Lo Stampatello, la casa editrice per bimbi che spaventa i gruppi anti-gay

Lo Stampatello, la casa editrice per bimbi che spaventa i gruppi anti-gay

Boicottare e bloccare la diffusione dei libri pro-gender nelle scuole: è uno degli obiettivi delle manifestazioni di gruppi di estrema destra che, in memoria di una sinistra tradizione, invitano a bruciare i testi. Non sono trattati politici, né opere filosofiche. Al centro dei loro attacchi c’è anche una casa editrice per bambini: Lo Stampatello, di Milano. È nata dal desiderio di illustrare alle famiglie e ai bambini l’idea un diverso familiare diverso, quello formato da due mamme o due papà. Le titolari, Maria Silvia Fiengo e Francesca Pardi, sono legate da vent’anni e hanno quattro figli, avuti grazie alla gravidanza di sostegno. «Il progetto è nato perché la nostra prima figlia, all’età di 5 o 6 anni, voleva spiegare ai suoi compagni perchè avesse due mamme: da qui l’idea di realizzare queste storie per raccontare la nostra famiglia.», spiega Francesca Pardi.

Il loro motto è “parlami in stampatello”, perché vogliono proporre tematiche complesse con un linguaggio semplice e comprensibile a tutti. Come se fosse, per dirlo con una metafora, in stampatello. Fra i titoli più noti Perché hai due mammeQual è il segreto di papà e Il Piccolo Uovo: quest’ultimo ha avuto tre ristampe e può considerarsi il best seller della casa.

Una delle immagini rappresentative di Piccolo Uovo

Il libro racconta il viaggio di un piccolo uovo che non vuole nascere perché non sa dove andrà a finire. E parte alla scoperta dei tipi di famiglia più diversi in cui poter crescere, comprese quelle con genitori omosessuali.

«Chi è sceso in piazza suggeriva, con il suo gesto, che è naturale avere schifo degli omosessuali: così trasmetti ai tuoi figli lo schifo nei miei confronti ma non lo dici apertamente, vuoi che lui pensi che essere omosessuale è sbagliato e strano»

Diverse le iniziative organizzate contro la diffusione di questi testi nelle scuole di infanzia e contro il ddl Cirinnà, il disegno di legge che disciplina le unioni civili omosessuali e la convivenza in genere. Difendiamo i nostri figli” è lo slogan del Family Day, andato in scena a Roma lo scorso sabato. Più di un milione di partecipanti, secondo gli organizzatori, con un’età media molto bassa – per la presenza di molti bambini con giovani mamme e papà. «Chiediamo un confronto democratico e popolare con chi si oppone legittimamente a questa nostra opinione», spiega Mario Adinolfi intervistato da Radio Popolare.

Ma il Family Day non è l’unica manifestazione pubblica in programma: sabato 27 in piazza Oberdan a Milano, avrà luogo il corteo indetto da Forza Nuova contro “Case editrici e titoli di promozione delle teorie gender”. A tal proposito Francesca Pardi chiosa: «Non credo ci sia una grande difficoltà a confrontarsi, anzi ce n’è sempre meno. Ma nonostante questo ci sono alcune istituzioni e persone che faticano ad adeguarsi al cambiamento, trovano difficile abbandonare la loro concezione tradizionale. Chi è sceso in piazza suggeriva, con il suo gesto, che è naturale avere schifo degli omosessuali: così trasmetti ai tuoi figli lo schifo nei miei confronti ma non lo dici apertamente. Vuoi che lui pensi che sia sbagliato e strano». 

Già i governi Monti e Letta avevano promosso la diffusione dei volumi “educare alla diversità a scuola” nelle scuole primaria e secondaria. L’associazione di promozione sociale Scosse ha ideato un progetto chiamato “La scuola fa la differenza”, realizzando un corso formativo in sedici istituti a Roma contro gli stereotipi di genere.

