Era il 28 aprile del 2012 quando il primo treno rosso Italo partiva da Milano Porta Garibaldi diretto a Napoli. Quasi tre anni dopo, i lavoratori di Ntv hanno proclamato il primo sciopero nazionale, previsto per il 10 aprile. Dopo che la società, alle prese con conti che non tornano e debiti che viaggiano invece ad alta velocità, ha avviato le procedure di licenziamento collettivo per 246 lavoratori, quasi il 25% dell’organico. Lo sciopero sarà di otto ore, dalle 10 alle 18, e non di 24 ore come stabilito in precedenza, su richiesta della Commissione di garanzia sullo sciopero.
Gli incontri tra i sindacati di categoria – Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti – e il nuovo amministratore delegato della compagnia Flavio Cattaneo vanno avanti da un mese. Al momento della sua nomina, Cattaneo aveva chiesto garanzie sul futuro dell’azienda e rassicurazioni sui livelli occupazionali. «Non ho mai mandato a casa un lavoratore nella mia carriera, non vorrei iniziare proprio ora», aveva detto ai suoi.
Ma i conti di Ntv sono tutt’altro che rose e fiori. Per la società fondata da Montezemolo, Della Valle, Punzo e Sciarrone, e partecipata tra gli altri anche da Intesa San Paolo (20%) e Generali (15%), il 2013 si è chiuso con 77,6 milioni di perdite, replicando le perdite da 77 milioni del 2012, per un totale di perdite cumulate dal 2011 pari a 190 milioni di euro. Il breakeven, non a caso, dal 2014 è stato spostato al 2016, anche se la società ha chiuso il 2013 con un fatturato di 239 milioni milioni, più del doppio dell’anno precedente (103 milioni). E anche i passeggeri sono in continua crescita, superando i 10 milioni nel 2014. Il problema sono i debiti, a quota 666 milioni, tra i prestiti bancari e l’acquisto in leasing della flotta delle automotrici a grande velocità (Agv) dalla francese Alstom (finanziato da Intesa). Tanto che la società, la scorsa estate, ha affidato a Lazard l’incarico della ristrutturazione del debito.
Nel corso degli incontri tenuti nel mese di marzo, i sindacati si erano detti disponibili a estendere i contratti di solidarietà, già esistenti viste le perdite della compagnia, dall’8 al 21% della forza lavoro per due anni. «Ma la società ha alzato l’asticella, con la richiesta ulteriore di bloccare ogni aumento del costo del lavoro per sette anni», raccontano dalla Filt Cgil. «Una decisione in contraddizione con i piani di rilancio di cui l’azienda parla».
La trattativa a fine marzo si è interrotta. E l’azienda, che prima aveva sospeso i licenziamenti in vista del negoziato con i sindacati, il 2 aprile ha inviato alle organizzazioni sindacali l’apertura delle procedure di licenziamento per 246 esuberi. Il primo esame è previsto per il 9 aprile, il giorno che precede «il primo di una lunga serie di scioperi», avvertono le parti sociali.
Già nel 2013, Ntv aveva avviato un programma di contenimento dei costi, con la sottoscrizione dei contratti di solidarietà per l’8% dei lavoratori e il taglio del 10% degli stipendi dei manager. Allora i licenziamenti erano stati evitati. E a fine 2014 venti lavoratori avevano lasciato Ntv tramite gli incentivi all’esodo, mentre altri lavoratori che «avevano manifestato la volontà di intraprendere tale percorso sono stati trattenuti», spiegano i sindacati. Che ricordano anche come la società nel 2014 abbia «ottenuto un forte sconto sul canone di accesso all’infrastruttura ferroviaria e il riconoscimento dei cosiddetti “Certificati bianchi” dal ministero dello Sviluppo economico» per la certificazione dei risparmi energetici, due nodi che secondo la società rallentavano l’andamento dei treni rossi. Anche la battaglia con Trenitalia sembrava arrivata a una tregua: a giugno 2014 i treni rossi di Italo sono arrivati finalmente a Roma Termini, e lo scorso marzo i passeggeri di Ntv lasciati a terra da uno sciopero del personale ferroviario sono stati “soccorsi” da una Freccia.
Ora anche Italo, come Trenitalia, dovrà vedersela con i disagi dello sciopero. Su 50 treni previsti nella giornata del 10 aprile, 19 non vengono garantiti dalla compagnia (qui l’elenco).