Non si saprà mai se la persona dall’altra parte dello schermo sia reale o meno. In rete il numero dei bot, cioè programmi che fingono di essere persone è altissimo: una ricerca compiuta su almeno 20mila siti di tutti Paesi connessi ha mostrato che in rete, il 61% degli utenti è composto in realtà da programmi. Bot, appunto, che cercano – per varie ragioni – di mettere alla prova gli algoritmi di Internet. Spam, site scraper, impersonatori: le tipologie sono differenti, ma l’origine è sempre la stessa: informatica.
Non è una novità, sia chiaro. Chi nei primi anni del 2000 usava programmi di messaggistica (come Messenger, ad esempio) riceveva già inviti, messaggi, segnali da utenti sconosciuti e improbabili. Erano fake, lo si sapeva. Il fenomeno era meno sviluppato (ma anche la rete lo era) rispetto a oggi, e anche meno insidioso. Oggi si trovano su tutti gli altri social network, sono tantissimi e hanno assunto tipologie svariate. Le sempreverdi mail di spam, viste ora, fanno quasi tenerezza.
Del resto, come mostra questa infografica di GhostProxies solo nel passaggio dal 2012 al 2013 il numero di bot è aumentato del 21,5%. Una crescita esponenziale. È stata in quell’occasione che i bot hanno superato, di numero gli uomini, e continuano a farlo. Insomma, se Internet diventa sempre più parte della nostra esistenza, si direbbe che noi lo siamo sempre meno della sua.