Nel 2014 il popolo dei fumatori ha consumato circa 5mila miliardi di sigarette: in ribasso i consumi nel Regno Unito, Australia e Brasile, mentre un boom si è registrato in Cina che dall’inizio degli anni ’80 ha visto un trend ininterrottamente in crescita per quanto riguardo il consumo di sigarette.
Come risulta dai dati raccolti nell’annuale edizione dell’ Atlante del Tabacco, che raccoglie i dati dell’American Cancer Society e della World Lung Foundation la stessa Cina e il sud Europa sono le zone col più alto tasso di sigarette procapite. I numeri non sono dovuti solo alla diffusione del fumo, ma in modo particolare a una più alta “densità”: qui a salire, rispetto ad altre zone del mondo è il numero di sigarette fumate in media da ogni fumatore al giorno. Uscendo dalla statistica significa che in questi Paesi è più alta la presenza di quelli che potremmo definire “fumatori forti”.
Impressionanti sono sempre i numeri della Cina dove nel 2013, con la media di 22 sigarette fumate al giorno per fumatore si è raggiunto il 50% in più delle sigarette fumate rispetto al 1986.
Per quanto riguarda la produzione di tabacco questa avviene in almeno 124 Paesi del mondo. nel 2012 la produzione totale è stata di circa 7,5milioni di tonnellate distribuite su quasi 4,3milioni di ettari di terreni agricoli, una superficie più grande dell’intera Svizzera. A oggi la Cina è il leader mondiale nella produzione di tabacco con 3,2 milioni di tonnellate di tabacco in foglia coltivati nel 2012.
Per quanto riguarda invece la dimensione economica, nel 2013 i ricavi dei sei maggiori compagnie del tabacco hanno toccato quota 44,1miliardi di dollari. Il fatturato delle principali aziende produttrici nel mondo (340miliardi di dollari) è superiore al Pil dell’intera Danimarca, il 34esimo più alto del mondo con 315,6miliardi di dollari. Con 95,2miliardi di fatturato la China National Tobacco Corporation è la maggiore compagnia al mondo, seguita dalla Philip Morris International (80miliardi) e dalla British American Tobacco.
La Cina si conferma anche il maggior produttore di sigarette contraffatte e immesse nel mercato illecito del fumo. Questo è dovuto, come ha spiegato a Linkiesta Francesco Calderoni, criminologo e ricercatore del gruppo TransCrime, in particolare a un massiccio piano di dismissione e rinnovamento dei macchinari nelle fabbriche dei produttori: le macchine dismesse sono andate a ingrossare le fabbriche regine della contraffazione.