Armi, droga, pizzo, racket, intimidazioni, ma anche affari, sanità, gioco d’azzardo e politica. Tutto questo è la mafia in Lombardia. Dove parlare di ‘infiltrazione’ è già datato. Qui, chi indaga e chi si scontra parla di ‘colonizzazione’. Queste però non sono novità, come non sono novità inchieste, arresti e la presenza della mafie in terra padana, nella capitale del tessuto socio-economico del Paese. Si sa sempre troppo poco, anche perché le inchieste partono ovviamente dopo i reati, e la Lombardia sconta la facile penetrazione che le mafie ottengono all’interno dell’economia e della politica anche in città e cittadine apparentemente insospettabili. Così se ci sono zone più o meno calde, dove la cittadinanza non può rimanere indifferente davanti alle inchieste della magistratura, ci sono invece zone dove tanto deve ancora venire alla luce del sole, e altre dove invece la criminalità ha solo dormito per qualche tempo.
E di ‘cellule dormienti’ o di criminali ‘a riposo’, addirittura definiti ‘tranquilli’ si è scritto e documentato soprattutto nell’inchiesta Crimine-Infinito. Nella zona del pavese, per esempio, nel 1994 arrivò l’operazione denominata “I fiori della notte di San Vito”, che vedrà, tra gli altri, alcuni nomi che ricorrono nelle ultime inchieste dell’antimafia in Lombardia. Uno su tutti è quello stesso Pino Neri, oggi imputato a Milano per associazione a delinquere di stampo mafioso, che organizzò il noto summit di Paderno Dugnano.
Un punto di raccordo non da poco in una zona dove, nell’indifferenza, l’antimafia, e ovviamente prima la mafia, è arrivata altre volte: prima con l’operazione Pandora (2009), arrivata a sentenza lo scorso marzo che ha per la prima volta cristallizzato la presenza militare della ‘ndrangheta in provincia. Nello specifico sono stati condannati un imprenditore edile (a cui sono stati sequestrati anche beni per oltre un milione di euro) e il nipote, ritenuti vicini al clan dei Nicoscia, per anni egemoni anche nel milanese. Secondo i giudici proprio dalla Lombardia, più precisamente da Borgarello (l’ex sindaco Giovanni Valdes è stato coinvolto nell’operazione Crimine-Infinito e condannato in primo grado a 16 mesi con l’accusa di turbativa d’asta), sarebbero arrivate le armi al clan Nicoscia per sostenere la faida contro gli Arena a Isola Capo Rizzuto.
Intanto a Pavia arrivano anche due personaggi noti alle cronache per farsi curare in quelle strutture sanitarie che sono il fiore all’occhiello della città. Il primo è Francesco Pelle, conosciuto dalle forze dell’ordine e dagli ‘ndranghetisti come ‘Ciccio Pakistan’ considerato uomo di vertice della potente cosca Pelle-Vottari, il secondo si chiama Giuseppe Setola detto ‘o ciecato, boss della camorra. Ciccio Pakistan viene ricoverato alla clinica Maugeri di Pavia. Falso nome, Pasqualino Oppedisano, falsa cartella clinica, che nessuno contesterà, e impegnativa rivelatasi poi falsa di un medico di Serra San Bruno. Una sventagliata di un fucile a pallettoni durante la ‘faida di San Luca’ lo ha reso paraplegico, ma per la cartella clinica è stato l’investimento di un autoarticolato a impedirgli per sempre di camminare. Quando lo ricoverano Francesco Pelle è ricercato per la strage di Duisburg dell’agosto 2007, per cui viene condannato all’ergastolo. Gli inquirenti lo arresteranno il 18 settembre del 2008, successivamente alla trasmissione di alcune intercettazioni da parte della DEA statunitense al pm della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, Nicola Gratteri. Dalla camera della clinica, Pelle coordinava un traffico di stupefacenti con la Colombia. Quando arrivano gli uomini dell’Arma ad arrestarlo è più spaventato di trovarsi davanti la cosca rivale che alle forze dell’ordine.
Dopo quattro anni quel ricovero rimane un mezzo mistero. I fari si puntano su Carlo Chiriaco, direttore dell’Asl di Pavia, già condannato, poi prescritto dopo due rinvii, per estorsione nel 1991, mentre era direttore di presidio presso il Policlinico San Matteo. Chiriaco in passato ha già avuto rapporti con esponenti della ‘ndrangheta e il suo nome tornerà agli onori della cronaca quando viene arrestato nell’ambito della maxi-operazione “Crimine-Infinito” del luglio 2010 con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.
