Anche se si è in ballo, in Giappone non si può (ancora) ballare. Si perdoni il gioco di parole, ma la notizia ha dell’incredibile. Dopo anni di campagne e attivismo, Tokyo ha deciso di eliminare una legge degli anni ’50 che impediva alle persone di ballare, salvo che in locali con un permesso apposito. Insomma, se si gira per le strade, si possono incontrare cartelli così:
La legge, chiamata fueiho (qualsiasi cosa voglia dire) venne istituita dopo la Seconda Guerra Mondiale (quando di ballare c’era ben poca voglia, in ogni caso) e serviva per limitare la frequentazione delle sale da ballo, spesso coperture di locali che favorivano la prostituzione. Solo alcuni, con licenze autorizzate dal governo (e comunque solo fino a mezzanotte) potevano lasciar ballare i clienti. Gli altri no.
Nonostante vari tentativi di abrogarla, la legge ha perfino conosciuto dei momenti in cui è stata resa più rigida: dopo una serie di scandali di droga (che hanno coinvolto celebrità della musica) e incidenti nei locali, il divieto è diventato durissimo.
Ora, però, la calma sta vincendo. Anche grazie a Ryuichi Sakamoto, musicista e compositore di portata internazionale: la raccolto oltre 150mila sottoscrizioni, e ha lanciato la sua campagna contro la legge. E il Giappone si è piegato. Si ritirerà il fueiho, alla fine. Ma solo dal 2016.