L’Australia ha un problema con la droga di Breaking Bad

L’Australia ha un problema con la droga di Breaking Bad

Nel film Animal Kingdom, il bel debutto del regista australiano David Michôd sulla famiglia criminale dei Pettingill a Melbourne, due fratelli parlano in un supermercato della necessità di abbandonare le rapine. Un terzo fratello, dicono, sta facendo un sacco di soldi con il commercio di droga, che in un’altra scena si vede consegnare a un poliziotto corrotto della squadra anticrimine.

Il film è del 2010 e coglie, con questo dettaglio, un cambiamento nelle attività criminali australiane: il crescente commercio di droghe sintetiche come le metanfetamine, che tutto il mondo conosce per la serie TV Breaking Bad. Negli ultimi giorni, il problema è finito di nuovo sulle prime pagine e sta alimentando un dibattito nazionale.

Mercoledì 8 aprile il primo ministro australiano Tony Abbott ha annunciato l’istituzione di una task force nazionale per combattere la diffusione della metanfetamina, in particolare nella sua forma più pura: il crystal meth o ice, proprio quella che riesce a produrre, in Breaking Bad, l’occhialuto Walter White.

Il premier australiano Tony Abbott ha annunciato l’istituzione di una task force nazionale

Nella realtà, il problema dell’Australia non è nuovo e Abbott non ha risparmiato le parole forti. «Come cittadino e come genitore sono sconvolto da quello che sta succedendo nelle nostre strade e nelle nostre case», ha detto in conferenza stampa. «Questa è un’epidemia di droga che va molto oltre qualsiasi cosa abbiamo visto finora».

Pochi giorni fa, la commissione governativa sui fenomeni criminali (Australian Crime Commission, Acc) ha pubblicato un rapporto in cui si diceva che più del 60 per cento dei ricercati più pericolosi hanno a che fare con il commercio delle metanfetamine. È la prima grande indagine sul fenomeno in Australia (qui il testo completo), di cui i media del paese si stanno occupando molto.

La droga nella provincia

Di recente il network televisivo pubblico SBS ha dedicato il documentario Ice Towns alla diffusione del crystal meth non solo nelle grandi città, ma anche nei piccoli centri della sterminata provincia australiana. Uno degli aspetti sottolineati dal rapporto è che le organizzazioni criminali stanno portando la droga anche in aree in cui in precedenza non era presente.

Le organizzazioni coinvolte nel traffico provengono da oltre 50 paesi, «letteralmente da tutto il mondo» nelle parole del ministro della Giustizia Michael Keenan, con un ruolo importante per le gang di motociclisti. L’Australia sembra diventata l’isola di Tortuga, tra i motociclisti, gang messicane e statunitensi, persone provenienti dal Medio Oriente, dall’Europa orientale e dall’Africa – oltre a cinesi e vietnamiti.

Il prezzo delle metanfetamine in Australia è tra i più alti del mondo

È difficile, per adesso, quantificare gli effetti sociali e sulla sicurezza, ma un esempio recente viene dai controlli stradali antidroga: durante il fine settimana pasquale, 222 guidatori su 1300 fermati dalla polizia sono risultati positivi alle metanfetamine, alla cannabis o all’ecstasy.

L’epidemia delle metanfetamine

Il prezzo della droga in Australia, nota il rapporto dell’Acc, è tra i più alti del mondo, anche grazie all’attività di intercettazione dei carichi provenienti dall’estero da parte delle autorità. A novembre del 2014 è avvenuto a Sydney il sequestro di oltre 800 chilogrammi di ice, uno dei più grandi nella storia del paese, per il valore complessivo di 1,5 miliardi di dollari.

Al dettaglio, il prezzo di strada di un grammo nel paese è in media l’equivalente di 450 euro, secondo i dati dell’ufficio sulla droga e le attività criminali delle Nazioni Unite (Unodc), oltre tre volte il prezzo medio in Cina.

L’importazione e il commercio della droga nel paese sono quindi particolarmente attraenti e redditizi per le organizzazioni criminali e il fenomeno sta causando «danni indicibili» alla comunità, ha detto il capo dell’Acc Chris Dawson. «La nazione deve considerarlo un problema nazionale», ha aggiunto.

Quanto ai numeri, l’Australia è uno dei paesi del mondo in cui le metanfetamine sono più diffuse. Una ricerca governativa del 2013 ha concluso che il 7 per cento degli australiani con più di 14 anni ha fatto uso di anfetamine o metanfetamine almeno una volta nella vita, una cifra molto più alta rispetto agli Stati Uniti o al Regno Unito.

Anche se il numero assoluto degli utilizzatori è rimasto stabile rispetto al 2010, la diffusione della forma in cristalli è raddoppiata nello stesso periodo di tempo, fino a raggiungere il 50 per cento del totale. La ricerca ha anche concluso che la percentuale di utilizzatori giornalieri o settimanali è in forte aumento, «in particolare tra chi fa uso di ice».

Il crystal meth è arrivato in Australia intorno alla metà degli anni Duemila

L’Acc, da parte sua, ha stimato che 1,3 milioni di australiani abbiano fatto uso di metanfetamine – su 24 milioni di abitanti – e 400 mila solo negli ultimi dodici mesi.

Il crystal meth ha l’aspetto di piccoli cristalli di ghiaccio e viene solitamente fumata come il crack, ma può anche essere inalata o iniettata. Ha effetti simili al crack, ma questi durano molto più a lungo, fino a dodici ore. Dà facilmente dipendenza e il suo abuso crea gravi danni ai polmoni e ai reni.

È arrivato in Australia intorno alla metà degli anni Duemila e già lo scorso anno l’Acc aveva paragonato la sua diffusione all’epidemia di crack negli Stati Uniti nel corso degli anni Ottanta. Nel 2012-2013 sono stati identificati nel solo stato del Queensland 330 laboratori clandestini per la produzione di anfetamine e droghe simili.

A fine 2013 si parlò molto in Australia di uno studio che mostrava un incremento del 338%, tra giugno 2010 e giugno 2012, delle chiamate alle ambulanze di Melbourne per emergenze legate all’uso di crystal meth. Molti stati australiani hanno preso provvedimenti legislativi, inasprendo le pene per chi importa i materiali necessari alla produzione e nominando commissioni di inchiesta.

Il governo ha agito tardi?

«Le prove di questa crisi sono chiare da qualche tempo», ha scritto oggi il Sydney Morning Herald, uno dei principali quotidiani australiani, in un editoriale non firmato. Anche se la mossa del premier Abbott è benvenuta, il giornale si chiede come mai il governo abbia aspettato così tanto ad intervenire.

Alla fine degli anni Novanta, continua l’editoriale, le politiche messe in atto per contrastare la diffusione dell’eroina hanno avuto successo: stanze per iniezioni controllate, maggior disponibilità di metadone e azioni di polizia contro i rifornimenti di droga.

Ma programmi efficaci contro le metanfetamine non saranno così facili: i costi sociali rischiano di essere molto più alti, visto che «chi usa l’ice ha un’incidenza di psicosi straordinariamente alta e corre un rischio molto maggiore di soffrire danni fisici, emotivi e psicologici».

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