Prendete un poliziotto, un criminologo e un matematico. Dategli un caso da risolvere e tutti e tre usciranno con una soluzione diversa. C’è chi ci azzecca di più, chi meno (dicono che alla fine i poliziotti siano i più abili), ma il margine di incertezza rimane alto. La cronica mancanza di dati e la scarsa abitudine, anche in tempi recenti, a lavorare sui dati ha portato Anne Milgram, ex procuratore distrettuale del New Jersey a sintetizzare come «la maggior parte degli uffici giudiziari non tenessero traccia delle cose importanti. Non stavamo usando metodi basati sui dati. In pratica stavamo cercando di combattere il crimine con dei post-it gialli!».
Insomma, il contrasto ma soprattutto la prevenzione del crimine sono fattori comuni a tutti i sistemi di giustizia nel mondo. Qui entrano in gioco competenze, intuito investigativo e algoritmi. Insomma, un sistema di polizia predittiva in grado attraverso la raccolta dei dati e il catalogamento delle informazioni di interrompere le imprese dei criminali seriali. Quando si è in possesso di dati si è in grado di fare previsioni e per farlo occorre sistematizzare le informazioni immagazzinate ed elaborarle tramite un algortimo.
Quindi se la matematica da almeno un secolo è diventato l’ordinario per vincere guerre, e a volte anche evitarle, anche la Polizia, e in particolare quella italiana a Milano sta testando un programma in grado di indirizzare il lavoro sul campo e di accomunare competenze e intuiti di poliziotti, criminologi e matematici.
Quando si è in possesso di dati si è in grado di fare previsioni e per farlo occorre sistematizzare le informazioni immagazzinate ed elaborarle tramite un algortimo
Capita così che a Milano due rapinatori si ritrovino appena fuori dal supermercato che hanno rapinato la polizia pronta ad ammanettarli. Caso chiuso. Gira in funzione di questo obiettivo il software KeyCrime che la questura meneghina e i suoi uomini stanno testando e sviluppando dal 2007.
Il programma è ideato dall’assistente capo della Squadra Mobile Mario Venturi, ed è in grado di effettuare una lettura dei comportamenti criminali e di unire tra loro fatti avvenuti in luoghi o tempi diversi, individuando responsabilità precise a livello penale. Se il film Minority Report si incastonava nella fantascienza KeyCrime è invece realtà.
Un test sul campo quello del software ideato da Venturi che dura dal 2007 vista la continua implementazione di nuovi modelli di analisi e attività investigativa, e che dovrebbe vedere una versione definitiva con la possibilità di essere distribuita su tutto il territorio nazionale tra circa due mesi.
Il valore aggiunto di KeyCrime è proprio l’algoritmo ideato da Mario Venturi che macina i dati raccolti sulle attività criminali: un sistema che ha un approccio multidisciplinare, che va dall’analisi comportamentale dell’individuo, alla matematica passando per la statistica. In più il sistema, al momento applicato al fenomeno delle rapine seriali è in grado di attribuire precisamente al soggetto atti criminali compiuti nel passato così da permettere anche un iter processuale più veloce che alleggerisce anche il carico di lavoro della magistratura, subito in grado di tracciare un profilo criminale completo del soggetto e contribuire a una minore spesa da parte dello Stato.
Un software «realizzato “dall’uomo” per studiare “l’uomo” – ha scritto lo stesso Venturi in uno dei suoi interventi sul giornale scientifico Profiling – nell’azione criminale con l’ambizione di predirne le evoluzioni comportamentali future».
Il software è in grado di immagazzinare e analizzare fino a 12.000 informazioni per ciascun atto criminoso, riuscendo a passare dall’osservazione particolare del crimine (data, ora, luogo del reato) al generale (quadro della seriali dei crimini commessi) e viceversa. In estrema sintesi inserendo tutti i dati di un crimine (orario, modalità, caratteristiche fisiche e di azione dei criminali, luogo), il software riesce a indicare il luogo e la fascia oraria del prossimo reato.
Si può prevedere il crimine? Si, e non solo nella fantascienza: il software KeyCrime ne è una prova tangibile e i risultati si vedono. A Milano i casi di rapina risolti sono passati dal 27% all’80%
I dati sono dalla parte di KeyCrime: nel 2007, quando Venturi inizia a sperimentare il software presso la Questura di Milano, la percentuale di casi risolti era del 27%, nel 2013 siamo al 54%, che, segnalano i dati della Questura, salgono all’80% per le rapine ai danni delle farmacie cittadine, settore commerciale più esposto al fenomeno.
Una percentuale di risoluzione importante e una dinamica di identificazione del rapinatore che ha inciso anche sul numero di rapine avvenute a Milano negli ultimi anni: -25% tra il 2013 e il 2014 portando dunque anche a un importante effetto deterrente.
Dal punto di vista preventivo dunque, grazie a un algoritmo che elabora le informazioni immesse nel sistema dagli operatori di Polizia, è possibile avere indicazioni precise sugli sviluppi dei crimini seriali consentendo la pianificazione dei servizi di pattugliamento con tutte le ottimizzazioni del caso e di servizi di prevenzioni mirati. Operazioni che permettono a uomini e mezzi di muoversi con maggiore sicurezza e di avere una organizzazione efficiente, anche da un punto di vista strettamente economico, sul territorio.
La consegna definitiva al Ministero dell’Interno per applicare KeyCrime sull’interno territorio nazionale è imminente, e anche oltre Oceano c’è qualcuno che da qualche tempo invidia questo algoritmo tutto italiano.