La risposta più sincera, se qualcuno chiedesse “quali sono le tue capacità?”, sarebbe il più delle volte “non lo so”. Una delle cose più difficili è proprio l’autoconsapevolezza, cioè riuscire a valutare in modo oggettivo non solo i propri limiti, ma ancora di più i propri meriti. Da un lato si fa per modestia, timidezza. Non si dice, sta male vantarsi. Dall’altro proprio perché, trattandosi di cose che si fanno senza sforzo, non le si considera nemmeno delle capacità.
Ebbene, questo articolo di Business Insider si propone di risolvere la questione, con un esercizio molto semplice, fatto di due passi: scrivere le cose che si sanno fare; creare dei collegamenti. Qui lo illustra molto bene, con tanto di esempi vari. Noi ci limitiamo a condivere, di fondo l’idea. E se si può arricchirla.
Secondo BI, per il primo passo consiste nel compilare i vari foglietti con un’idea/capacità. Senza umiltà, senza scrupoli: si è bravi a tagliare l’erba? Bene. Si organizzano feste bellissime? Scriverlo. Si è campioni nel sudoku? Be’, scrivere anche quello. Bisogna combattere anche la scarsa consapevolezza, per cui è bene buttare giù cose che si pensano ovvie: si trova sempre la strada giusta al primo colpo? Benissimo. Non si ha nessun problema a passare ore al telefono? Ottimo. Si riesce sempre a litigare e aggiustare le cose subito dopo? Non è da tutti.
Il secondo passo consiste nel trovare dei legami. Quale è il terreno comune di queste abilità? Si possono raggruppare? Ad esempio, possono essere “abilità che mi vengono naturali”, o “cose che dicono di me”, o “cose che mi frutterebbero molti soldi”. Si possono fare tutte le categorie che si vogliono. Se, appunto, si è bravissimi a organizzare feste e a passare ore al telefono, significa che la pianificazione non è un mistero e, al momento di cercare un lavoro, si cerchi di orientarsi verso questa direzione. Se, al contrario, vi viene benissimo passare ore al computer a fare calcoli o grafici, è meglio evitare incarichi che vi richiedono continui contatti con le persone. Non si va oltre il buon senso, dicendo questo.
Il punto in più è riuscire a lavorarci, con le carte compilate e i gruppi inventati. Serve, giorno dopo giorno, prendere confidenza con le cose che si sanno fare bene, approfondirle, espanderle, verificarle. Al tempo stesso, misurare la loro utilità in termini lavorativi, le possibili applicazioni, lasciare andare la fantasia. E, al tempo stesso, pensare a come spenderle nel lavoro che già si svolge, e magari fare carriera senza accorgersene. Se la situazione è disperata, allora è meglio trovarne uno nuovo. Ma con la consapevolezza che, da un’altra parte, si farà bene. Insomma, si andrà al massimo.