“Lo spirito di Charlie? La più grande impostura della storia di Francia”

L’analisi

PARIGI Era il lontano 26 agosto del 1944 quando gli alleati liberavano definitivamente Parigi dalla morsa nazifascista dopo mesi di guerra logorante. Tra le file dei battaglioni dell’esercito americano che marciava trionfante sugli Champs Elysées s’annidavano, armati di macchina fotografica e blocchetti di carta, diversi giornalisti e scrittori embedded: Ernest Hemingway, ad esempio o il fotografo dello sbarco Robert Capa. I giornalisti facevano a gara per penetrare e immortalare un momento storico nella capitale: un milione di persone festanti che sfilavano per le vie della città per celebrare la liberazione della Ville Lumière del giogo hitleriano. Una folla oceanica che non s’era mai vista prima, il trionfo della luce – o meglio dei lumi – che un secolo e mezzo prima la Rivoluzione francese aveva diffuso nella retriva Europa dell’ancien régime ed inghiottiti in poco tempo dalle colonne della Wermacht, indottrinate come soldatini di piombo a diffondere il pangermanesimo.
 

Dalla nazione Black-Blanc-Beur al rigurgito anti-Le Pen

Per vedere tanta gente sfilare per le strade di Parigi si dovranno aspettare cinquantaquattro lunghi anni. Il contesto è completamente diverso. Sportivo, ma non per queste meno carico di simboli dal risvolto sociale. È il 12 luglio del 1998 e la Francia gioca allo Stade de France la finale di coppa del Mondo contro il Brasile. La Francia vince 3-0 e diventa per la prima volta campione. In quella calda notte d’estate oltre un milione e mezzo di persone sfilano tra le vie di Parigi per festeggiare la vittoria di una squadra in cui figuravano calciatori di origine africana, musulmani e cattolici bianchi. Era il trionfo della nazione «Black-Blanc-Beur», l’idea sportiva e vittoriosa di un paese che era riuscito ad integrare le sue differenze, le sue peculiarità e le sue opposte tradizioni religiose solo grazie all’universalità del gioco calcio.

Da quella notte non passano molti anni e qualcosa si risveglia nel popolo francese nel momento in cui il pericolo di vedere Jean-Marie Le Pen come possibile presidente della Repubblica francese si fa strada nella realtà politica del paese. Il popolo francese risponde compatto e scende in strada per la festa del Primo Maggio 2002: oltre un milione e mezzo di persone in tutta la Francia, di cui 500.000 nella sola Parigi per dire no a Le Pen. Con Jospin fatto fuori, l’unica possibilità di uscire dall’impasse politica è quello di offrire un insperato tributo all’odiato Jacques Chirac pur scongiurare il pericolo Le Pen. E cosi la République si salva.

Emmanuel Todd

Esprit Charlie: la più grande manifestazione (e impostura) della storia di Francia

Storici e specialisti sono concordi oggi nel dire che la manifestazione dell’11 gennaio 2015, esplosa spontaneamente dopo gli attentati al settimanale satirico Charlie Hebdo e al supermercato kosher, è stata la più grande manifestazione della storia di Francia: quattro milioni di persone hanno sfilato in tutto il paese, quasi due milioni nella sola Parigi.
Il problema però non è numerico. La maggioranza ha scandito slogan di cui forse non percepiva nemmeno la portata. Ad ogni modo, molto è stato scritto su questa “manif monstre”. Eppure, nonostante le avvisaglie di quel corteo farsa staccato dal resto del corteo generale, ovvero quello durato poche centinaia di metri e composto da capi di stato e ministri tutto fuorché amici della libera stampa (si pensi a Turchia, Russia, Gabon o Ungheria), un corteo ad uso e consumo esclusivo di fotografi e telecamere, pochi avevano visto dietro quell’assembramento una cosa diversa dal normale sussulto democratico della libera opinione e del laicismo repubblicano contro l’oscurantismo religioso. Tutti, tranne pochi, avevano osannato quello spirito che in realtà nascondeva non solo un pericolo ma addirittura un tradimento dello stesso spirito di cui si fregiavano i manifestanti.

Un esercito di sonnambuli che si drizzano come soldatini dietro un presidente (Hollande) scortato dall’oligarchia mondiale per difendere il diritto incondizionato a calpestare Maometto

Emmanuel Todd ovvero lo spirito di Charlie come impostura

Eppure qualcuno, forse più lucido, se n’era accorto. O meglio: fornisce una lettura diversa degli eventi, fuori cioè dagli schemi da post-11 settembre e da retoriche occidentaliste. Emmanuel Todd, demografo, sociologo e antropologo, autore di lavori importanti nel suo campo come Crollo finale o l’Incontro delle civiltà. Il suo ultimo libro, «Chi è Charlie?» (editore Seuil) è uno schiaffo allo spirito di Charlie Hebdo, una doccia gelata sulla testa di tutti coloro che si sono assiepati dietro lo slogan #JeSuisCharlie, trascinati dall’emozione e senza analizzare i fatti ed i risvolti politici. Una lettura spietata di ciò che quello spirito realmente nasconde. Chi è davvero Charlie? Bastano queste poche righe pronunciate dall’autore per sintetizzare la natura di questo suo pamphlet, per molti incendiario e accusato da umoristi, caricaturisti e da una certa sinistra di bigotteria e conservatorismo:
 

«Quando quattro milioni di persone sfilano per dire che fare caricature della religione degli altri è un diritto assoluto – e addirittura un dovere! – e nel momento in cui questi altri non sono nient’altro che le persone più deboli della società, si è perfettamente liberi di pensare di essere dal lato del bene, nel diritto, che si è un grande e formidabile paese. Purtroppo non è questo il caso. Prendere in giro sé stessi o la religione di un antenato è una cosa ma insultare la religione dell’altro è tutta un’altra storia. Utilizzare la blasfemia contro l’Islam significa umiliare i deboli della società che sono questi cittadini immigrati e discriminati».

