Ingegnere disoccupato in Italia, viene assunto alla Nasa

Ingegnere disoccupato in Italia, viene assunto alla Nasa

È volato negli States, Roberto Carlino. Dalla sua Napoli. Ma è come se fosse volato sulla Luna. A bordo di uno degli shuttle hollywoodiani che un giorno potrebbe progettare lui. E da lì guarda l’Italia piccola piccola. E lontana, attraverso un cannocchiale. In mezzo, oltre all’oceano Atlantico, un abisso fatto di precarietà e occasioni mancate. Quelle che quest’ingegnere aerospaziale di 26 anni cresciuto, laureato e specializzato nel Belpaese, ha conosciuto negli ultimi due anni della sua vita prima di fare le valigie ed essere assunto dalla NASA, l’agenzia aerospaziale più famosa del mondo.

Un biglietto di sola andata con cui si è aggiunto alla folta schiera di cervelli in fuga dall’Italia. «C’è crisi. Il Governo ha tagliato i fondi e non ci sono margini per assumerti», gli avevano fatto sapere tramite una nota azienda romana dopo sei mesi di stage gratuito. Una stretta di mano e via, a casa. Per fortuna che pochi giorni prima Roberto aveva ricevuto la mail della sua vita: «La NASA mi aveva chiamato per un tirocinio di 6 mesi. Tremila dollari per fare il mestiere che avevo sempre sognato». E alla fine di quello stage, l’offerta di un contratto a tempo determinato. Una vita rivoluzionata. In meglio. «In California sto benissimo. Servizi che funzionano, professionalità e tante occasioni di lavoro in un ambiente dove sono quasi tutti giovani».

Roberto Carlino, ingegnere precario, un altro cervello in fuga dall’Italia. Dopo uno stage gratuito, niente assunzione nel Belpaese. Poi la chiamata della Nasa: 3mila dollari al mese per il lavoro di una vita

Un’utopia, nell’Italia dei raccomandati e dei gerontocrati. Eppure Roberto ce l’aveva messa tutta per restare nel suo Paese. La passione per lo spazio si era manifestata già a otto anni. Invece di giocare con le figurine e alla Play Station, il futuro ingegnere preferiva maneggiare modellini spaziali e leggere libri di astronomia. Dopo il liceo scientifico Mercalli di Mergellina, gli anni sudati alla facoltà di Ingegneria Aerospaziale della Federico II. Appena 200 iscritti l’anno. Infine la tesi a Bruxelles sulla fluidodinamica gravitazionale con 110 e lode e il plauso della commissione. Peccato che dopo tante soddisfazioni accademiche lo aspettasse il deserto: «Cominciai a inviare primi curricula in giro per l’Italia. All’ESA, all’ALENIA e ad altre società blasonate. Senza successo. Alcuni non mi rispondevano neanche», racconta lui con un una punta di sarcasmo.

Da lì la decisione di prendersi una pausa di sei mesi e volare in Australia per fare un’esperienza di vita, mantenendosi il soggiorno come barista e cameriere. «A dicembre 2013 tornai poi in Italia per iscrivermi al Master in satelliti e piattaforme orbitanti a Roma››, prosegue Roberto. Ed è proprio nell’ambito di quel master che gli viene data la grande occasione: un viaggio in America, nella Silicon Valley, in visita presso le grandi aziende aerospaziali californiane. «Abbiamo presentato alla NASA un progetto sviluppato durante il master. Feci una buona impressione. – spiega il ventiseienne napoletano – Così presi contatti con i dirigenti del centro, sognando un giorno di poter lavorare con loro».

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MESSAGGIO PROMOZIONALE

E il sogno si è avverato, poi, proprio mentre in Italia si compiva il destino di qualsiasi altro laureato precario: lo stage presso l’azienda romana previsto dal master si era concluso. La società per cui aveva lavorato sei mesi gli comunica che non c’è spazio per lui. »La solita barzelletta – dice Roberto. Dicevano che il Governo aveva tagliato i fondi. Per fortuna che contemporaneamente avevo sostenuto due colloqui con la NASA. Mi offrivano una proposta di tirocinio presso la sede di Mountain View». Per intenderci: a due passi da Google.

Ora Roberto lavora a vari progetti. Tra cui “Mars Sample Return”, la missione che prevede l’invio di una sonda su Marte per il futuro recupero di campioni di roccia

Ora Roberto lavora a vari progetti. Tra di essi “Mars Sample Return”, la missione che prevede l’invio di una sonda su Marte per il futuro recupero di campioni di roccia. Oppure il “Light Force Project”, cioè la costruzione di stazioni laser capaci di deviare l’orbita di detriti spaziali in rotta di collisione con i satelliti terrestri. Roba da fantascienza, insomma. Altro che l’Italia. «Per il momento è un sogno ogni giorno che mi sveglio qui – conclude. Non ho intenzioni di tornare a Napoli. Essere rifiutato a Roma ed essere accettato qui è stato il momento più bello della mia vita».