Tuttavia, i militari che hanno coordinato le indagini sul ricovero di Francesco Pelle presso la Maugeri, davanti ai giudici hanno chiaramente detto che chi ha oliato gli ingranaggi del ricovero di Ciccio Pakistan non è ancora assicurato alla giustizia. «Bisogna prendere atto – ha detto più volte l’avvocato di Carlo Chiriaco, Oliviero Mazza – quindi che a Pavia c’è qualcuno, che non è Chiriaco, che ha fatto ricoverare il latitante e che non è stato mai perseguito per questa vicenda». Dopo gli arresti del luglio 2010 si dispose una indagine prefettizia interna all’Asl pavese, i cui risultati furono secretati. Tra pochi giorni probabilmente si potrà conoscere il contenuto delle carte, che verranno assunte al processo in corso, facendo, forse un po’ di chiarezza in più, sia sulla posizione di Chiriaco, sia sul resto. All’interno della relazione, ci sarebbe infatti una parte dedicata proprio alla vicenda dei ricoveri in questione. Circostanze che, comunque, non dovrebbero basarsi solo sulle strutture pavesi.
Giuseppe Setola era invece, per la clinica pavese quasi cieco. Eppure nell’aprile 2008 fugge dagli arresti a Pavia, scende a Castel Volturno e con un commando uccide un gruppo di immigrati. In cinque mesi gli uomini di Setola, con Setola al comando, uccidono sedici persone. In provincia la ‘linea della palma’ si estende e risalendo si trova anche la zona di Vigevano, che già nei primi anni ’90 ha dovuto fare i conti con la cosca Valle dedita alle usure, oggi ras del gioco d’azzardo nel milanese insieme ai Lampada. La stessa cittadina più recentemente è stata travolta da una scia di sangue che ha lasciato quattro albanesi morti ammazzati, un ferito e una prostituta romena di 25 anni freddata pochi giorni fa con due colpi alla testa. Una delle piste seguite dagli inquirenti è quella della spartizione del racket della prostituzione. Senza dimenticare la testa di capretto fatta trovare fuori dallo stadio comunale e un continuo sacco edilizio in corso ormai da anni.
E se nelle puntate precedenti abbiamo puntato l’hinterland milanese, il varesotto e la zona del lecchese, qui andiamo, dopo il pavese, a Bergamo. Nel dicembre del 2009 viene arrestato don Tanino Fidanzati, trasferitosi da poco in quel di Parre, ma tra i latitanti più ricercati d’Italia. Stupore tra gli abitanti della zona e del sindaco, ma poco lontano negli anni ’90 veniva scoperta la più grande raffineria di eroina del Nord Italia. Anche qui tra movimento terra, appalti pubblici e privati ed edilizia la ‘ndrangheta ha buon gioco e quando è il caso avverte e minaccia.
Ma, dichiara il presidente della provincia Ettore Pirovano della Lega Nord, già sindaco di Caravaggio il 14 marzo del 2011, «io in provincia non ho mai visto una coppola». Se le coppole però non si vedono di certo hanno operato bene e alcuni sono stati anche rintracciati: nella sola Bergamo al 2008 risultavano indagati per reati connessi ad attività di stampo mafioso circa 500 persone. Secondo i dati del Ministero dell’Interno che Linkiesta ha potuto visionare, al 2010 risultano iscritti più di 600 procedimenti in tutto il Nord Italia, a carico di circa quattromila persone.
L’aeroporto di Orio al Serio, insieme agli altri tre aeroporti internazionali del Nord Italia è indicato come un crocevia di droga e armi, e in provincia sono una ventina i beni sequestrati ai clan, così come una dozzina di aziende sono state allontanate da cantieri della superstrada Bre.Be.Mi. per collusioni sospette con le mafie. Insomma qui le ‘coppole’ non ci sono come capo di abbigliamento, ma si danno da fare.
