Introdurre i film porno a scuola. Non è la class action partita da un gruppo di adolescenti. Ma la proposta di uno dei sessuologi più famosi della civilissima Danimarca, dove l’educazione sessuale a scuola è obbligatoria dal 1970. Il suo nome è Christian Graugaard, medico e professore di sessuologia all’Università di Aalborg. In un’intervista rilasciata all’inizio di marzo alla televisione pubblica DR, ha dichiarato che gli adolescenti dai 13 anni in su dovrebbero vedere e discutere di pornografia e immagini pornografiche a scuola. Anche perché, se non lo fanno in classe, lo fanno a casa: nei Paesi del Nord Europa più del 99% degli adolescenti maschi e oltre l’86% delle ragazze vede o ha visto film porno. Nel resto d’Europa, Italia compresa, la media è dell’80 per cento.
Le versioni più aggiornate di Esplorando il corpo umano da proiettare in classe non sono più sufficienti. Né possono bastare i tutor pratici (che nel Nord Europa si fanno, al contrario dell’Italia) su come si infila un preservativo o sui benefici della pillola anticoncezionale. I tempi sono cambiati. «I giovani, come tutti noi, sono immersi in una società postmoderna altamente sessualizzata», spiega Christian Graugaard. «Quello che propongo non è necessariamente guardare i porno a scuola, ma reinventare l’educazione sessuale non solo parlando degli aspetti biologici, ma anche discutendo di altri fattori come la pornografia, in modo che i ragazzi possano sviluppare un approccio critico rispetto a quello che vedono online, per evitare la confusione tra un film porno e la vita sessuale reale».
Chi aveva immaginato le prof intente a scaricare filmini porno online per mostrarli in classe, forse dovrà sognare di meno. «Se si usano immagini soft porno in classe», dice, «ovviamente devono essere inserite all’interno di una strategia didattica ponderata e proposte da insegnanti formate per farlo, così come si fa per la matematica o la chimica». Chiaramente, «la mia proposta ha un significato solo per quei Paesi che hanno già programmi obbligatori di educazione sessuale a scuola. Le lezioni di sessuologia dovrebbero esistere a ogni livello della scuola primaria e secondaria, anche se le discussioni sulla pornografia dovrebbero essere riservate solo ai ragazzi più grandi».
Estendere le lezioni di educazione sessuale oltre l’aspetto biologico, discutendo anche di pornografia, in modo che i ragazzi possano sviluppare un approccio critico rispetto a quello che vedono online, per evitare la confusione tra un film porno e la vita sessuale reale
Ma cosa potrebbe insegnare la pornografia? «La pornografia o anche la letteratura erotica», risponde il sessuologo, «sono uno strumento eccellente per avviare discussioni critiche sulla differenza tra fantasia, realtà e rappresentazione mediatica della sessualità, soprattutto riguardo ai ruoli di genere e al rapporto con il proprio corpo. Anche le immagini soft possono generare dibattiti sull’erotismo e innescare utili dialoghi sulla moralità personale, l’uguaglianza di genere, i diritti umani e il sesso sicuro». Attenzione, sottolinea più volte Graugaard, «questo non è un modo per introdurre gli adolescenti al porno. La stragrande maggioranza degli adolescenti guarda già questi film. Quello che dovremmo fare è far sì che diventino consumatori critici e coscienti, non vittime passive dei perfetti corpi proposti dai media».
Secondo Graugaard, il problema è che oggi l’educazione sessuale «o non si fa o è ridotta ai rischi e ai pericoli della sessualità o addirittura alle campagne moralistiche sulla astinenza». Persino in Scandinavia, dove da oltre 40 anni i programmi scolastici prevedono lezioni di educazione sessuale in classe (in Svezia sono obbligatorie dal 1956), «abbiamo difficoltà a sviluppare strumenti didattici per incontrare i teenager e fornire loro approcci adatti. L’educazione sessuale deve includere le norme di salute e sicurezza, ma non deve solo essere focalizzata sui rischi della sessualità. Noi dobbiamo incoraggiare i giovani a esplorare la gioia delle sessualità e a rafforzare la loro abilità di gestire questo piacere nel complesso mondo post moderno in cui vivono».
La proposta di Graugaard non ha fatto molto scandalo in Danimarca, dove in realtà il porno come genere è già sdoganato all’interno dei programmi di diverse scuole. Numerosi insegnanti, genitori e associazioni di studenti hanno già detto di essere d’accordo, assicura il sessuologo. Ma serve l’approccio giusto. «Per introdurre i film porno come strumento didattico, ora dobbiamo solo trovare il metodo che funzioni sia per gli insegnanti che per gli studenti, assicurando che l’insegnamento avvenga con la giusta sensibilità e senza offendere nessuno», dice Gaugaard.
Il risultato è che la Danimarca e tutti i Paesi scandinavi hanno un tasso di gravidanze precoci e aborti durante l’adolescenza tra i più bassi al mondo. Sono stati tra i primi Paesi a depenalizzare l’aborto e a permettere i matrimoni gay. Ma, avverte Christian Gaugaard, «è vero che siamo molto liberali sulle questioni legate al sesso. Ma il puritanesimo è sicuramente nel nostro background, e c’è ancora molto da fare: la consulenza sessuale è ancora scarsa nel settore sanitario e la sessualità di bambini e anziani sono ancora argomenti imbarazzanti per i danesi. La cosiddetta freemindedness scandinava non è una risorsa naturale. È il risultato di una lotta storica in costante evoluzione che deve essere tenuta in vita». La proiezione dei film porno a scuola di certo fa parte di questo processo.