Non ci sono altre misure fiscali che possono trasformare 70 milioni di soldi pubblici in 800 milioni di investimenti privati, con un moltiplicatore pari a 12. È da qui che bisogna partire quando ci si chiede se il governo abbia messo sul piatto troppi soldi per convincere Audi a far produrre il Suv della Lamborghini – Urus – a Modena anziché in Slovacchia, dove il gruppo Volkswagen (di cui Audi fa parte) produce già i Suv Cayenne della Porsche, Q dell’Audi e Touareg della Volkswagen.
Il governo ha chiuso la partita mettendo sul piatto “fino a 70 milioni” (e non 80-100 come riportato dalla stampa) per superare la concorrenza di Bratislava. Che avrebbe offerto la stessa cifra come incentivo fiscale. Anzi, avrebbe potuto metterne di più, perché le regole dell’Unione europea sulla coesione sociale avrebbero consentito una spesa maggiore. L’Italia, invece, ha messo sul piatto il massimo incentivo possibile per non infrangere le regole di Bruxelles e ha portato a casa il risultato dopo un negoziato complesso iniziato alla fine dello scorso ottobre.
Il governo slovacco avrebbe offerto la stessa cifra dell’Italia come incentivo fiscale. Anzi, avrebbe potuto metterne di più, perché le regole Ue sulla coesione sociale lo permettono
I soldi pubblici hanno sicuramente pesato, ma l’impressione è che i tedeschi hanno avuto di fronte quello che si aspettano: una pubblica amministrazione che si è mossa in modo coerente, con il ministero dello Sviluppo economico, Invitalia, la Regione Emilia-Romagna, oltre che con la presidenza del Consiglio. Anche l’atteggiamento dei sindacati dei metalmeccanici ha aiutato. A Modena sarà applicato un modello contrattuale ricalcato da quello tedesco e sono stati richiesti incrementi di produttività non piccoli. Il fatto che sia arrivata una risposta positiva dai sindacati è forse il segnale che il successo dell’operazione Fca a Melfi ha lasciato il segno.
La produzione di 3.000 Suv Urus all’anno dovrebbe portare a 500 posti di lavoro, metà dell’incremento di Melfi annunciato qualche mese fa. La speranza del governo, tutta da verificare, è che l’accordo porti a nuovi investimenti del gruppo Vw-Audi, sia per l’altro marchio italiano rilevato negli anni scorsi, la Ducati, sia per la Volkswagen, che a Verona ha il principale centro logistico mondiale.
Gli investimenti di Audi saranno di 700-800 milioni, di cui 350 milioni tra ricerca, sviluppo sperimentale e design, 120-150 per l’investimento produttivo e il rimanente dato dal “tooling”
Gli investimenti di Audi saranno di 700-800 milioni, di cui 350 milioni tra ricerca, sviluppo sperimentale e design, 120-150 per l’investimento produttivo e il rimanente dato dal “tooling”, ossia acquisti da fornitori, molti dei quali saranno italiani, mentre altri saranno fornitori internazionali di Audi. L’indotto locale vanta nomi storici come la Carrozzeria Imperiale di Mirandola (Modena), che cura la verniciatura della Aventador, oltre ad avere una scuderia sportiva. Un nuovo modello richiederebbe circa duemila parti.
Dal punto di vista industriale, la bilancia poteva pendere da qualsiasi parte, perché il Suv, che dovrebbe essere prodotto dal 2018, è il primo realizzato da parte di Lamborghini. Sarà un oggetto particolarmente complesso, su cui ci sarà da fare molta ricerca e sviluppo. In altri termini, finora è una macchina vuota. Secondo esperti del settore sarà completamente diversa dagli altri Suv del gruppo Audi, così come da quello della Maserati di prossima realizzazione. Sia per le caratteristiche sia della carrozzeria (che dovrebbe avere parti in carbonio) sia per quelle del motore, che dovrebbero renderla un “dragster” più simile a una Lamborghini, per cavalli, rumore e velocità, rispetto a un Cayenne, che è guidabile da una signora in tacchi a spillo.
Il Suv della Lamborgini non è un progetto nuovo ha rischiato in questi anni di saltare. Dopo la prima fase di progettazione, il modello è stato presentato al Salone di Shanghai nel 2012 e ripresentato in altre occasioni. Stando a quanto riportato dalla stampa di settore, il gruppo Audi avrebbe creduto per lungo tempo poco al progetto, a causa del rallentamento della domanda nei Paesi del Medio Oriente, mentre la Lamborghini ha insistito sulla sua bontà. La produzione, prevista inizialmente per il 2017, è slittata al 2018. Mettere un punto fermo riguardo a questo progetto non era scontato.
La linea del Mise si conferma quella di stare lontani dalle grandi visioni e intervenire caso per caso
Ora bisogna verificare se l’esperienza sarà “ampiamente replicabile, anche in altri settori”, come ha sostenuto il governo. Di certo sono in corso colloqui con altri gruppi e, tra le crisi che si moltiplicano, negli scorsi mesi si è manifestato un interesse verso l’Italia da parte di multinazionali che non si vedeva da qualche anno.
Sembra confermata, al di là dei dettagli, la linea del governo di stare lontano dalle grandi visioni di politica industriale. La strategia rimane quella di intervenire per cogliere le occasioni, quando si presentano, e allo stesso modo intervenire sulle emergenze. Un pragmatismo assoluto, figlio di un Paese che a differenza di altri tende a dividersi ed è molto difficile da tenere unito dietro una bandiera. Se la sistematizzazione di un tema come l’Industria 4.0 è avvenuta a Berlino e non in Italia – che ne sarebbe stata la sede naturale – un motivo ci sarà. Resta da capire se questo approccio sarà sufficiente con la disoccupazione ai massimi storici e di fronte a una velocità dell’innovazione che riempie i nostri distretti industriali di campi minati.