Cari maturandi, non è questo il caso che vi riguarda. La vostra è la scuola tradizionale, l’homeschooling è un’altra cosa. Un percorso educativo indipendente dalle mura statali che consente ai genitori di istruire i propri figli in modo diretto e autonomo. Senza l’obbligo di rivolgersi alle istituzioni scolastiche e senza seguire i classici ritmi di interrogazioni, compiti e verifiche. Al centro c’è l’insoddisfazione nei confronti del sistema scolastico tradizionale. Il genitore dell’homeschooler percepisce l’educazione del figlio nei termini di esaltazione dell’individuo, eliminazione di stress ed importanza al contesto familiare. Un contesto in cui il bambino possa apprendere un programma scolastico promuovendosi come protagonista. Un percorso simile non ha mancato di far discutere. La prima obiezione (la più ovvia) riguarda l’isolamento del bambino, che, allontanato da un ambiente di socializzazione, non sarà capace di inserirsi nelle relazioni con le altre persone. Nè di affrontare correttamente le difficoltà della vita.
“L’homeschooling non è una cosa da ricchi: noi ci organizziamo, andiamo ai musei quando ci sono gli sconti, mio marito lavora. E anche io, da casa”
Erika di Martino, ex insegnante, madre di quattro (a breve cinque) bambini, tutti rigorosamente homeschooler, difende un percorso che «riprende i programmi ministeriali – talvolta anche con gli stessi libri -, li personalizza e li adatta ai ritmi e alle propensioni del bambino».
Cos’è l’educazione parentale?
È un’istruzione alternativa a quella della scuola tradizionale. La modalità di apprendimento è slegata da qualunque obbligo: può essere svolta in famiglia così come in un gruppo di persone, direttamente dai genitori o da un precettore privato, all’interno delle mura della casa o anche al di fuori.
Perché in Italia non è particolarmente diffusa mentre in Paesi come la Gran Bretagna sembra avere successo?
Negli Stati Uniti, in Canada e in Inghilterra è una pratica già avviata, mentre in Spagna, in Italia e in Francia i casi sono pochi. Fino a oggi si contano circa mille famiglie nel nostro Paese. Questo spiega perché da noi non se ne parli, anche se il fenomeno è in aumento. Recentemente a Rimini si è tenuto un incontro internazionale che ha riscosso grande successo.
Quanto costa un percorso homeschooling?
Sfatiamo il mito che l’homeschooling sia per ricchi: noi ci organizziamo, andiamo ai musei quando ci sono gli sconti e quando non c’è nessuno, così che ce li si possa godere meglio e con più tranquillità. Mio marito lavora e anche io lavoro da casa. Basta sapersi organizzare ed essere consapevoli di che tipo di percorso si sta intraprendendo.
Il bambino che fa homeschooling si inserisce apprende in modo naturale. Non deve aspettare di uscire dalla maturità (e dal ciclo scolastico) per entrare nella società
Come si potrebbe migliorare il sistema scolastico tradizionale?
I ragazzi dovrebbero essere messi a loro agio. Ad esempio si potrebbe togliere l’esame di fine anno e magari introdurre gli studi di gruppo. Già di per sè la vita presenta molte ansie a cui non ci si può sottrarre. È inutile incrementare la dose. I ragazzi non devono per forza essere messi alla prova. L’acquisizione della capacità di affrontare le difficoltà viene naturalmente. È la vita a fornire ostacoli inevitabili.
Il mondo di un bambino si divide tra compagni di classe, professori e compiti a casa. Quello dell’homeschooler?
L’homeschooler ha a disposizione tutto il mondo. Non è come lo studente tradizionale, che trascorre le giornate chiuso in una stanza a imparare nozioni con l’ansia del voto e che ha, come centro, solo la scuola. L’homeschooler apprende in modo naturale. Questo risponde anche a chi dice che il bambino che studia a casa riscontra difficoltà nella socializzazione. Non deve aspettare di uscire dall’esame di maturità per entrare nella società.
Quali sono i maggiori svantaggi dell’homeschooling?
Non sempre la società accoglie in modo positivo un percorso di questo tipo, o perché giudica negativamente ciò che non conosce o perché è “abituata” a un altro sistema educativo. Talvolta per società si intende anche il resto della stessa famiglia. Essendo un percorso soggettivo che coinvolge interamente non solo il bambino ma anche il genitore, consiglio l’istruzione alternativa solo a quei genitori che siano consapevoli della difficoltà di tale percorso, che siano disposti a essere coinvolti in modo pressoché totale e che credano in un tipo di educazione come questo. L’homeschooling non è una scelta che va bene per tutti.