Così come a Brescia dove le operazioni Didone, ‘Nduia, Centauro e la più recente “Ticino” hanno svelato gli intrecci della criminalità organizzata in zona. Scrive la Direzione Nazionale Antimafia nell’ultimo report: «Alla presenza di tali gruppi è legato il fenomeno delle estorsioni ad alcune attività commerciali, in particolare locali notturni e dei recuperi crediti svolti facendo leva sulla forza di intimidazione derivante dall’appartenere alla criminalità meridionale. Tali gruppi criminali sono inoltre particolarmente attivi nel settore dell’edilizia ove svolgono anche l’attività di intermediazione abusiva di manodopera, attraverso cui riescono ad inserirsi nelle attività imprenditoriali e ad acquisire la gestione dei cantieri edili».
Senza poi contare le indagini che hanno portato gli inquirenti sulla pista della mafia russa nell’ambito di investigazioni sugli investimenti immobiliari in riva al lago di Garda, che ha visto come intermediari gli onnipresenti uomini della criminalità organizzata calabrese a fare da intermediari. Nel corso dell’ultima campagna elettorale prima delle elezioni per il Comune, proprio a Desenzano del Garda, ha destato qualche allarme la decisione di approvare in tutta fretta il Piano di Governo del Territorio a pochi giorni dalle elezioni. In proposito è intervenuto anche l’onorevole Fabio Granata, in zona per sostenere il candidato sindaco di Fli, «Non ho sentito neanche a Casal di Principe, paese d’origine del clan dei Casalesi, che si andasse ad approvare un Pgt alla vigilia del voto, quando un consiglio comunale dovrebbe fare solo ordinaria amministrazione. Gli atti di questo Piano saranno immediatamente acquisiti dalla Commissione antimafia e coinvolgerò direttamente il presidente della Commissione, Beppe Pisanu, sulla questione».
E nella Bassa lombarda, in quelle ‘tranquille’ zone tra Lodi, Cremona e Mantova? I settori che fanno gola sono sempre gli stessi: i rifiuti e le grandi opere. Nel lodigiano, tra Ospitaletto e Sant’Angelo aveva le sedi operative l’azienda “Italia ’90” con sede centrale a Palermo. Secondo gli investigatori questa azienda che raccoglie rifiuti nel lodigiano, nel cremonese e confina anche in Liguria è riconducibile a Luigi Abbate, detto Gino ‘u mitra, uomo di Cosa Nostra del mandamento palermitano di Porta Nuova (Palermo). L’azienda si faceva spazio a colpi di intimidazioni, avvertimenti ai concorrenti e prestanomi incensurati. Alla fine dell’operazione ad Abbate saranno sequestrati beni per 22milioni di euro.
Tra Mantova e Lodi gli avvertimenti arrivano, gli incendi dolosi ai danni di aziende, in particolare quelle i cui titolari sono di origini calabresi aumentano. Se gli elementi a disposizione non individuano cellule di ‘ndrangheta, quelli che gli inquirenti chiamano ‘reati spia’ sono in aumento, e la colonizzazione arriva anche qui. Il giro di Lombardia delle mafie non finisce sicuramente nelle descrizioni delle cronache e della magistratura. È un fenomeno in continuo cambiamento, che, soprattutto in periodi di crisi economica e sociale, riesce sempre a rastrellare consensi e corrompere a qualsiasi livello. Un occhio sempre aperto deve posarsi su tutte le città, soprattutto i centri di media dimensione, diventati grandi dormitori, e teatro di cementificazioni selvagge con migliaia di alloggi sfitti e strutture incomplete. Ed è all’interno degli stessi consigli comunali e uffici tecnici dei Comuni che spesso si annida la famosa ‘zona grigia’, pronta a mettersi a disposizioni e fare favori, così come, purtroppo, accade all’interno di Istituti di credito e società finanziarie.
La motivazioni della sentenza sulla ’ndrangheta in Lombardia
INDICE
99 – 137 – Le indagini e il riconoscimento della struttura criminale dell’associazione ‘ndrangheta “Lombardia
113 – 130 – I fatti d’intimidazione come espressione ed esercizio del metodo mafioso
131 -135 – Le riunioni di ‘ndrangheta: i summit a livello di “Lombardia” e a livello di locali, funerali e matrimoni
136 – 137 – Le armi nella disponibilità del sodalizio
138 – 781 – Le singole locali (Cellule criminali strutturate; nella lunga trattazione vengono descritte le singole locali e i reati contestati ai componenti delle locali stesse, ndr)
782 – 818 – Le posizioni riunite del procedimento cd. Tenacia
819 – 822 – Le parti civili
823 – 859 – La confisca dei beni in sequestro
860 – 905 – Dichiarazioni di condanna