I progetti hanno inevitabilmente suscitato critiche soprattutto a destra e tra i cattolici, che ritengono pericolosa la distribuzione dei libri di testo a tema omosessuale nelle scuole primarie. Così il movimento cattolico Militia Christi ha pubblicato sul proprio sito una lettera rivolta ai Presidi delle Scuole di Infanzia, esprimendo dissenso riguardo la propaganda della cosiddetta teoria del gender fra i bambini. «Non crediamo di esagerare dicendo che siamo all’acme dell’ideologismo, calpestando, ancor prima dell’etica, la scienza antropologica, la psicologia infantile e quel buon senso oggettivo che è espressione massa della retta ragione».

Al centro del dibattito c’è la cosiddetta “teoria del genere”. Si tratta di un’ideologia che nega la distinzione e l’esistenza fra i diversi sessi ma che determina una totale libertà nella scelta individuale. Ma, nonostante ciò che dicono i gruppi cattolici conservatori, non esiste

Al contrario, un documento dell’Associazione Italiana Psicologi sostiene che «favorire l’educazione sessuale nelle scuole e inserire nei progetti didattico-formativi contenuti riguardanti il genere e l’orientamento sessuale non significa promuovere un’inesistente “ideologia del gender”, ma fare chiarezza sulle dimensioni costitutive della sessualità e dell’affettività, favorendo una cultura delle differenze e del rispetto della persona umana in tutte le sue dimensioni». Il grande accusato che emerge da questi dibattiti è la cosiddetta “teoria del genere”. Un’ideologia che nega la distinzione e l’esistenza fra i diversi sessi ma che determina una totale libertà nella scelta individuale: un’interpretazione forzata che viene portata avanti da ambienti cattolici e conservatori per creare consenso intorno a posizioni omofobe e sessiste.

 https://www.youtube.com/embed/uY5Cj5zWRYM/?rel=0&enablejsapi=1&autoplay=0&hl=it-IT 

MESSAGGIO PROMOZIONALE

«Chi è che vuole negare la differenza tra maschi e femmine? E quando sarebbe successo? Rispondere è facile: nessuno e mai. Tuttavia da qualche tempo è emersa questa strana e inesistente creatura, metà fantasia, metà film dell’orrore: è l’ideologia gender», scrive la bioeticista Chiara Lalli su Internazionale. Per Maria Silvia Fiengo, ai microfoni di Radio Popolare, siamo di fronte a «un bersaglio messo davanti alle famiglie omogenitoriali, ora si vuole creare un po’ di sessofobia per chiudere le porte a un discorso di tolleranza».

Spesso viene ribadita l’impossibilità di costruire e crescere figli con dei genitori omosessuali. «Alla base c’è un’idea diversa sull’educazione – risponde Francesca Pardi – i bambini diventano ciò che sono, non quello che vuoi che siano. La missione di un genitore è quella di insegnare a un bambino ad essere felice con se stesso e con gli altri. I genitori omosessuali non aumentano le possibilità che il figlio sia omosessuale, ma in questo molte persone hanno convinzioni false sui ruoli genitoriali. Hanno interiorizzato un giudizio negativo degli omosessuali ma hanno una concezione superficiale di questo schema. La loro formazione ha funzionato come qualsiasi altro bambino, ognuno con le sue caratteristiche».

Anche perché, continua lo psichiatra Francesco Comelli, « la crisi dell’ideologia e della religione ha coinvolto tutte le formazioni umane. Mettere al mondo i figli non è più un compito legato alla richiesta divina ma è qualcosa che segue un narcisismo a volte sano a volte meno, ma slegato dall’ideologia e dalla religione. Ora procreare è legato più a codici narcisistici personali. Il sesso biologico non corrisponde sempre a essere mamma o papà: questa è un’interessante sfida della contemporaneità».

Ma non ci sono solo manifestazioni contro i diritti degli omosessuali: fino a domenica 28 giugno, a Milano si celebra la Pride Week. L’idea è quella di coinvolgere più persone possibili per dialogare e porsi domande: perché non esistono soltanto posizioni estreme ma ci sono anche opinioni mediate. E Silvia Giacomini, in onda su Radio Popolare, si rivolge a tutta Milano: «Venite a trovarci, fateci tutte le domande che volete e discutete con noi».

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter