Garanzia giovani, come sprecare 1,5 miliardi

Garanzia giovani, come sprecare 1,5 miliardi

Era il “tesoretto” dei giovani italiani: 1,5 miliardi del progetto europeo “Garanzia giovani” destinati ad attivare i Neet, i ragazzi che non studiano e non lavorano e che nel nostro Paese sono più di 2,2 milioni. Ma a quasi un anno dalla partenza, e con oltre il 60% delle risorse messe in campo, il pericolo è che quel tesoretto vada sprecato. Tanti gli stage offerti senza alcuna coerenza con i percorsi di studio dei ragazzi. Molti degli iscritti non vengono neanche contattati per un colloquio. E in tante regioni da oltre sei mesi i ragazzi aspettano il pagamento delle indennità dei tirocini in corso. Il tutto mentre la disoccupazione giovanile a febbraio 2015 è tornata a crescere al 42,6 per cento. 

“Quando un anno fa ho letto di Garanzia giovani, ho pensato che era una figata e mi sono iscritto subito. Le intenzioni sono bellissime, il problema è come vengono attuate”

La desolazione dei numeri

Dal 1 maggio 2014, quando la Garanzia giovani è partita, solo il 22,3% dei Neet italiani, circa 500mila, si è iscritto al portale. E solo la metà di loro, dopo tanta attesa, ha fatto il primo colloquio per la presa in carico da parte dei centri per l’impiego o delle agenzie per il lavoro accreditate. Ma a questo punto i numeri si riducono ancora di più: tra chi ha fatto il primo colloquio, solo 69.811 ragazzi hanno ricevuto proposte per stage e contratti di lavoro, pari al 13,9% degli iscritti. «Mi sono iscritto al portale della Garanzia giovani sei mesi fa, ma non sono mai stato contattato e non ho fatto ancora nessun colloquio», racconta Giorgio, 24 anni. Come lui, ce ne sono oltre 430mila in attesa di una chiamata.

E chi è stato inserito dopo il primo colloquio, non sempre lo ha fatto grazie agli uffici di collocamento. Molti, per non perdere tempo, il lavoro o il tirocinio da proporre a Garanzia giovani se lo sono cercati in autonomia. «Il tirocinio me lo sono trovata da sola», racconta Marta, «e poi l’ho proposto al centro per l’impiego. Molti invece trovano gli annunci su Internet e sui giornali, e poi sono le stesse aziende che dicono che per essere presi bisogna iscriversi a Garanzia giovani, in modo che riescano ad avere il bonus occupazionale».

“Sono laureato in biochimica e nel progetto Garanzia giovani mi è stato offerto un tirocinio come disossatore di prosciutti”

Offresi stage per usciere in uno studio medico

Anche perché le offerte che si trovano sul sito di Garanzia giovani lasciano spesso a desiderare. Un monitoraggio sulla qualità delle proposte, da parte del ministero del Lavoro, non esiste. Molti sono annunci riproposti dalle agenzie del lavoro. Pochissime le aziende che hanno inserito nuove offerte. E spesso si tratta di tirocini bizzarri: tirocinio per usciere di studio medico, tirocinio per addetto ai servizi di pulizia, tirocinio come segretario al ricevimento (tutti annunci pubblicati il 13 aprile 2015). E nella maggioranza dei casi, le proposte non hanno nulla a che fare con il percorso di studi. «Sono laureato in biochimica e mi è stato offerto un tirocinio come disossatore di prosciutti», racconta Giuseppe.

«Molti ragazzi non ci credono più e non si iscrivono», ha spiegato Michele Tiraboschi, direttore scientifico di Adapt, durante un convegno organizzato da Manpower sul tema. «Su un sito istituzionale ci deve essere un filtro alle proposte per renderle coerenti. La Garanzia giovani è un patto tra le istituzioni pubbliche e i giovani: che questo patto sia qualcosa di serio». Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, presente al convegno, ha difeso il progetto che «pur tra molte criticità, è la prima esperienza importante sul fronte delle politiche attive», ha detto. «La Garanzia giovani non ha come esito finale l’inserimento al lavoro. Il termine garanzia non è quello giusto: è più un impegno comune». Per migliorare la situazione, all’inizio dell’anno il governo è intervenuto anche con due decreti: uno per correggere il sistema di profilazione degli iscritti in modo da individuare percorsi individuali più coerenti, e l’altro per estendere il bonus occupazionale anche ai contratti a termine di durata inferiore a sei mesi e all’apprendistato professionalizzante. Ma ancora i risultati non si sono visti.

Le regioni arrancano

A occuparsi della Garanzia giovani sono le regioni, competenti (almeno finora) in materia di lavoro e politiche attive. Il miliardo e mezzo è stato distribuito in base alla percentuale dei disoccupati under 25, con picchi di 191 milioni in Campania, 178 in Sicilia e Lombardia, e 137 nel Lazio. Ma tutto dipende dai centri per l’impiego e molte regioni sono talmente in ritardo che non hanno ancora accreditato le agenzie per il lavoro private. In Sicilia, per fare un esempio, lo scorso 21 marzo si approvavano ancora le linee guida per l’accreditamento. Ma anche in regioni come la Lombardia, in testa per le politiche attive sul lavoro, su 41mila giovani iscritti solo 14mila sono stati presi in carico.

