Arrivano le primarie e Podemos si spacca: «Vogliamo le alleanze»

Arrivano le primarie e Podemos si spacca: «Vogliamo le alleanze»

Podemos ha dato il via alle operazioni che porteranno alle primarie per la scelta del candidato alla guida del governo e per i candidati al parlamento. Grande fermento nel partito nato dal movimento degli indignados, ma anche qualche dissapore. Il regolamento approvato dal Consejo Ciudadan, massimo organo di direzione del partito, prevede che le primarie siano aperte, con una circoscrizione unica, nazionale, per i candidati alla carica di primo ministro e al Congresso dei Deputati. E un collegio regionale per le liste degli aspiranti candidati al Senato. Ogni elettore avrà la possibilità di votare in blocco una lista prescelta (lista plancha), oppure di scegliere tra candidati appartenenti a liste diverse. Per la Camera, tuttavia, le liste non copriranno l’intero numero di candidati da proporre alle elezioni, al fine di lasciare liberi alcuni posti per candidature “indipendenti” o espressione di movimenti sociali e altre forze politiche. 

Al vertice del partito è riservata un’eventuale iniziativa di “correzione” dei risultati, qualora le liste non rispondessero pienamente ai criteri stabiliti con riferimento all’equilibrio di genere, o se impedissero un coinvolgimento adeguato di personalità esterne, del mondo politico o delle professioni. Il calendario prevede che le candidature siano formalizzate tra il 6 e il 10 luglio. La pubblicazione delle liste è prevista invece per il 13 luglio, mentre la campagna elettorale si svolgerà contemporaneamente alle operazionI di voto, tra il 17 ed il 22 luglio.

Cinquemila simpatizzanti e più di 700 eletti nelle istituzioni che stanno provando a convincere il vertice del partito a rivedere quelle regole. Ma servono 37mila firme

Fatto il regolamento, nel partito sono iniziati subito i mal di pancia. Già in sede di discussione e di approvazione nel Consejo Ciudadan c’erano state voci di dissenso, tra cui quella di Teresa Rodríguez, leader di Podemos in Andalusia, che ha pure votato contro. Ora il dissapore prende una piega più strutturata, con almeno 5mila simpatizzanti e più di 700 eletti nelle istituzioni che stanno provando a convincere il vertice del partito a rivedere quelle regole. L’iniziativa è stata battezzata “Podemos es participación” e prevede, da qui al prossimo fine settimana, di raccogliere le firme necessarie per chiedere la convocazione di una consulta ciudadana. Per adesso, oltre a Teresa Rodríguez, spiccano i nomi di Laura Pérez Ruano per la Navarra, del sindaco di Cadice José María González Santos, meglio conosciuto come “Kichi”, degli eurodeputati Miguel Urbán e Lola Sánchez e di decine di deputati regionali e consiglieri comunali eletti lo scorso 24 maggio.

I promotori della petizione contestano la chiusura nei confronti di altre forze politiche della sinistra, a cominciare da Izquierda Unida

Forse non riusciranno nell’impresa, visto che servirebbero 37mila firme in base allo statuto del partito, il 10 per cento degli iscritti. Nondimeno, la loro opposizione sta facendo rumore, soprattutto sulla stampa nazionale, interessata ad accreditare l’idea che Podemos sia una forza al tempo stesso verticistica e litigiosa. Ma cosa contestano i promotori della petizione? In primo luogo la scelta del collegio unico nazionale e l’impianto sostanzialmente maggioritario della regola elettorale. Poi la chiusura nei confronti di altre forze politiche della sinistra, a cominciare da Izquierda Unida, privilegiando la cooptazione nelle proprie liste di singoli esponenti delle stesse, in luogo di un accordo politico e di governo a largo raggio.

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MESSAGGIO PROMOZIONALE

«Non siamo qui per riproporre un nuovo “frontismo di sinistra”, piuttosto le nostre liste dovranno essere di “unità popolare”», ha rintuzzato Íñigo Errejón, il giovanissimo segretario politico di Podemos. Pablo Iglesias, da parte sua, ha ricordato che le regole per le primarie sono state legittimante approvate dal Consejo Ciudadan e che le stesse godono di un largissimo consenso nel partito. «Rispetteremo lo statuto – è stata la sua dichiarazione -, intanto  continuiamo con la nostra tabella di marcia». A parte gli aspetti formali, relativi al sistema elettorale ed al potere decisionale e di interdizione della direzione centrale, la questione di fondo rimane comunque quella delle alleanze, vero nodo da sciogliere in vista delle elezioni del prossimo autunno. A livello locale si stanno sperimentando accordi di governo anche col Psoe, ma per le elezioni politiche di novembre a prevalere è l’idea che si debba investire sulla “novità” rappresentata da Podemos, evitando compromissioni col sistema dei partiti tradizionali. E a pensarci bene, l’idea non sembra affatto peregrina.

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