Taccola«Se il giornalismo ha un futuro, ce l’ha partendo dal locale»

«Se il giornalismo ha un futuro, ce l’ha partendo dal locale»

«Se punta sulla qualità, il giornalismo locale ha la strada spianata». Parola di Ugo Savoia, per quattro anni alla guida della redazione di cronaca di Milano del Corriere della Sera, fino all’ottobre 2014, e dal 2002 al 2010 direttore del Corriere del Veneto. Nell’open talk di martedì 14 aprile, presso la redazione de Linkiesta, ha parlato con Martino Cervo, direttore del Cittadino di Monza e Brianza, delle prospettive dei giornali locali. Testate per vecchi, che volano troppo basso e sono diventati ininfluenti? Tutt’altro per Savoia. «Se il giornalismo ha un futuro, ce l’ha partendo dal locale – dice -. Se abiti a Milano o a Roma, le cose che succedono le puoi leggere anche sui giornali nazionali. Ma se abiti a Biassono, le cose o le leggi sul cartaceo o sul sito della testata locale o non te le dice nessuno. Non puoi prescindere da un’informazione locale ben fatta».

Martino Cervo: «Prima se una cosa non usciva sul Cittadino, non esisteva»

La realtà è però fatta di una concorrenza che si è fatta sempre maggiore, nonostante i soldi che girano siano sempre di meno. «Prima se una cosa non usciva sul Cittadino, non esisteva – dice Martino Cervo, che alla testata è arrivato da un semestre , provenendo da Libero -. Da 10-15 anni abbiamo la concorrenza di testate di un altro gruppo. Molti colleghi pensano che siano trash, ma penso che abbiano contribuito a svegliare tantissimo Il Cittadino. Poi è arrivata l’informazione solo su Internet, con un sito di cronaca locale che si è posizionato bene».

Quando questi giornali sono andati online, racconta Savoia, ci hanno messo troppo tempo a capire a che servisse un sito Internet. «Quando è nato il web, in molti hanno pensato che fosse un posto dove si potesse insaccare tutto quello che non entrava nel giornale cartaceo. È stato difficile far capire che era possibile fare qualcosa di diverso perché il cartaceo è molto vecchio. L’online ha provato a cambiarlo. In parte non c’è riuscito».

Il miraggio del citizen journalism

Cervo: «Da noi in Brianza sono fiorite un sacco di pagine Facebook, da cui traiamo spunto per 3-4 notizie alla settimana»

Anche per capire come usare i social network e rapportarsi con le pagine locali non è stato semplice. Ma oggi non se ne può prescindere. «Questi strumenti ti danno un grandissimo aiuto per avere il polso su una vicenda di cronaca. Da noi in Brianza sono fiorite moltissime pagine Facebook, da cui traiamo spunto per 3-4 notizie alla settimana. Questo è un lavoro che comporta marketing, per esempio per stringere accordi con chi cura le pagine Facebook locali».

Ugo Savoia: «Non ci credo al citizen journalism. Se mi mandano un video di un inseguimento, come faccio a capire chi è il cattivo e chi è il buono?»

Da qui a dire che il futuro dell’informazione locale online è il citizen journalism il passo è però lungo. «Non ci credo – taglia corto Savoia -. Se mi mandano un video di un inseguimento, come faccio a capire chi è il cattivo e chi è il buono? Non mi fido ciecamente di quello che mi dice una persona. Se è una segnalazione, ben venga. È qualcosa che c’è sempre stato. Ma se devo pubblicare, se non c’è la verifica dei giornalisti si rischia di abboccare a delle sciocchezze». Così come, nella visione di Savoia, i commenti non vanno presi troppo sul serio. «Dopo tre giorni i commenti alle rubriche degli opinionisti furono tolti. Erano per la maggior parte insulti e balle rilanciate senza alcun tipo di supporto reale». Cervo, classe 1981, è meno radicale: «Si sono moltiplicate le occasioni di contatto e commento. L’importante è che devi sempre verificare».

La cosa positiva dell’online è che, nei grandi giornali, sembra aver spinto i giornalisti a occuparsi maggiormente di cronaca locale. «La verità che per molti giornalisti l’informazione locale sulla carta non fa figo – dice Savoia – . Enzo Biagi raccontò che all’epoca del disastro della diossina di Seveso, gli inviati del Corriere della Sera non volevano andare nel paese, considerandolo un fatto di cronaca provinciale. Biagi disse che fu per quello che andò lui. L’online sta però cambiando le cose. Perché anche un articolo su un piccolo fatto di provincia può essere letto da tutto il mondo».

