinvoltura la vestaglia, meglio se accompagnata da una sigaretta, e nel 2001 è stato protagonista del video I Want Love di Elton John.
Robert Downey jr. è uno degli attori più celebri e amati del panorama hollywoodiano, oltre che uno dei più redivivi. Se John Travolta ha avuto il suo grande ritorno (uno dei migliori della storia del cinema) con Pulp Fiction e Mickey Rourke ha avuto il suo, altrettanto epico, con The Wrestler, le rinascite di Robert Downey Jr. quasi non si contano.
I suoi successi, come i momenti di sbandamento, devono molto all’impronta paterna. Dal padre ha preso moltissimo, a cominciare dai grandi occhi liquidi, con le sopracciglia mobili e perfettamente delineate. Robert Downey Sr., regista underground, è un papà importante, quasi ingombrante. Lo inizia al cinema (a 5 anni, con il primo ruolo in Pound) e alle droghe leggere (a 8, con la prima canna); e lo accompagna in giro per il Village con addosso una maglietta di Superman. Anche la comicità connaturata, l’ironia latente, quel leggero ghigno a fior di labbra è, a quanto dice Robert stesso, un retaggio familiare: «Il merito è della mia famiglia. Mio padre era solito giocare a poker con gli amici la sera tardi e dalla mia cameretta potevo sentire le loro risate, perché è un tipo molto spiritoso. Poteva succedere che mia madre entrasse nella stanza e dicesse una battuta che faceva ridere tutti. Anche nei momenti peggiori, quando le cose andavano storte, almeno c’era quello, il senso dell’umorismo».
Gli esordi: i teen movie anni ‘80
Robert Downey Jr nasce a Manhattan il 4 aprile 1965. Si autodefinisce “mezzo ebreo”, il padre infatti è ebreo di origini irlandesi (il vero cognome era Elias), mentre la madre, Elsie Ford, è tedesca con ascendenze scozzesi. Dopo il divorzio dei genitori Robert si trasferisce con il padre in California ma a 17 anni lascia la scuola per tornare a New York e intraprendere la carriera di attore. Lo sguardo furbo e il sorriso ammiccante fanno di lui un ottimo scavezzacollo da teen movie anni ’80: lavora con il maestro della teen comedy John Hughes in La donna esplosiva e nel 1987 ottiene il suo primo ruolo da protagonista in Ehi… ci stai?, a fianco della “bella in rosa” Molly Ringwald. Seguono altri film dal taglio giovanile, come il drammatico Al di là di tutti i limiti (1987) e il teen-movie La grande promessa (1988), in cui recita anche una giovanissima Uma Thurman.
I suoi successi, come i momenti di sbandamento, devono molto all’impronta paterna
Charlot (Chaplin) : la consacrazione
Nei primi anni ‘90 viene scelto per interpretare niente meno che Charlie Chaplin, in virtù di una vaga somiglianza, ma soprattutto, io credo, per quegli occhi marroni così grandi ed espressivi da risultare eloquenti anche all’epoca del muto. Per l’occasione Robert allena la mimica facciale e soprattutto la fisicità, accentuando la propria naturale vivacità e i movimenti scattanti fino a padroneggiare a un buon livello (l’originale credo sia inarrivabile) la premiata arte della slapstick comedy. Il film di Richard Attenborough sulla vita di Charlie Chaplin è un biopic estremamente romanzato, in cui Geraldine Chaplin interpreta la propria nonna mentre Anthony Hopkins recita nel ruolo dell’unico personaggio completamente inventato: l’anziano editore George Hayden. Biografia un po’ accademica, che tende a privilegiare la vita amorosa rispetto alle traversie artistiche e politiche, ma dalla quale Robert Downey Jr. esce come star incontrastata. L’interpretazione gli vale la nomination agli Oscar, ma era il 1992, e la statuetta andò ad Al Pacino per Scent of a Woman.
Bill Bush – America Oggi (Short Cuts)
Nel 1993 il 28enne Robert Downey Jr. entra nello straordinario cast del film corale di un altro Robert: Altman, che con America Oggi, tratto da nove diversi racconti (più una poesia) di Raymond Carver, imbastisce il capitolo più riuscito della sua saga americana: una commedia umana amarissima che si apre con una squadra di elicotteri che spargono insetticida e termina con un terremoto. Nel mezzo tante storie che si intrecciano, tra cui quella di Bill, eccentrico aspirante truccatore, e della fidanzata Honey, che si godono abusivamente l’appartamento che una ricca famiglia ha dato loro in consegna per le ferie.
Tra vestaglie e boxer portati con la giacca, capiamo che Robert è sufficientemente eccentrico per risultare affascinante anche con abiti improbabili.
Wayne Gale – Assassini nati (Natural Born Killers) . Il soggetto era di Quentin Tarantino ma Oliver Stone e gli altri ne fecero qualcosa di talmente diverso dall’idea originale che Tarantino decise di abbandonare la baracca. Il film divenne comunque un cult, violento e lisergico. L’allucinata scorribanda on the road di una coppia di criminali è infatti l’occasione per un atto d’accusa contro la violenza dell’istituto familiare, la violenza delle forze dell’ordine e la violenza dei mass media. E su quest’ultimo punto che interviene il personaggio di Robert Downey Jr: a portare alla ribalta i due assassini, santificandoli come eroi popolari, è infatti il giornalista televisivo Wayne Gale, frizzante conduttore dell’eloquente rubrica American Maniacs.
Robert Downey Jr. può indossare anche il rosa ma sta meglio con i capelli scuri.
