«Tra le mura della vostra città, di questa solida Trento, baluardo incorruttibile, inespugnato, inespugnabile». Capeggia questa scritta sul muro portante del Baluardo, via Marighetto 56, zona sud di Trento. Per chi non abita da queste parti nulla di più che un anonimo indirizzo, per i residenti la sede locale di CasaPound.
La frase è uno stralcio del discorso tenuto da Mussolini il 31 ottobre del 1932 dal balcone del municipio di Monza, dove il Duce inaugurava Piazza Trento e Trieste e il monumento ai caduti italiani nella Grande Guerra conclusasi quattordici anni prima.
È in corso “Diseconomia”, il contro festival dell’economia che CasaPound organizza da due anni in concomitanza con il Festival ufficiale. Titolo del primo incontro “Nemica Banca: perché è necessaria la sovranità monetaria”.
Una trentina i partecipanti, qualcuno della vecchia guardia e tanti ragazzi giovani, liceali, che ancora indossano la maglietta arancione dei volontari al Festival: sono studenti dell’Istituto Tecnico Commerciale “Tambosi-Battisti” di Trento, hanno appena finito di prestare il servizio volontario nelle vie della città come da convenzione scolastica – volontariato che gli varrà qualche credito aggiuntivo in sede di maturità.
Sfogliano libri dai titoli inequivocabili: Il culto del littorio, E fu subito regime, Il mito dello Stato nuovo, manuali sulla storia del Ventennio tutti a firma di Emilio Gentile – uno dei massimi storici del fascismo che fu allievo di Renzo De Felice. E discutono, di Salvini soprattutto – il segretario nazionale della Lega Nord che da mesi si è avvicinato a CasaPound, tanto da organizzare manifestazioni assieme: «Io sono di origini meridionali e potrei arrabbiarmi con Salvini per quello che ha detto in passato, ma capisco che un veneto possa essere incazzato con un calabrese», dice un militante.
Ce l’hanno con i giornalisti, quelli locali del quotidiano indipendente l’Adige: «Gli mandiamo i nostri comunicati stampa ma non si sono mai fatti vedere, dicono di essere indipendenti ma sposano sempre le tesi del sindaco Andreatta». Se la prendono anche con la città che «si imbelletta a botte di aperitivi per accogliere qualche professorone ma non fa nulla per il quartiere di Santa Maria Maggiore dove la gente vive male ed è pieno di immigrati».
L’incontro è tenuto da un solo relatore, Maurizio Fidanzio, 26 anni, che viene presentato come economista, ma si scopre poi essere un laureando in Economia dei mercati e degli intermediari finanziari all’Università Cattolica di Milano: «Ringrazio CasaPound di cui ho abbracciato gli ideali da anni». È anche un militante Fidanzio, del Roccabruna di Milano, sede lombarda del movimento situata nel difficile e periferico quartiere di Quarto Oggiaro.
Tra i partecipanti tanti ragazzi giovani, liceali, che ancora indossano la maglietta arancione dei volontari al Festival e hanno appena finito di prestare il servizio volontario nelle vie della città come da convenzione scolastica
Racconta di essersi “svegliato” grazie alle lezioni del suo docente di Diritto dell’Unione Europea: «È pieno di professori che dicono la verità in privato – spiega -, ma al Festival di Trento invitano solo quelli che mentono, che conoscono la teoria ma non hanno mai vissuto in strada con i problemi della gente». E ancora: «Due anni fa a Trento hanno invitato George Soros per parlare del futuro dell’Europa. Soros speculò sulla Lira nel 1992 facendoci estromettere dallo Sme (Sistema Monetario Europeo, progenitore dell’Euro, ndr) e hanno anche il coraggio di definirlo un filantropo. Anche a causa sua il Governo Amato fece il prelievo notturno sui conti correnti e anche a causa sua lo Stato iniziò a dismettere il patrimonio pubblico aprendo alla stagione delle privatizzazioni».
Il nemico, ovviamente, è L’Euro: «È moneta straniera per asservire i popoli e la Bce è un’istituzione privata, mi fanno ridere i media quando tentano i paragoni con la Federal Reserve – continua -. La Bce è monomandataria, deve tenere sotto controllo solo l’inflazione mentre la Fed non è affatto indipendente dal Governo americano, stampa il denaro per le opere pubbliche».
L’incontro è tenuto da un solo relatore, Maurizio Fidanzio, 26 anni, che viene presentato come economista, ma si scopre poi essere un laureando in Economia dei mercati e degli intermediari finanziari all’Università Cattolica di Milano
Nello scantinato del Baluardo vogliono parlare di sovranità: «La Sovranità come da definizione: il potere originario, che sta al di sopra di tutto». Che deve tornare nelle mani degli Stati, al contrario di quanto si dice negli incontri del Festival, quello ufficiale. Citano Ezra Pound, i militanti del collettivo che ne prende il nome: «Dire che uno Stato sovrano non ha soldi per finanziare un’opera pubblica e dare lavoro ai propri cittadini è come dire che un ingegnere non può costruire una strada perché gli mancano i chilometri».
Sono vietate foto e registrazioni ma si possono porre delle domande e qualcuno fra i militanti più giovani chiede delle conseguenze dello stampare moneta perché «il mio prof di economia dice che si alzerebbe l’inflazione e crollerebbero i mercati». Fidanzio ha una risposta anche per questo: «Siamo in deflazione e vi preoccupate dell’inflazione? – ribatte provocatorio, e incalza – da anni studio i mercati e vi dico che quando crolla il prezzo del grano i mercati hanno un problema, ma quando sono i campi di grano a scomparire il problema ce lo abbiamo noi». E più ancora dei campi di grano «stiamo svendendo la libertà».
Il nemico, ovviamente, è L’Euro: «È moneta straniera per asservire i popoli e la Bce è un’istituzione privata, mi fanno ridere i media quando tentano i paragoni con la Federal Reserve»
C’è un po’ di tutto nella teoria economica di CasaPound, un po’ di Keynes – «gli Stati devono spendere per garantire la piena occupazione» – , un po’ di Teoria delle aree valutarie ottimali – «abbiamo messo sotto la stessa moneta paesi con gradi di sviluppo differenti, che sia maledetto Prodi» – un po’ di anti-liberismo – «vigono ancora i principi della Scuola di Chicago» – e molta voglia di essere come gli Usa o l’Inghilterra – «Perché il Regno Unito non ha nemmeno voluto sentir parlare di unione monetaria?» – che per un curioso caso del destino sono anche le due nazioni industrializzate dove il liberismo ha trovato la sua massima espressione.
C’è tutto questo nello scantinato di CasaPound, fra trenta facce diverse, qualche bicchiere di birra a due euro e una frase di Mussolini incisa sul muro. Mentre tutto attorno è Festival dell’Economia, tra premi Nobel, aperitivi e scoiattoli in campo arancione.