Apriti cielo. Per il pamphlet di Todd interviene addirittura il primo ministro Valls, che accusa l’intellettuale di “odio di sé e della Francia” mentre Todd replica: «con la disoccupazione al 10% in un paese dove islamofobia e antisemitismo sono sempre più diffusi, l’ottimismo di Valls suona come l’ottimismo della Rivoluzione Nazionale del maresciallo Pétain», cioè un ottimismo dall’anima fascista.

Dan Kitwood/Getty Images

Nel frattempo contro Todd è partito il fuoco incrociato di caricaturisti, umoristi e benpensanti. Ma qual è il significato profondo della manifestazione dell’11 gennaio 2015? Todd, citando Marx, vi vede un episodio di «falsa coscienza» dall’ampiezza inaudita. Un esercito di sonnambuli che si drizzano come soldatini dietro un presidente (Hollande) scortato dall’oligarchia mondiale per difendere il diritto incondizionato a calpestare Maometto, un personaggio della storia, argomenta Todd, «centrale per la vita di un gruppo debole e discriminato della società francese». E anche una menzogna condita da una neo-filosofia, l’unanimismo (tutti sono d’accordo, trasversalmente, senza diritto di critica).

Emmanuel Todd il concetto di «neo-Repubblica, un oggetto sociopolitico bizzarro che agita gli slogan di libertà, uguaglianza e fratellanza mentre in realtà il Paese è pieno di diseguaglianze ed è divenuto ultraconservatore»

Ma, precisa Todd, in quel giorno i ceti popolari non erano certo Charlie, i giovani di periferia, i ragazzi delle cités e delle banlieues non erano certo Charlie, gli operai delle province e delle borgate disastrate di Francia non erano Charlie, il sottoproletariato urbano che fa funzionare la Francia ogni giorno non era nemmeno lui Charlie quel giorno. Ma allora chi era veramente Charlie? Com’è stato dunque possibile una simile frattura della società e come si è arrivati a escludere l’altro, il debole, il diverso e a tradire i valori della libertà, della fratellanza, dell’uguaglianza in nome del diritto alla satira o meglio alla blasfemia?

Nascita della Neo-Repubblica di Francia: liberté (?), inégalité, inimitié

Per spiegare cosa ha generato l’Esprit Charlie Emmanuel Todd introduce un nuovo concetto: la «neo-Repubblica», cioè «un oggetto sociopolitico bizzarro che continua ad agitare gli slogan grandiosi di libertà, uguaglianza e fratellanza – motto che ha reso la Francia celebre in tutto il mondo – mentre in realtà il Paese è pieno di diseguaglianze ed è divenuto ultraconservatore». Nella neo-Repubblica Todd vede un capovolgimento di tutto ciò che rappresentava la sinistra francese. Una sinistra che oggi, sotto l’egida del Ps (il Partito Socialista francese), è in realtà all’opposto da ciò che pretende di essere. Ha abbandonato, in nome del diritto alla satira, il sottoproletariato, i ceti deboli, gli operai, i discriminati della società, le minoranze. Insomma: la Francia di Hollande, continua Todd, ha incarnato addirittura un ruolo storico: quello di rivelare che la sinistra francese può conciliarsi con le istanze più ingiuste, che perpetrano le diseguaglianze più palesi.

La penna di Todd si fa poi più affilata. Parla dell’isteria della neo-Repubblica che in nome della lotta all’Islam radicale convoca ragazzini d’origine maghrebina di otto anni in questura. E della nevrosi che ha contaminato i media mainstream dominati dagli impulsi più bassi e non certo dalla ragione o dai lumi.

Todd passa poi a condannare l’antisemitismo delle banlieues, ma la sola idea che l’Islam sia in sé pericoloso per l’esistenza degli ebrei di Francia lo fa rabbrividire: «C’è un solo continente in cui gli ebrei sono stati massacrati – chiosa – e questo continente è l’Europa ». Ma insomma cosa ci ha insegnato lo spirito Charlie e cosa vuole dirci Todd con questo pamphlet? Niente di nuovo, in fondo. Che ci siamo fatti trascinare, che abbiamo smesso di pensare, che abbiamo trattato i musulmani come si faceva con gli ebrei negli anni ’30, mettendoli tutti nello stesso calderone e facendone un capro espiatorio. E che abbiamo creato una società ossessionata dal problema della sicurezza, una società più chiusa e selettiva. L’altro, il diverso, è stato bandito ed escluso per la sua stessa intrinseca diversità.

@marco_cesario

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