Mamme omosessuali, mamme biologiche e mamme “di carta”

La storia

Ci sono famiglie in cui, nel giorno della festa della mamma, gli auguri e i regali si fanno due volte. Come a casa di Chiara, Rosaria, Giulia e Anita. Facciamo ordine. Chiara e Rosaria sono due mamme. Giulia è la figlia adolescente di Chiara, nata da una precedente relazione. Anita è la figlia che Chiara e Rosaria sono andate a cercare in Danimarca tramite la fecondazione medicalmente assistita.

Sono una famiglia, omogenitoriale. Vivono alle porte di Milano in una casa grande, insieme a due cani e due gatti. «La festa della mamma la festeggiamo tutte insieme», racconta Rosaria, che di cognome fa Iardino ed è presidente di Donne in rete onlus e consigliera del Comune di Milano. «Anita porterà dall’asilo un mega disegno con due mamme».

«Siamo una famiglia», ripete più volte Rosaria nel suo libro Presidente la mia è una famiglia. Una famiglia non riconosciuta dalle legge italiana, con due mamme che si preoccupano dei compiti a scuola, che si organizzano per andare a prendere una delle due figlie a danza e l’altra all’asilo, che comprano un biglietto per il concerto degli One Direction, che danno degli orari alle uscite con gli amici, che un giorno ti viziano e l’altro ti rimproverano. Una famiglia che in base alla legge italiana non dovrebbe esistere, così come per le altre circa cento famiglie omogenitoriali italiane. «Sono una mamma in difficoltà perché lavora tanto e sta poco con sua figlia», ammette Rosaria. «Quindi vizio Anita in maniera imbarazzante e poi sono rigida in cose in cui non dovrei esserlo. Sono una mamma imperfetta. Come tutte».

“Hai questa bambina in giro per casa che ti chiama mamma, che gioca felice, le sorridi ma sei costretta a celare dentro una tristezza che nemmeno sai spiegare”

A portare in grembo Anita è stata Chiara, la compagna di Rosaria. Così le due mamme avevano deciso. Era inverno quando sono partite per Copenaghen per procedere con la fecondazione eterologa. «Ci sentivamo come delle profughe costrette a scappare dalla loro casa per cercare quello che desiderano», racconta Rosaria. In Italia, non avrebbero potuto diventare due mamme: la legge 40 fino alla sentenza della Consulta dell’aprile 2014 vietava la fecondazione eterologa, e tutt’oggi gli omosessuali non possono accedervi. Ogni coppia che decide di avere un figlio aspetta con ansia il risultato del test di gravidanza. Per Chiara e Rosaria la risposta arrivava dopo un viaggio all’estero. E se non era quella giusta, bisognava ripartire. E così è accaduto, finché il test ha dato un esito positivo e Anita è nata. «Ero diventata mamma anch’io», dice Rosaria. Per la legge italiana Chiara risultava una donna single incinta. «Ha partorito in un ospedale amico che conosceva benissimo la nostra situazione. Io ho assistito al parto e mi hanno permesso l’accesso in corsia, insomma tutte le agevolazioni che di solito spettano ai papà».

Sono passati più di due anni da quando Rosaria è diventata una mamma. Così la chiama sua figlia, così la chiamano in famiglia. Quando va a prendere Anita al nido e la maestra la vede arrivare, dice: «Ecco la mamma». In Italia, però, Rosaria per Anita non è nessuno. «Peggio: fosse per loro, Anita nemmeno sarebbe dovuta esistere», dice. Solo Chiara, in quanto madre biologica, è l’unica che può godere della patria potestà sulla bambina. «Hai questa bambina in giro per casa che ti chiama mamma, che gioca felice, le sorridi ma sei costretta a celare dentro una tristezza che nemmeno sai spiegare».

Le difficoltà si presentano quando Rosaria si trova lontana da casa da sola con Anita. La valigia di una “mamma alla seconda” è fatta di vestiti, scarpe, asciugamani e carte. Tante scartoffie in cui «Chiara mi affida la piena responsabilità su Anita. Io non posso dare l’assenso per nessun tipo di pratica chirurgica o trasfusione che preveda il nulla osta di un genitore». Perché per la legge italiana Rosaria non è genitore. «Sono una mamma di carta, ma nemmeno “sulla carta”», scrive nel suo libro. Tranne che fiscalmente. «Il paradosso», dice Rosaria, «è che poi per l’asilo dobbiamo presentare l’Isee mio e di Chiara. Per il fisco siamo un nucleo familiare»

Una volta Anita mi ha chiesto “dov’è il papà?”. Io le ho risposto: “Non ce l’hai, tesoro. Hai due mamme”. Lei ha detto “Che bello”. Funziona così, basta dire le cose con serenità

Per fortuna il mondo in cui le due mamme vivono si è rivelato «molto meglio di un Parlamento che pensa di sapere meglio di me cosa non piace a mia figlia, quali allergie ha, senza neanche conoscerla», dice Rosaria. Anita e Giulia «non hanno difficoltà con gli amici e negli ambienti in cui vivono, anche se sono circondate da famiglie con una mamma e un papà».

A volte la realtà è molto meglio della politica. «Abbiamo chiesto all’asilo di raccontare anche storie con due mamme e due papà o con mamme single o papà single», racconta Rosaria. «C’è molta collaborazione e naturalezza, magari qualcuno ha le sue resistenze culturali, ma Anita è molto serena». Di uomini in casa non ce ne sono. «L’assenza del papà per Anita non esiste perché non c’è un papà. Giulia ha un padre che nella sua vita è presente e non le manca una figura di riferimento. Anita non ha un papà ma ha tanti riferimenti maschili. Una volta mi ha chiesto “dov’è il papà?”. Io le ho risposto: “Non ce l’hai, tesoro. Hai due mamme”. Lei ha detto “Che bello”. Funziona così, basta dire le cose con serenità».

Non sono la mamma di nessuno, anche se desidererei tanto essere la mamma di tutti. Lo vorrei per dimostrare che so farlo meglio di tante altre donne, anche se coi miei limiti e le mie difficoltà

Per non confondersi, Anita le chiama «mamma Rò» e «mamma Chiara». Due genitori che ogni giorno incontrano altri genitori. «Per le mamme e i papà dei compagni di Anita siamo due genitori e basta. Non dicono “vi accettiamo”. È una presa d’atto». Un aneddoto? «Alla festa del nido anche noi come tutti i genitori ci mascheriamo come degli idioti. Due papà, di loro iniziativa e senza che noi chiedessimo nulla, mi hanno detto: “Mischiamoci senza che per forza le donne si travestano da belle lavanderine”. Senza stereotipi di ruoli. Per noi è stata una grande soddisfazione».

In Italia niente di tutto questo, in teoria, dovrebbe avvenire. «Non sono la mamma di nessuno, anche se desidererei tanto essere la mamma di tutti», scrive Rosaria. «Lo vorrei per dimostrare che so farlo meglio di tante altre donne, anche se coi miei limiti e le mie difficoltà». Ogni giorno Chiara è la moglie di Rosaria, e Anita è sua figlia. Ma «vorrei sposare Chiara, e vorrei che Anita fosse mia figlia, anche legalmente».

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