E se lo strumento migliore per promuovere le bellezze d’Italia fosse lo smartphone? Magari vista attraverso le fotografie che scattano gli appassionati di Instagram. L’idea è una miscela di tecnologia, marketing, social network e, come materia prima, il Paese stesso. Si tratta di riunire una rete di instagramers (cioè utenti di Instagram), appassionati di fotografia, e organizzare le loro attività. In questo caso, l’obiettivo è fotografare l’Italia, sotto tutti i suoi aspetti. Quello che viene fuori è Instagramers Italia, uno dei 300 gruppi della community mondiale di Instagramer.
Lo ha fondato, nell’aprile 2011, Ilaria Barbotti, esperta di digital marketing. Il mondo dei social media, scrive nella sua bio, lo considera «casa sua». «Instagramers Italia è un’associazione non profit, si basa sull’utilizzo di Instagram e conta più di 60 gruppi, tra regioni e province, in tutta Italia. Nel corso degli anni, è cresciuta», arricchendosi di nuovi “Igers” (cioè, instagrammers”)
Essendo un gruppo, «nessuno lavora per nessuno». Chi aderisce a Instagramer Italia non lo fa per trarre profitto, al massimo per pubblicizzare le proprie immagini. Sono postate, commentate, diffuse. Il mezzo, che è una rete, permette di aumentare il bacino di utenza delle proprie immagini e, al tempo stesso promuovere l’idea di Italia. È una forma di marketing virale a costo zero.
Ma è anche una forma di movimento che, al suo fondo, anche una specie di filosofia. Come si legge nel regolamento di Instagramers Italia, serve avere passione per la «iPhoneography (cioè le immagini fatte con l’iPhone), la fotografia e i rapporti umani», e scendendo più nei particolari, ogni Iger dovrà sì mettere a disposizione il divertimento, ma anche «aggiornamenti costanti e incisivi», senza mai strafare con spam o con linguaggi offensivi. Creatività e garbo.
Fotografie del Paese, che ne promuovono la bellezza. È una forma di marketing virale a costo zero, ma anche un movimento che, al suo fondo, ha una filosofia
«In generale, le fotografie che vanno per la maggiore sono ritratti minimal, scorci, composizioni. Poi viene il paesaggio, il food». Monumenti? «No, non tanto. Ci sono fotografi che insistono molto, anche a livello professionale, sulle persone». Sono tutti modi per rappresentare un mondo, e un’idea. Non si fanno immagini a caso: si seguono temi, o location (gli instawalk, camminate con Instagram).
Ogni anno Instagram Italia organizza un incontro per tutti i suoi membri, in una città. Si è cominciato con Milano, poi Torino, Bari e Trieste. Nel 2015 ha raggiunto anche Expo (e non è un caso che l’incontro si terrà, almeno per uno dei tre giorni di giugno – 26, 27, 28 – proprio lì).
Milano, scoperte nei dintorni del Convento della Visitazione: il murales creato da Orticanoodles. Credits: @futa76
Milano, Corso Magenta: Casa degli Atellani, vista dal giardino interno. Di @ilariadefilippo
Milano, veduta dell’Arco della Pace. Di @milkydrop
Le fotografie veicolano un messaggio, visto «che un’immagine vale più di mille parole». Gli utenti di Instagram si confrontano con immagini dell’Italia che suscitano curiosità e «commenti. Misuriamo in questo modo l’efficacia del mezzo. Quante persone vengono raggiunte, quanti commenti vengono fatti, gli scambi online». Del resto, il passaggio dal vedere una fotografia alla curiosità nei confronti del posto che ritrare o in cui è stata scattata è breve. L’idea di promuovere il turismo non è secondaria.
«Noi siamo collegati a istituzioni regionali e del territorio, collaboriamo con aziende non profit (è una scelta precisa), e portiamo avanti anche un’immagine dell’Italia, un’idea di promozione del Paese». Che è, nei fatti, innovativa e smart. E forse, a guardare i risultati della politica, a cominciare da Very Bello (ma ci si può anche fermare lì), potrebbe essere la strada giusta.