“Aspetto l’indennità dello stage di Garanzia giovani da 6 mesi. Per rimanere Neet, non posso fare nient’altro. A conti fatti guadagnavo di più quando facevo qualche lavoretto in nero”

La fetta più grande delle risorse, in base ai calcoli fatti da Isfol sui dati delle convenzioni stipulate tra ministero e Regioni, è stata destinata per stage (21,3%) e formazione (20,3%). Al bonus occupazionale è stato riservato il 13,5%, il 14,7% all’accompagnamento al lavoro, il 5,7% al sostegno all’autoimpiego. 

Stagisti senza rimborsi

E mentre c’è chi aspetta ancora di fare i colloqui, molti dei “fortunati” che hanno cominciato uno stage in azienda da mesi sono in attesa dei pagamenti delle indennità. Da Nord a Sud. «Ho cominciato il tirocinio in una azienda editoriale di Roma 5 mesi e mezzo fa», dice Mattia. «Sette ore al giorno per 5 giorni alla settimana e mai un rimborso». La Regione Lazio addossa la responsabilità all’Inps, l’Inps dà la colpa alla Regione Lazio. «Con la scusa della Garanzia giovani pensavo finalmente di poter fare quello che mi piaceva, senza continuare a fare il cameriere», racconta. «Conoscevo già questa azienda, così mi sono iscritto al portale, mi hanno chiamato per il colloquio e sono stato io stesso che ho proposto il tirocinio». Ma i 400 euro al mese di rimborso previsti dalla regione Lazio finora non si sono mai visti. «E per rimanere Neet, non posso fare nient’altro. Così sono costretto a chiedere prestiti. A conti fatti guadagnavo di più quando facevo qualche lavoretto in nero».

Anche Simone, 23 anni, si trova nella stessa situazione. «Quando un anno fa ho letto di Garanzia giovani, ho pensato che era una figata e mi sono iscritto subito», racconta. Con una specializzazione in produzione video, dematerializzazione e archivistica, il centro per l’impiego di Roma dopo cinque mesi di attesa non trova niente che faccia al caso suo. «Quando sono arrivato lì», continua, «non sapevano dirmi quali fossero le aziende disponibili per il percorso di accompagnamento al lavoro e quali per quello di tirocinio. Quindi non potevo sapere se c’era un’azienda coerente con il mio percorso. Così mi sono buttato alla cieca sul tirocinio». Dopo un altro mese di attesa, il centro per l’impiego passa la pratica alle agenzie interinali. «Mi hanno dato una lista di agenzie, ma non sapevano dirmi neanche qui quali aziende fossero collegate a ciascuna agenzia. Così ho scelto di nuovo a caso».

Matteo Renzi: «I numeri della Garanzia giovani non sono quella botta di vita che ci aspettavamo. Non a caso, io ne parlo abbastanza poco»

Il risultato è stato un tirocinio di sei mesi in un supermercato come gastronomo, ad affettare e servire salumi e formaggi. «Facciamo anche questo, mi sono detto», racconta Simone. «Nel primo mese sono stato seguito visto che avevo a che fare con coltelli e affettatrici, poi l’azienda mi ha inserito nei turni per coprire i buchi e ha mandato i dipendenti a smaltire le ferie. Tanto c’ero io che lavoravo gratis». Anche Simone, in cinque mesi, non ha mai visto i 400 euro di indennità.

Nel Lazio i tirocinanti della Garanzia giovani non pagati, circa una cinquantina, si sono riuniti nel gruppo Facebook “Garantiamoci un futuro” e hanno chiesto e ottenuto un incontro con la responsabile regionale. Situazioni simili si trovano anche in Abruzzo e nelle Marche.

Un business per le aziende più furbe?

Le offerte inserite dalle aziende sul portale sono nella maggior parte dei casi per contratti a tempo determinato (74%), seguito dal tempo indeterminato (12%) e tirocinio (8%). L’apprendistato, che dovrebbe essere il contratto principe per un progetto di questo tipo, rappresenta solo l’8 per cento. «È un grande business per le agenzie per il lavoro e per le aziende, soprattutto quelle più grandi, che risparmiano con la Garanzia giovani. Ogni sei mesi possono inserire gli stagisti nei contesti lavorativi godendo degli sgravi e senza alcuna regola sulle assunzioni», dicono i ragazzi di “Garantiamoci un futuro”. «Le intenzioni della Garanzia giovani sono bellissime, il problema è come vengono attuate».

Matteo Renzi, dal canto suo, di Garanzia giovani non parla. In un intervento all’Università Luiss ha spiegato che «i numeri della Garanzia giovani non sono quella botta di vita che ci aspettavamo, anzi che qualcuno si aspettava. Non a caso, io ne parlo abbastanza poco».

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