Dopo esser passati per curriculum, colloquio, stage e contratti, Domani Lavoro. 10 domande e 10 risposte per trovare un’occupazione (e tenersela), la guida al lavoro de Linkiesta e Adapt, si spinge un po’ più in là. E dedica la sua settima puntata al tema pensioni. Che se è vero che per chi è entrato da poco nel mercato del lavoro manca ancora tanto, è anche vero che è meglio capirci qualcosa in più già ora e agire in per tempo. Ecco un ABC su come funziona il sistema pensionistico italiano e le tattiche da adottare.
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Partiamo dalle basi: come funziona il sistema pensionistico italiano?
Nel sistema pensionistico italiano esistono al momento sistemi differenti. I pensionati e pensionandi con il calcolo retributivo della pensione (l’assegno mensile è una proporzione dell’ultimo stipendio ricevuto o della media dell’ultimo decennio prima della pensione), i futuri pensionati con il calcolo contributivo pieno (coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1995 riceveranno un trattamento pensionistico proporzionale alla quantità di contributi versati), i futuri pensionati con sistema misto, caratterizzato da una serie di anni conteggiati col retributivo e altri con il contributivo.
Dal 2012, dopo la riforma Fornero, il sistema contributivo è stato imposto a tutti, sebbene non retroattivamente. Ad oggi quindi esistono due sistemi, quello contributivo e quello misto.
Dal 2012, dopo la riforma Fornero, il sistema contributivo è stato imposto a tutti, sebbene non retroattivamente. Ad oggi quindi esistono due sistemi, quello contributivo e quello misto
Chi paga i miei contributi? Dipende dal contratto che ho?
Per il lavoratore dipendente i contributi sono in maggioranza versati dal datore di lavoro, sebbene vi sia una quota comunque a carico del lavoratore.
I lavoratori autonomi si pagano invece interamente i contributi, seppure con aliquota minore perché aderiscono alla gestione separata dell’Inps e non alla gestione ordinaria. Tra questi però commercianti e coltivatori hanno le loro gestioni nell’Inps.
Le pensioni dei professionisti ordinistici non sono a carico dell’Inps ma della propria cassa privatizzata, di natura privata sebbene in tutto e per tutto cassa di primo pilastro (pensione obbligatoria, non complementare).
Esistono diversi enti previdenziali? Quali sono?
Oggi l’Inps ha accorpato tutti gli enti pensionistici tranne le casse specifiche per alcune categorie di professionisti (giornalisti, notai, avvocati, commercialisti, geometri, ingegneri, architetti, infermieri, chimici, agronomi, forestali, geologi). All’interno dell’Inps si trova anche la Gestione separata a cui si iscrivono i lavoratori autonomi non iscritti alle casse professionali, i parasubordinati e altre figure (per esempio assegnisti di ricerca e dottorandi). Anche l’Inail ha oggi incorporato gli enti minori che si occupavano di infortuni.
E se sono un lavoratore autonomo? Devo versare io i miei contributi? Costano tanto?
Sì, mentre i contributi del lavoratore dipendente vengono versati dal datore di lavoro, il lavoratore autonomo deve versare da solo i suoi contributi. I contributi obbligatori devono essere versati entro termini e con modallità che dipendono dall’ente previdenziali al quale si è iscritti. Anche le aliquote variano in base alla cassa di appartenenza. L’aliquota per i lavoratori autonomi classici arriverà a regime al 25 per cento.
Mentre i contributi del lavoratore dipendente vengono versati dal datore di lavoro, il lavoratore autonomo deve versare da solo i suoi contributi
Se faccio diversi lavori come si calcolerà poi la pensione?
In questi casi si deve procedere alla ricongiunzione o la totalizzazione dei contributi, la prima onerosa la seconda gratuita, ma aggravata da condizioni. Chi poi oltre al lavoro dipendente svolge un’attività professionale regolamentata (chi è quindi iscritto a un ordine) deve conferire anche un contributo minimo alla cassa di appartenenza ed è esentato dall’iscrizione alla gestione separata. Altrimenti è obbligatorio iscriversi alla Gestione separata Inps e provvedere anche al versamento del cosiddetto “contributo proporzionale”.
