Il povero Roberto Ardigò, prete spretato, psicologo, filosofo, pedagogista, massimo esponente del positivismo italiano, scomunicato per le sue idee dalla Chiesa cattolica, morto suicida a 92 anni nel 1920, sfortunato in vita, continua a essere sfortunato in morte.
La via commemorativa che la toponomastica milanese gli ha riservata, posta a congiungimento del viale Corsica con il cavalcavia Buccari lungo una massicciata ferroviaria, è sempre stata un luogo di estremo degrado della periferia urbana, strada mai completata e divenuta negli anni passati campo di sopravvivenza per poveri nomadi senza fissa dimora, stretto tra la ferrovia a est e il muro di confine della proprietà dell’Istituto pei Figli della Provvidenza (Pratone compreso) a ovest, con due cancelli, a nord e a sud, quasi a chiudere un lager.
Sabato 9 maggio, in via Roberto Ardigò è stata aperta al pubblico, dopo alcuni rinvii perché le cose non erano pronte, la nuova stazione ferroviaria Forlanini FS, quella che attraverso il Passante avrebbe dovuto portare a Expo i visitatori, stranieri e non, che sbarcano a Linate. Ma i visitatori di Expo, almeno per ora, da qui non transitano. L’inaugurazione della Stazione, da parte delle pubbliche autorità, non ha avuto luogo, perché nessuno di loro, io credo, ha avuto il coraggio di presentarsi sul posto. Nessuno rimpiangerà questa mancata inaugurazione.
La realizzazione della nuova stazione doveva essere l’occasione per riqualificare non solo la via ma un intero quartiere; è invece stato realizzato uno spazio pubblico di pessima qualità, che trasforma la via stessa, almeno nel suo primo tratto, in un luogo di desolazione, presagio di nuovo e futuro degrado, con angoli che sembrano congegnati apposta per divenir pisciatoi maschili all’aperto, per non parlar poi della sicurezza di chi si trova a passare per un luogo così fatto nelle ore serali.
Il resto della via Ardigò, quello che va dalla nuova stazione ferroviaria all’uscita verso il cavalcavia, è e resterà per sette lunghi anni pista a servizio del cantiere che M4 ha da tempo aperto sul Pratone, su quello che era un parco vivo e vitale, posto a lato della via Mezzofanti, l’unico di tutto il quartiere, occupato nel settembre 2013, senza preavviso alcuno e senza che venissero predisposte valide aree alternative, da M4 appunto. Nulla è dato sapere di come questo tratto di strada verrà sistemato al termine dei lavori. Il timore che continuerà a essere terra di nessuno non è infondato, visto come vanno le cose nella Pubblica Amministrazione. Nessun progetto prevede infatti la sua sistemazione.
La speranza è che la via Ardigò, al termine dei lavori per la costruzione di M4, venga sistemata per tutta la sua lunghezza con un progetto di riqualificazione degno di questo nome; la speranza è che i pubblici amministratori abbiano un sussulto di dignità e assumano un impegno al riguardo; la speranza è che essi presentino un progetto di sistemazione finale dell’area del Pratone (ferita tuttora aperta nel quartiere per la sua inutile distruzione), dell’area antistante le stazioni M4 e FS e dell’intera via Ardigò appunto, che da quelle aree non può prescindere, e lo presentino al più presto, così che i cittadini sappiano e possano dir la loro….