Se fino ad ora avevamo la certezza che la scuola fosse obbligatoria fino ai quindici anni, giova considerare il punto di vista dei promotori della scuola parentale. Le famiglie fanno appello alla legge italiana, che inserisce nella fascia di età 6-15 anni l’obbligo non di “andare a scuola”, bensì quello di “istruzione”. È questo il cavillo che impugnano i genitori dell’homeschooling.
Come si comporta la legge riguardo l’homeschooling?
L’istruzione alternativa è in Italia una pratica legale. Gli esami (facoltativi) che un homeschooler può conseguire sono due: la licenza media o la maturità e l’esame d’idoneità. Perché si possa continuare l’educazione parentale i genitori devono fornire una dichiarazione annuale in cui dimostrino di avere le adeguate disponibilità economiche e formative per educare il figlio. La famiglia può per diritto chiedere che il figlio si sottoponga ad un esame di idoneità o che consegua una licenza media/liceale, ma non è un dovere. L’esame è obbligatorio solo qualora l’homeschooler voglia entrare nel percorso formativo tradizionale.
Come si consegue la licenza liceale?
L’homeschooler si presenta come privatista, per cui occorre mettersi d’accordo con i dirigenti scolastici della struttura in cui si è scelto di dare l’esame. Deve inoltre disporre del diploma di terza media per poter accedere all’esame di maturità. In ogni caso, a meno che l’homeschooler non voglia intraprendere un percorso universitario, non è obbligatorio sottoporsi all’esame di maturità.
Come vengono accolti all’esame di maturità?
Per il diploma del liceo non si presentano particolari ostacoli. È presente una commissione statale e il contesto è più adulto. Atteggiamenti indisponenti si possono invece incontrare nel caso in cui l’homeschooler voglia rientrare in un ciclo di tipo elementare, in quanto le scuole si possono dimostrare più ostili all’educazione parentale.
L’homeschooling non è l’unico percorso che ritiene insufficiente l’attenzione del sistema scolastico tradizionale nei confronti del singolo bambino.Spesso si fa riferimento al metodo steineriano per giustificare l’esistenza dell’homeschooling. È un errore, almeno stando al parere di Erika di Martino e all’intervento della dottoressa Maria Teresa Torri, pediatra specializzata nella pedagogia Waldorf, fondata da Rudolf Steiner.
L’educazione parentale segue il pensiero steineriano e il metodo Montessori?
Erika di Martino: entrambi vengono adattati all’esigenza del bambino. L’educazione parentale ha dei tratti in comune con Steiner, ma non segue rigidamente il suo pensiero, che si concretizza in una scuola a sé. La cartina tornasole dell’homeschooling è la felicità tanto del bambino quanto della famiglia. È un percorso eclettico: tanto l’homeschooling quanto l’unschooling sono dei percorsi soggettivi, privi di regole ben definite, che pongono al centro l’importanza dell’individualità del bambino e cercano di determinarne la felicità.
Maria Teresa Torri: il pensiero steineriano, il metodo Montessori e l’homeschooling si accomunano soltanto per l’importanza data alla centralità del bambino. Per ogni altro aspetto, Steiner si discosta completamente dall’educazione parentale. Il nucleo del suo metodo verte sull’entusiasmo per la bellezza del mondo, da qui nasce il desiderio di contribuire al miglioramento dell’umanità. Insieme al metodo Montessori (nato per reintegrare nella società i figli di internati psichiatrici), quello steineriano (nato nel contesto operaio successivo alla Prima Guerra Mondiale) compie una ricerca per migliorare il metodo d’apprendimento senza disfarsi dell’aspetto della socialità. L’homeschooling elimina il problema alla radice e porta il bambino in una dimensione tutelata ai massimi livelli. Se la scuola tradizionale non tiene conto del bambino in sé ma, al contrario, dà spazio esclusivamente all’apprendimento e alla società, allora bisogna dire che lo studente homeschooler, più che vivere immerso in essa, la osservi dall’esterno.
* Studentessa del Liceo Classico Parini di Milano, in stage a Linkiesta