Occident Ex-PressVisco: “La crisi ci ha ricordato l’importanza del rispetto delle regole”

Visco: “La crisi ci ha ricordato l’importanza del rispetto delle regole”

«Abbiamo utilizzato il light touch – la mano leggera – con la finanza e le banche». Passa da Trento il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, nel viaggio verso nord che lo porterà fino a Francoforte per il Consiglio Direttivo della Bce, dove incontrerà Mario Draghi, il suo ex superiore a Via Nazionale, e attuale presidente della Bce. Visco è relatore al Festival dell’Economia, dove il clima è più rilassato e cordiale di quello che lo aspetta in Germania : «Non chiedetemi nulla perché non posso parlare, ma voi avete buona immaginazione». Lascia intendere che all’incontro si parlerà di Grecia – la principale spina nel fianco di qualunque summit europeo nelle ultime settimane.

Nel suo discorso a Trento, invece, parte da lontano: «La crisi non comincia nel 2007, quello è solo un momento che definirei consueto dello sviluppo capitalistico, intrinsecamente instabile». Anche perché «tutto ciò che avvenuto negli ultimi sette anni è figlio dei trenta che li hanno preceduti». Si riferisce alla deregulation degli anni ’80, che «è stata la risposta ai fallimenti del pubblico negli anni ’70, quando la politica economica e monetaria degli Stati non è riuscita a rispondere all’ondata di inflazione petrolifera e alla disoccupazione».

Aggiunge anche altro. Uno spartiacque è stata la fine della Guerra fredda e il crollo del blocco orientale: «Avevamo un mondo aperto da colonizzare». Quell’euforia ha prodotto, sostiene, scelte sbagliate: «In Inghilterra la vigilanza bancaria è stata addirittura delegata a un’autorità diversa dalla Bank of England. Negli Usa hanno fatto prestiti eccessivi alle famiglie convinti che le prospettive di reddito non sarebbero mai crollate. Quando questo è avvenuto nessuno aveva più un dollaro per ripagare i debiti».

Insomma, il Governatore della Banca d’Italia ha un lungo elenco di «errori non colpe», come li definisce lui, imputabili agli intermediari dei mercati e ai regolatori: «Sono stati valutati alcuni prodotti finanziari secondo schemi e modelli che prevedevano solo prolungate fasi di crescita e stabilità». Poi «alcuni manager hanno guardato solo ai profitti di breve periodo – anche perché i loro bonus dipendevano da quelli – a scapito della stabilità di medio-lungo periodo del proprio gruppo». E da ultimo, «le politiche economiche e monetarie hanno guardato solo alla stabilità dei prezzi, ma non tutti i prezzi sono uguali: non ci si è accorti delle bolle nel settore immobiliare o di quella della new economy all’inizio degli anni 2000».

Tanta era la fiducia che, «un mese prime che saltasse la Lehman Brothers, il capo economista del Fondo Monetario Internazionale, Olivier Blanchard, scriveva in un rapporto ufficiale che la situazione era serena, nessuna avvisaglia di tempesta. Oggi sappiamo che le tempeste avvengono, prevedere quando avvengono è impossibile, ma creare un contesto che ne limiti gli impatti negativi, ecco, questo abbiamo imparato a farlo».

Si dice ottimista sul futuro: «La crisi ci ha obbligato ha prese di posizione forti, ha portato a una nuova ondata di sentimento regolatore» che Visco crede necessario «perché l’economia e la finanza vanno guidate». Per cui «sono stati fatti progressi in tema di leva finanziaria, il livello d’indebitamento in funzione dei prestiti», e «abbiamo rivisto i requisiti di liquidità anche in prospettiva dell’unione bancaria». Si sono ottenuti successi durante incontri istituzionali e summit che prima sembravano quasi obsoleti, sostiene Visco, «nel G20 del 2009 a Londra mettemmo le basi per una regolamentazione finanziaria condivisa e non frammentata – credo sia l’unico successo del G20».

Lascia Trento, nell’ultimo giorno del Festival, con quello che pare tanto essere un monito: «Se sarà necessario perdere un po’ di efficienza per garantire la sicurezza del sistema economico, sappiamo da che parte stare».