Come la pensano gli italiani lo si può comprendere anche dalle lettere ai giornali. C’è un sito, in Italia, che, quotidianamente, pubblica le lettere più interessanti, www.carodirettore.eu, nato per iniziativa dell’Azienda di soggiorno e turismo di Bolzano. Linkiesta ne propone qualcuna, rimandando al sito i lettori che vorranno avere un panorama ancora più vasto di ciò che gli italiani scrivono ai giornali, quotidiani e periodici.
Repubblica 15 aprile
La Turchia faccia con gli armeni come la Germania con l’Olocausto
Come tanti cittadini italiani, non comprendo la reazione agitata del governo turco alla rievocazione del genocidio armeno, citato da Papa Francesco in occasione dei centesimo anniversario di quel tragico evento. Purtroppo, la storia — anche quando non fa piacere — rimane con il suo carico di orrori. E a nulla vale imporre una censura della memoria o — persino — rendere reato pronunciare la parola «genocidio». Molto meglio sarebbe per le autorità turche ammettere ed elaborare la disumana, pianificata persecuzione di oltre un milione di donne, uomini e bambini armeni, perché questo è l’unico modo per superarla. Come ha fatto la Germania con l’Olocausto. Come amico del popolo turco, mi auguro che la Turchia rimargini con il balsamo della verità questa sua antica ferita infettata dall’orgoglio. E possa finalmente uscire dal negazionismo di Stato, facendo di questa tragedia un elemento di consapevolezza, per il rispetto di ogni minoranza.
Massimo Marnetto, [email protected]
Ho accettato di diventare una “testa di legno” perché essere onesti non paga
Così sono diventato una “testa di legno”
Sono un geometra disoccupato di 61 anni, licenziato dall’Azienda dove lavoravo dopo che questa è stata coinvolta in inchieste della magistratura. Ero un dirigente che si occupava dell’intero patrimonio immobiliare societario con assoluta onestà e correttezza per 30 anni e in cantieri di mezzo mondo. Non sono mai stato coinvolto o sfiorato da indagini. Forte delle mie competenze ho cominciato a trasmettere candidature spontanee ad aziende del settore. Con le quattro trasmesse ieri sera, sono 1.712 le candidature inviate senza avere risposta. Dopo un anno in cui ho usufruito dell’indennità di disoccupazione (900 euro al mese) da diversi mesi senza reddito alcuno e senza speranze di accedere alla pensione prima dei 67 anni ho detto basta. Così ho accettato un posto di lavoro propostomi da un imprenditore “borderline” già noto per business ed iniziative speculative ai limiti della legge. Mi ha proposto di fargli da scudo (testa di legno) nei confronti di eventuali problemi, assicurandomi assistenza nel caso (anche nel suo interesse) di problemi con la giustizia. Ho scelto di mettere da parte la mia morale personale e professionale per salvaguardare la mia famiglia da sicuri estremi futuri disagi, da un futuro buio e senza speranze.
Lettera firmata
La lotta all’evasione e il ruolo fondamentale dei Comuni
Mi chiedo perché lo Stato non utilizzi i comuni per individuare criteri sui quali proporre a professionisti, artigiani, commercianti denunce dei redditi personalizzate. Hai una gioielleria in centro città, paghi diecimila euro al mese di affitto, hai quattro dipendenti? Non puoi guadagnare meno di duecentomila euro all’anno. Sei un parrucchiere per signora che riceve venti clienti al giorno? Non puoi guadagnare meno di tot. Se sei d’accordo, su questo reddito ti faccio pagare le tasse. Se non sei d’accordo contesta ma sappi che l’accertamento è obbligatorio.
Guariente Guarienti, [email protected]
La Stampa 15 aprile
Rispolveriamo l’evergetismo
Si chiama evergetismo, è una virtù etica praticata in età ellenistica e romana e vuol dire che un privato ricco elargisce, regala alla comunità “doni” come ristrutturazione di strade, ponti, edifici, teatri. In un momento in cui il Comune di Torino non riesce neanche più a colmare le buche terzomondiste delle nostre strade, perché il signor Sindaco non coinvolge i nostri concittadini ultra ricchi perché regalino alla città la ristrutturazione di fatiscenti edifici ex industriali, o Torino Esposizioni, Manifattura Tabacchi, Palazzo del Lavoro, caserma La Marmora, parco Michelotti, ecc.? Oltre alla fama eterna, una lapide celebrativa e, a futura richiesta, un epigramma funebre di celebrazione scritto dai loro uffici stampa, questi super ricchi potrebbero ottenere dal Comune intelligente dei vantaggi sotto forma di particolari sgravi fiscali ed altri incentivi economici. Durante l’impero romano era una prassi comune: molte opere architettoniche che ancora oggi possiamo ammirare sono il frutto di queste elargizioni. Mi domando: lo straricco, prima di coricarsi, gode di più a contare le centinaia di milioni di euro frutto della sua attività lavorativa, oppure a pensare che gli sono grati migliaia di concittadini che, grazie alla sua lungimirante munificenza, possono studiare, far sport, radunarsi, giocare e usufruire di utili servizi?
Claudio Alberto
Corriere della Sera 15 aprile
Spero che qualcuno paghi per il disastro siciliano
Vorrei rivolgermi a tutti coloro che con il loro ruolo politico, il loro egoismo e la loro incompetenza stanno permettendo alla nostra splendida (lo era un tempo) Sicilia di sprofondare nel baratro sociale, economico e strutturale. Ieri ho dovuto spiegare ai miei tre figli il perché, nel portarli a Caltanissetta per un incontro già programmato, abbia dovuto far loro digerire un’ora e 30 di tornanti ricchi di avvallamenti, frane e smottamenti, anziché percorrere l’autostrada. Per la spiegazione ho avuto tutto il tempo perché il tragitto Palermo-Caltanissetta in tutto è durato quasi tre ore: chi è deputato a occuparsi della manutenzione delle strade che stavamo percorrendo non si sa cosa faccia giornalmente per guadagnarsi lo stipendio. Dirigenti, funzionari, impiegati, operai, politici, burocrati, Anas, ministero, assessorati, governo regionale, governi nazionali, nel corso degli ultimi decenni si sono dimenticati di come la Sicilia sarebbe potuta divenire il fulcro di una ricrescita economica nazionale. Tutti sono indistintamente responsabili di quest’ultimo prevedibile scempio; andrebbero subito sostituiti con chi oggi si trova in giro per il mondo a prestare la propria opera, mentre qui dobbiamo continuare ad accettare l’incompetenza diffusa a tutti i livelli. Penso a tutta la serenità che mi occorrerà per affrontare lo stesso percorso quando mi troverò a doverlo nuovamente percorrere per lavoro. Ma almeno questa volta sarò solo e potrò inviare “benedizioni” a tutti. La speranza che devo trasmettere ai miei figli è che qualcuno, prima o poi, pagherà per tutto quello che sta accadendo in questo Paese.
Davide Candia, [email protected]m