La provincia è fatta di persone (e pettegolezzi)

Savoia: «La provincia è ricca di notizie e di persone straordinarie. A Rovigo scatenammo un putiferio mettendo a nudo i personaggi» 

Ma come si racconta la provincia nel modo più efficace? Savoia non ha dubbi: puntando sulle storie delle persone, senza risparmiare spigolature. «Quando sono andato a dirigere il Corriere del Veneto – spiega – ho scoperto un ambiente straordinario. È ricco di notizie, di persone straordinarie. I giornali locali non consideravano questi aspetti». Rovigo, aggiunge, è stata la città-laboratorio perfetta per questo tipo di informazione. «Avevo conosciuto un personaggio noto che mi raccontava con dovizia di particolari pettegolezzi su tutti i protagonisti della provincia di Rovigo. Decisi di affidargli una rubrica con uno pseudonimo, in cui ogni settimana si mettevano a nudo i personaggi. In una provincia tranquilla, verde, non modernizzata, queste 20 righe scatenarono un putiferio, che ci portarono 2-300 copie in più a settimana».  Ma se questi pettegolezzi, fatti anche di storie di tradimenti, in una cittadina come Rovigo funzionano, a Milano non si potrebbe fare, «sarebbe visto con un significato politico di attacco a un gruppo dirigente».

Il direttore va in battaglia

Cervo: «Il direttore di un giornale locale può essere più potente di un sindaco. Ora la battaglia è per mantenere il Gp di Monza»

Un’altra strada che hanno i giornali locali per rimanere vivi è intestarsi delle battaglie. Per il Cittadino di Monza e della Brianza a lungo la madre delle campagne è stata per la costituzione dell’omonima Provincia. Battaglia che fu vinta nel 2004, in un momento in cui l’ente della provincia si stava sfaldando. «Il direttore di un giornale locale può essere più potente di un sindaco – dice Martino Cervo -.  L’ex direttore del Cittadino è stato alfiere della battaglia per la provincia, con Lega. L’ha vissuta come vittoria, ma il timing è stato pessimo». Oggi, aggiunge, la campagna è sul Gp di Monza, che l’anno prossimo rischia di essere sostituito. «Ecclestone vuole 30 milioni, o si fa accordo entro il 2016 o il Gp si fa da un’altra parte». Ma queste iniziative possono essere anche di carattere culturale, come una recente operazione che ha portato all’esposizione di un quadro di Caravaggio alla Villa Reale di Monza.

E a Milano?  «La battaglia è stata mirata su Expo – spiega Ugo Savoia -. Con tutti i dubbi che già 2-3 anni fa venivano a chi se ne occupava professionalmente. Non siamo stati Expo ottimisti in modo acritico, almeno finché me ne sono occupato io». «A Milano – aggiunge – o le cose da denunciare campagne sono fortissime o stancano tantissimo. O ottieni il risultato o devi mollare il tema».

Pochi soldi e giornalisti che scappano

Savoia: «Nell’editoria non c’è più un manager che ci metta la faccia. È tutto dato a consulenza esterna, anche a livelli di infantilismo»

Di certo i giornali locali non sono stati al riparo da una crisi della pubblicità che ha portato a un calo delle risorse del 57% dal 2007 a oggi. «È una guerra, in questa fase c’è da andare con il piattino in mano, la sfida è farlo senza abbassarsi le mutande», dice Cervo. «Non ti puoi permettere di fregartene. L’unica cosa da fare è inventarsi occasioni in cui c’è coinvolgimento di player grossi», come la mostra di Caravaggio già ricordata o una classifica delle imprese più grandi della zona. « Avere bravi giornalisti non basta – aggiunge – È cruciale aziende alle spalle che sanno fare l’editore».  

E di queste figure, secondo Savoia, non c’è più traccia. «Non c’è più un manager che ci metta la faccia. È tutto dato a consulenza esterna, anche a livelli di infantilismo. Questo perché non c’è nessuno che si prenda la responsabilità di fare un business plan e andarsene se non si realizza secondo le aspettative».

L’ultima grande sfida per i giornali locali è riuscire a trattenere i giornalisti collaboratori, visto che nella maggior parte dei casi ai compensi infimi si aggiunge una prospettiva di carriera quanto mai incerta. Per Cervo, che vive la realtà del giornalismo locale da sei mesi, «è cruciale che ci sia una possibilità di testare molte firme. C’è molta curiosità e diverse persone arrivano per stage, sostituzioni estive, o grazie ai rapporti con le scuole o i giornali degli oratori, che sono spesso molto ben fatti. I giornalisti più versatili sono quelli di 25-30 anni, che sanno fare tutto: articoli per il sito e per il cartaceo e servizi per la tv. Devi provare a trattenere chi hai avuto la pazienza di far crescere, ma il problema è che hai pochissimi mezzi per premiare il merito». 

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter