«Anche se starnutire non ci piace, e non è certo piacevole, dovremo smettere di considerare l’allergia come una malattia. Starnutiamo per proteggerci» spiega alla BBC Ruslan Medzhitov, immunologo presso la Yale School of Medicine, che ha dedicato la maggior parte dei suoi studi al capire perché avvengono le allergie. «Il fatto che non ci piaccia starnutire è solo sfortuna: l’evoluzione non si preoccupa di come ci sentiamo». L’allergia insomma non è altro che una forma di difesa che il nostro organismo ha sviluppato nel corso dell’evoluzione per proteggersi da patogeni esterni potenzialmente pericolosi. Almeno stando alla teoria di Medzhitov, per cui le allergie ci forniscono una sorta di scudo invisibile. E in effetti, come spiega ancora l’immunologo, ogni reazione allergica del nostro organismo, dalla lacrimazione allo starnuto, è una reazione di “espulsione”.
Per dimostrarlo, o per lo meno per cercare di convincere parte degli studiosi che guardano con scetticismo la sua teoria, Medzhitov e il suo gruppo di ricerca, al momento sta portando avanti un altro esperimento: per due anni osserveranno il comportamento di topi normali e topi geneticamente modificati in modo da non poter produrre IgE, immunoglobuline responsabili delle allergie. Niente conseguenze da raffreddore da fieno, dovute al polline che arriva nei box degli animali, quindi, ma è tutto da vedere quali altre conseguenze si verificheranno senza questa sorta di difesa. «Incapaci di combattere il polline e altri allergeni, queste molecole tossiche saranno libere di penetrare nei loro corpi, e danneggiare organi e tessuti» spiega ancora l’immunologo.
Quando una di queste sentinelle incontra un allergene, prima di tutto lo avvolge e lo demolisce, dopodiché ricopre la sua superficie esterna con frammenti dell’”invasore”
La reazione allergica inizia quando un allergene atterra su una delle superfici del corpo, che sia la pelle, gli occhi, il naso, la bocca, o le vie respiratorie o intestinali. Queste superfici sono costantemente “sorvegliate” da cellule immunitarie che lavorano come sentinelle di confine. Quando una di queste sentinella incontra un allergene, prima di tutto lo avvolge e lo demolisce, dopodiché ricopre la sua superficie esterna con frammenti dell’”invasore”. In seguito la cellula dà il via a una serie di reazioni che producono un anticorpo chiamato immunoglobulina E o IgE, responsabile della risposta allergica del nostro organismo.
«Le IgE, prodotte in eccesso dal sistema immunitario del soggetto allergopatico, vanno a fissarsi a cellule infiammatorie, in particolare ai “mastociti”, che sono vere e proprie cellule “bomba”, in grado cioè di “esplodere” se si innesca la reazione allergica» spiega a Linkiesta Gennaro D’Amato, specialista in medicina e allergia respiratoria presso l’Ospedale A. Cardelli di Napoli. «Per fare un esempio, nell’apparato respiratorio – che è l’organo maggiormente coinvolto nelle reazioni allergiche – i mastociti sono presenti sulle mucose delle vie aeree con le IgE fissate su particolari recettori della membrana cellulare. Non appena l’allergene invasore, sia esso di tipo stagionale (per esempio quelli liberati dai pollini di Graminacee, Parietaria, Betulla o Olivo) che di tipo perenne (acari come i Dermatophagoides, forfora di gatto o cane ecc.) penetra con l’aria inalata nelle vie aeree, va ad interagire con questi anticorpi. Ne risulta una reazione antigene-anticorpi-IgE che va ad innescare una reazione esplosiva: i mastociti liberano vari tipi di mediatori chimici ad attività proinfiammatoria, che da una parte danno il via a un’infiammazione delle vie aeree e dall’altra hanno anche azione di richiamo di altre cellule infiammatorie. Anche queste una volta sul sito della reazione allergica amplificano gli effetti infiammatori, che si esprimono quindi clinicamente con starnuti, tosse, asma».
