Quanti articoli, commenti, interventi avete letto in queste settimane sul ritorno del credito alle imprese, sulle intenzioni quasi bellicose delle banche di concedere più prestiti alle imprese? E poi non avete per caso sentito parlare degli effetti taumaturgici della politica monetaria della BCE di Draghi che si trasformano magicamente in nuovo credito all’economia?
In questo angolo della rete, dove si cerca sempre di spiegare seriamente e dare evidenze, sono già state fornite due spiegazioni del perché il credito tornerà molto lentamente, molto cautamente e molto asimmetricamente: la flebo di liquidità della BCE entra in circolazione molto lentamente e le banche hanno buone intenzioni verso solo un 30% delle imprese.
Adesso che sono usciti i dati della Banca d’Italia di febbraio le ipotesi si tramutano in realtà: il credito non sta tornando e le banche stanno ancora abbuffandosi di titoli di Stato. Questo dicono i numeri.
fonte: elaborazione su dati Bollettino Statistico Banca d’Italia
Dal gennaio 2014 il credito alle imprese è calato di altri 32 miliardi, dei quali 15 nella componente più delicata, quella a breve a termine (entro 12 mesi), quella con cui si finanziano le produzioni, si pagano stipendi e fornitori.
Nello stesso periodo i titoli di Stato nel portafoglio delle banche italiane sono aumentati di 40 miliardi.
Non doveva succedere il contrario? Come ce lo spiegheranno in ABI e i vertici delle banche così entusiasti nel preannunciare genericamente rubinetti aperti per i finanziamenti? Quanto occorre aspettare per ascoltare dichiarazioni più credibili?
Perché, detto pacatamente, ho l’impressione che le piccole imprese stiano perdendo la pazienza e non credano più a null’altro che al sudore della propria fronte.