Giovanni Manoccio, ex sindaco di Acquaformosa, Comune “deleghistizzato” in provincia di Cosenza, di origini albanesi, ora vicesindaco e assessore all’immigrazione e all’accoglienza, torna a far parlare di sé: ha annunciato di aver dato mandato a un pool di avvocati «per approfondire se nelle dichiarazioni rese alla stampa, alle Tv e su twitter, dal presidente della Regione Lombardia, si possano ravvisare gli estremi per una denuncia, sia civile che penale, per istigazione all’odio razziale e per abuso di potere».
Maroni minaccia di tagliare i fondi ai comuni se questi accolgono immigrati e Lei si dice pronto a denunciarlo per abuso di potere ed istigazione all’odio razziale. Vogliamo parlarne?
«Sbandierare a ogni piè sospinto la parola clandestino è irrispettoso nei confronti di gente disperata e non fa altro che alimentare la cultura del razzismo, per questo denuncerò Maroni per “istigazione all’odio razziale”»
Se si lascia il potere ai presidenti di poter penalizzare le amministrazioni che la pensano e agiscono diversamente dai loro desiderata, si andrà verso una dittatura degli organi esecutivi regionali, limitando l’autonomia degli enti locali. Ho fatto il sindaco per 10 anni, i primi cinque con una giunta regionale di centrosinistra e i secondi con un presidente di centrodestra, mantenendo sempre un profilo di autonomia: mai nessun governatore ha minacciato la mia amministrazione di esclusione dai finanziamenti regionali per le mie posizioni politico-amministrative, nonostante in certi frangenti abbia avuto rapporti conflittuali con i presidente e gli esecutivi regionali. Maroni, con le sue dichiarazioni, sta mettendo in discussione le battaglie di autonomia dei sindaci, per questo vedo una risposta debole dell’Anci e dei tanti amministratori locali. Oltretutto parliamo di materie in cui le regioni non possono decidere, se non violando apertamente le leggi e la Costituzione. Per quanto riguarda l’odio razziale, compie un operazione di dispregio nei confronti dei tanti disperati che attraversano il Mediterraneo: nessuno di loro è clandestino, sono semplicemente dei richiedenti asilo e dei rifugiati, che fuggono da terribili dittature, da guerre civili e da crisi umanitarie devastanti. Sbandierare a ogni piè sospinto la parola clandestino è irrispettoso nei confronti di gente disperata e non fa altro che alimentare la cultura del razzismo, lo denuncerò per “istigazione all’odio razziale”.
Giovanni Manoccio, vicesindaco e assessore all’immigrazione e all’accoglienza di Acquaformosa, a sinistra, mentre gioca a biliardino con alcuni immigrati
La questione immigrazione ha preso in ostaggio il dibattito politico in Italia. Che idea si è fatto di questa emergenza?
«Le forze politiche progressiste devono fino in fondo difendere le politiche di accoglienza e di cooperazione con i popoli più sfortunati di noi, non possono cadere nella trappola tesa da Salvini»
Negli ultimi 15 anni sono venute meno le politiche di cooperazione internazionale, si è proceduto alla semplificazione dell’agenda internazionale. Gli stessi provvedimenti del dopo 11 settembre hanno prodotto scelte che a distanza di anni si possono riassumere come un fallimento. Il Medio Oriente è in fiamme, il Nord Africa è in una situazione di ingovernabilità. Hanno bombardato la Libia senza preparare un’alternativa a Gheddafi e oggi tutti si lavano le mani, francesi per primi. In questo contesto di arrivi e ingovernabilità del fenomeno immigrazione è facile fare propaganda e populismo, spargendo paure e adombrando rischi di invasione. In tutto questo la Lega, che in Europa sposa le tesi più retrive e xenofobe, ha gioco forza, favorita da una crisi economica ancora in atto. Le forze politiche progressiste devono difendere le politiche di accoglienza e di cooperazione con i popoli più sfortunati di noi, non possono cadere nella trappola tesa da Salvini e CasaPound. È necessario battersi perché venga ripristinata l’operazione Mare Nostrum, per salvare le persone in mare.
Il suo comune è noto per aver implementato un sistema di accoglienza per rifugiati e richiedenti asilo, usando le risorse a disposizione dei progetti Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati). Quest’esperienza può diventare un modello per il Paese?
«Il nostro è l’unico modello da proporre, fatto di programmazione e non solo di gestione dell’emergenza»
La settimana scorsa un equipe di giornalisti francesi, e quella prima un’associazione francese che si occupa di immigrati, sono stati ospiti del nostro Comune per rendersi conto di come funziona il progetto. Quotidianamente siamo visitati da amministratori, giornalisti, gente comune che vuole conoscere il sistema Sprar. Negli anni abbiamo coniugato la solidarietà e l’aiuto ai migranti con politiche di sviluppo dei nostri territori,oggi siamo un esempio virtuoso di come si possano programmare sane politiche di accoglienza. Ricordo che l’associazione che gestisce per conto del Comune di Acquaformosa il progetto Sprar si è rafforzata grazie alla partecipazione di altri comuni, come Cerzeto, San Basile, Cerchiara, Plataci, San Sosti. Oggi ben 170 persone sono ospitate grazie ai nostri progetti. Questo significa che il nostro è l’unico modello da proporre, fatto di programmazione e non solo di gestione dell’emergenza.
Più in generale, cosa dovrebbero fare l’Italia e l’Europa di fronte a questo fenomeno?
Cominciare a discutere di un modello europeo per quanto riguarda le politiche d’asilo, ricominciare a porsi il problema della cooperazione internazionale e modificare la convenzione di “Dublino 3”, che penalizza i Paesi europei del Mediterraneo, in particolare Italia, Grecia e Malta.
Ci sono state reazioni da parte della Lega e di Maroni?
Credo che abbiano difficoltà a rispondermi, visto, tra l’altro, che all’epoca in cui Maroni era ministro degli Interni, nel 2011, fu emanata un’ordinanza in cui era scritto testualmente che «le quote di immigrati provenienti dall’emergenza Nord-Africa saranno distribuiti equamente tra tutte le regioni, escluso l’Abruzzo (Terremoto)». Come è andata a finire? Basta dare un’occhiata ai numeri: la Lombardia ospita solo 6.800 richiedenti asilo (dato 2014), a fronte di una popolazione di 9.890.000 abitanti, mentre in Calabria se ne contano 4.700 a fronte di una popolazione di 1.900.000 abitanti. Con un semplice calcolo ci si può rendere conto delle bugie della Lega e del presidente lombardo. Comunque resto in attesa di risposte.