Le allergie possono mutare nel corso degli anni, possono sparire e poi tornare, regredire soprattutto nei bambini, o manifestarsi anche in età adulta, anche se non se n’era mai sofferto prima
Le allergie possono mutare nel corso degli anni, possono sparire e poi tornare, regredire soprattutto nei bambini, o manifestarsi anche in età adulta, anche se non se n’era mai sofferto prima. I motivi in grado di spiegare questi eventi, sono vari e non sempre a volte dovuti a stimoli ormonali altre a peculiarità anatomiche, come avviene alla pubertà con l’incremento del calibro bronchiale. Abitare in campagna o in città po’ in un certo senso fare la differenza. Le allergie indotte da pollini di piante allergeniche sono infatti più frequenti in città e meno in campagna al contrario di quanto si potrebbe pensare. Soprattutto a causa dell’inquinamento atmosferico, che favorisce l’insorgenza di crisi asmatiche. «È dimostrato infatti – continua D’Amato – che gli agenti dell’inquinamento urbano potenziano gli effetti degli allergeni, e favoriscono la loro penetrazione nelle vie aeree. Ne risulta che a soffrire di allergie sono soprattutto gli abitanti delle città e d’altra parte i periodi caratterizzati da sintomi clinici tendono a diventare sempre più lunghi, non limitati quindi al periodo di presenza atmosferica del polline allergenico. Le persone che vivono in campagna inoltre, sono soggetti a stimoli indotti da endotossine batteriche che portano a una risposta immunologia “più corretta” ed una meno frequente risposta allergica».
Non è un caso poi che negli ultimi tempi sempre più persone sembrano soffrire di allergie. Le malattie allergiche, infatti, sia quelle respiratorie che quelle da alimenti e da farmaci, stanno facendo registrare negli ultimi anni, soprattutto nel mondo occidentale, un notevole incremento di frequenza. Le allergopatie respiratorie costituiscono il risultato di una interazione tra fattori genetici ed ambientali, ma, dal momento che l’aumento di prevalenza è avvenuto nel giro di pochi anni, non è ipotizzabile che siano intervenute variazioni genetiche, mentre è più verosimile l’intervento di fattori ambientali, tra cui l’inquinamento atmosferico.
Una delle cause maggiori è il cosiddetto “stile di vita occidentale”, il vivere cioè per gran parte del giorno all’interno di ambienti sigillati ed inquinati frequentemente dal fumo di tabacco e da altri agenti chimici
«Una delle cause maggiori è sicuramente da identificare nel cosiddetto “stile di vita occidentale” – spiega ancora D’amato – il vivere cioè per gran parte del giorno all’interno di ambienti sigillati ed inquinati frequentemente dal fumo di tabacco e da altri agenti chimici, senza ricambio d’aria con l’esterno, ove si respira inoltre aria inquinata dagli scarichi del traffico veicolare. Un altro aspetto importante come fattore favorente l’incremento di questa patologia è poi il progressivo ridursi delle infezioni, soprattutto della prima infanzia. Si ritiene infatti che il sistema immunitario dell’uomo moderno, non più stimolato dagli agenti infettanti quali batteri e micobatteri, ma stimolato da numerose sostanze ad attività allergenica, per compensazione, invece di produrre anticorpi protettivi, produce le IgE, gli anticorpi che mediano appunto le reazioni allergiche».
Oggi esistono diversi farmaci in commercio in grado di aiutarci a gestire allergia e asma. Una delle novità riguarda le anti-IgE, anticorpi monoclonali che, iniettati per via sottocutanea, possono bloccare le IgE in circolo impedendo il loro legame alle cellule infiammatorie ed impedendo di conseguenza le reazioni allergiche. Si tratta di terapie particolari che saranno attive solo in pochi centri, come il Cardarelli, come spiega D’amato, che è stato uno dei pochi centri in Italia che ha abbondantemente sperimentato questo farmaco. Resta da vedere se bloccare le risposte allergiche sarà davvero un vantaggio, oppure no, come invece ipotizza Medzhitov.