A che cosa servono i fondi pensione? Conviene avere una pensione integrativa?
I fondi pensione servono a creare una seconda rendita rispetto a quella spettante con la previdenza obbligatoria: la pensione. Il reddito che molti otterranno da questa sarà infatti più basso di quello conseguito negli anni di attività lavorativa, per cui in molti stanno iniziando a investire in questo tipo di fondi in vista del futuro. Si tratta di una scelta libera e personale, ma bisogna tenere presente che la contribuzione avviene durante l’attività lavorativa mentre l’integrazione solo una volta maturati i requisiti per la pensione. Va detto inoltre che questi i fondi hanno un’autorità di vigilanza apposita, la Covip, sono meno tassati e non è possibile disinvestire in qualsiasi momento, ma solo una volta raggiunto il pensionamento. Considerando che il reddito che si otterrà dalla pensione rischia di essere troppo basso, avere una pensione integrativa conviene. Se fino a non molti anni fa la copertura del sistema previdenziale pubblico si poteva dire buona, oggi sta attraversando una fase di trasformazione dettata non solo dalla contingenza economica, ma anche dall’aumento del numero dei pensionati rispetto a quello delle persone in attività lavorativa.
Secondo una ricerca condotta dal Censis, il 65% dei giovani percepisce uno stipendio medio di circa mille euro mensili e in futuro avrà una pensione con un reddito ancora inferiore
Perché si dice che i giovani di oggi non avranno in futuro una pensione?
Secondo una ricerca condotta dal Censis, il 65% dei giovani percepisce uno stipendio medio di circa mille euro mensili e in futuro avrà una pensione con un reddito ancora inferiore. Il problema si ritrova nel nuovo sistema pensionistico rapportato alla posizione lavorativa: la loro pensione dipenderà dalla capacità che avranno di versare contributi. Stiamo parlando però della generazione che riesce a fatica a entrare nel mondo del lavoro, che ha impieghi a intermittenza con retribuzioni basse e che in molti casi lavora in nero. La logica è questa: più tardi e meno lavori, meno contributi versi e più bassa sarà la tua pensione.
È vero che le pensioni oggi costano troppo al welfare italiano?
Sì, le pensioni ci “costano” davvero troppo: l’Italia ha, accanto alla Grecia, la spesa pensionistica più alta d’Europa. Per rendere l’idea: ogni dieci euro di spesa pubblica, ne destiniamo 3,2 alle pensioni (Rapporto Ocse 2014 sui sistemi pensionistici).
Le pensioni ci “costano” davvero troppo: l’Italia ha, accanto alla Grecia, la spesa pensionistica più alta d’Europa. Ogni dieci euro di spesa pubblica, ne destiniamo 3,2 alle pensioni
Come faccio a calcolare la mia pensione?
La pensione si calcola in base all’anzianità contributiva maturata, ossia in base ai contributi versati durante l’intera vita lavorativa. Prima della riforma Monti-Fornero del 2012 veniva calcolata secondo il sistema retributivo, ossia tenendo conto della medie delle retribuzioni percepite negli ultimi anni dell’attività lavorativa. Nello specifico, una volta maturati i requisiti previsti per andare in pensione, per calcolarla occorre moltiplicare il montante contributivo individuale (il capitale che il lavoratore ha accumulato nel corso della vita lavorativa) per il coefficiente di trasformazione relativo all’età del lavoratore alla data di decorrenza della pensione.
Che cos’è la busta arancione?
La busta arancione è un nuovo documento dell’Inps che permetterà ai lavoratori di stimare in anticipo la pensione che riceveranno durante la vecchiaia. Secondo le previsioni, la prima simulazione dovrebbe partire nel prossimo mese di maggio con un servizio che si chiamerà “la Tua Pensione”. Va comunque fatto presente che conterrà delle semplici stime basate sulle variabili capaci di influenzare l’importo della futura pensione. L’intento dell’Inps è quello di fornire ai lavoratori il proprio stato contributivo in corso d’opera in modo tale da permetter loro di averne cognizione e, ad esempio, decidere se attivare fondi pensione o iniziare a metter da parte risparmi.