I processi e i ricoveri per abuso di sostanze stupefacenti si susseguivano a ritmo serrato dal ’96, ma nel ’99 le cose si fanno più serie e l’attore è costretto a scontare quasi un anno di reclusione
Larry Paul – Ally McBeal
Lasciare indietro Larry Paul di Ally McBeal soltanto perché si tratta di una serie tv – appartenente poi a un’epoca in cui le serie tv non erano ancora in competizione con il grande cinema – sarebbe del tutto imperdonabile. Innanzitutto perché il personaggio ha probabilmente salvato la serie, e in secondo luogo perché i primi anni 2000 hanno costituito ben due spartiacque importanti nella vita dell’attore. I processi e i ricoveri per abuso di sostanze stupefacenti si susseguivano a ritmo serrato dal ’96, ma nel ’99 le cose si fanno più serie e l’attore è costretto a scontare quasi un anno di reclusione in una struttura detentiva specializzata nel recupero della tossicodipendenza. Poco dopo il suo rilascio su cauzione entra nel cast di Ally McBeal: il ruolo brillante di avvocato bello ed eccentrico gli è congeniale, l’audience aumenta, Robert vince un Golden Globe, ma nuovi reiterati arresti convincono la produzione a estrometterlo dal cast. Quando anche la moglie Deborah Falconer lo lascia, è l’amico Mel Gibson, collega sul set di Air America, ad aiutarlo a tornare in carreggiata, insistendo per averlo come protagonista del musical The Singing Detective. D’altra parte uno dei migliori lasciti di Robert in Ally McBeal è proprio di natura canterina. Si parla ovviamente del duetto con Sting.
https://www.youtube.com/watch?v=WO_sakIdUjw
Harry Lockhart – Kiss Kiss Bang Bang (2005)
Il cinema lo accoglie di nuovo con Kiss Kiss Bang Bang diretto da un altro grande desaparecido di Hollywood, lo sceneggiatore più pagato degli anni ’80, Shane Black di Arma Letale.
Segue, l’anno successivo, il personaggio di Dito Montiel inGuida per riconoscere i tuoi santi. Il film non è nulla di che: diretto da Dito Montiel su sceneggiatura di Dito Montiel tratta da un soggetto di Dito Montiel (ovvero il romanzo autobiografico dello stesso) è uno di quei casi – in realtà assai frequenti – in cui le vicende autobiografiche risultano più artificiose della finzione. Tutto troppo canonico: l’amore idealizzato dell’adolescenza, il miglior amico sbandato, l’amico low profile che fa una brutta fine. Carino il contesto: il sobborgo di Astoria nel Queens che fa sfondo alle vicende dei protagonisti.
Paul Avery – Zodiac Nel 2007 Robert Downey Jr torna a interpretare un giornalista nel bel film di David Fincher Zodiac, basato sulla vicenda reale di un serial killer statunitense degli anni ’60 e ’70. Paul Avery è un arrogante avvinazzato cronista del San Francisco Chronicle che indaga sulla vicenda. È brillante ma la dipendenza da alcol tende a fargli sprecare il proprio talento: non sorprende che Robert risulti tanto credibile nella parte.
Tony Stark – Iron man
Ormai tornato saldamente in sella, a partire dal 2008 entra nel redditizio mondo dei super eroi, con la serie di Iron Man e The Advengers . Secondo il regista di Iron Man 1 e 2 Jon Favreau non è stato semplice convincere la produzione a puntare su di lui per la parte di Tony Stark, a causa dell’eccessiva popolarità dell’attore, che rischiava di eclissare un personaggio in realtà non troppo conosciuto: «Voglio dire, Robert è più grande di Iron Man. Nessuno sa chi è Iron Man mentre tutti sanno chi è Robert Downey Jr. Negli Stati Uniti questo specifico fumetto della Marvel lo conoscono in pochi. Si è trattata di una sfida grandissima introdurre questo personaggio nel panorama cinematografico che ormai pullula di supereroi. Scegliendo lui sapevo che il film sarebbe stato speciale. Nello scommettere su di lui ho voluto fare la stessa cosa che ha fatto la produzione dei Pirati dei Caraibi scegliendo Johnny Depp come star della saga».
Kirk Lazarus – Tropic Thunder
Nel frattempo arriva la seconda nomination agli Oscar (come attore non protagonista) grazie al buffo ruolo di un attore maniacale in Tropic Thunder diBen Stiller. Robert interpreta un attore bianco che interpreta un attore nero in un bizzarro gioco di metacinema che poteva davvero rivelarsi una catastrofe imbarazzante e che invece risulta divertente e sorprendentemente credibile. Sempre in contemporanea con le saghe Marvel, stabilizza il suo status di star da botteghino con Sherlock Holmes di Guy Ritchie, in coppia con Jude Law. Un personaggio così idiosincratico come il detective di Conan Doyle gli permette di valorizzare l’espressione un po’ maniaca che gli riesce tanto bene e i suoi movimenti sincopati.
E oggi? Be’, oggi che compie cinquant’anni – nei quali ha collezionato con la stessa disinvoltura interpretazioni brillanti e arresti pittoreschi – Robert Downey Jr sembra avviarsi a una nuova fase più matura e quieta della sua carriera. Dopo anni in cui si è dato da fare per essere una scheggia impazzita nel cuore dello star system e dopo aver sventato la sorte sfortunata di tanti enfant prodige ribelli di Hollywood, la situazione sembra essersi finalmente assestata: tre figli, un trono consolidato nell’Olimpo della star, un ruolo iconico da supereroe. Certo, stando a Iñárritu ruoli di questo genere a lungo andare stancano e si cerca redenzione e sollievo nel teatro indipendente. Ma questo è tutto da vedere, anche se a ben guardare è proprio dal teatro indipendente che tutto è cominciato, con Robert Downey Sr.