«Pisapia merita rispetto e non accuse di scarsa determinazione». Recita così un comunicato partito nel weekend dallo staff di Emanuele Fiano, deputato del Partito Democratico e candidato alle primarie di centrosinistra per le comunali di Milano. I nomi di chi ha infangato l’immagine dell’attuale sindaco non ci sono, ma è abbastanza chiaro che l’accusa fosse rivolta proprio a quel Pierfrancesco Majorino che, parlando con Radio Popolare, aveva dichiarato: «Nessuno può pensare di farcela da solo. Alcune scelte dovevamo prenderle con più determinazione». Siamo già al fuoco incrociato delle dichiarazioni e dei comunicati, è finita la settimana del galateo politico in cui Fiano e Majorino non avevano fatto altro che scambiarsi sorrisi e complimenti. Le primarie saranno pure una partita interna «con cui scegliere il migliore per battere il centrodestra. E il migliore non si decide guardandoci l’ombelico ma interpellando i cittadini e gli elettori», sostiene Fiano. Ma nonostante le dichiarazioni di principio e gli appelli all’unità, nessuno vuole perdere in nome di un malinteso fair play.
Siamo già al fuoco incrociato dei comunicati, è finita la settimana del galateo politico in cui Fiano e Majorino non avevano fatto altro che scambiarsi sorrisi e complimenti
Comincia da piazza 24 Maggio, all’entrata del mercato coperto, la campagna elettorale di Emanuele Fiano per le primarie del centrosinistra a Milano. Il deputato del Partito Democratico cammina lungo la nuova Darsena, inaugurata a fine aprile da Pisapia, uno dei luoghi che l’amministrazione uscente del capoluogo lombardo ha elevato a proprio successo politico. Un giro fra i commercianti a orario aperitivo nella serata di venerdì 10 luglio, a poche ore dall’ufficializzazione della candidatura del suo primo competitor, l’assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino. Lungo la Darsena e poi sui Navigli per parlare con quell’elettorato – professionisti, terziario, partite Iva e proprietari di locali – che la sinistra storicamente fa fatica ad intercettare, soprattutto Milano. I problemi di cui si parla sono noti da decenni: il carico fiscale, la burocrazia, l’impatto di Expo, ridotto rispetto alle aspettative dei commercianti. Fiano ascolta, non propone soluzioni. Ma è chiaro che anche su questi temi, non certo tradizionali per la sinistra, si può sorpassare i propri concorrenti.
Tra la manciata di militanti presenti al primo appuntamento di campagna elettorale circola già qualche malumore per le strategie di comunicazione in campo. Majorino ha riempito la sala principale del Teatro Litta e i giardini adiacenti, con tanto di diretta su twitter dell’evento e un nutrito parterre di ospiti invitati a parlare. Sulla Dasrena invece si fa vedereMattia Mor, l’imprenditore trentaquattrenne ligure adottato da Milano, formatosi alla Bocconi e fondatore del marchio Blomor – brand di livello internazionale nel settore della moda. A Linkiesta racconta di essersi avvicinato alla politica nel 2012, durante il primo tentativo – fallimentare in quel caso – di scalata al PD da parte dell’ex sindaco di Firenze, Matteo Renzi.
Mattia Mor, 34 anni, imprenditore nella moda, bocconiano. Il nuovo centrosinistra milanese riparte dai giovani di Confindustria
Da settimane Mor presenzia a tutti gli eventi del centrosinistra milanese, ma adesso ufficializza il suo appoggio a Emanuele Fiano, per il quale segue innovazione, start up e sharing economy. Mor è il responsabile del Forum Innovazione del PD lombardo, si è ritagliato il ruolo di mediatore tra il partito erede dei DS e le istanze dei giovani della Confindustria – ha partecipato all’assemblea nazionale svoltasi a Santa Margherita Ligure. Non rivendica ancora nessun ruolo fra gli addetti di Fiano, se non quello di simpatizzante e consulente. Ma tra quaranta giorni, dopo il suo rientro da un viaggio di lavoro nel sud-est asiatico, quandosi entrerà nel vivo delle primarie che dovrebbero svolgersi in autunno, non è detto che la sua posizione rimanga marginale. E forse nella testa di Fiano già si profila l’idea di portarlo con sé dentro la futura giunta comunale, se mai dovesse vincere.
MESSAGGIO PROMOZIONALE
Se Majorino ha chiamato a raccolta i suoi interlocutori privilegiati, come gli attivisti dei comitati e i volontari che hanno assistito i profughi della stazione Centrale, Fiano parte da uno slogan di tre parole: «Una Milano viva, sicura e democratica». La parola chiave è proprio sicurezza: su questo tema si giocherà buona parte della partita con il centrodestra, a maggior ragione se il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, dovesse decidere di gettare il cuore oltre l’ostacolo e candidarsi per Palazzo Marino. «La destra specula sul terrore, ci vuole investire sopra, desidera che la gente abbia paura. So che l’insicurezza esiste e deriva dall’incertezza sul futuro e dalla crisi economica, ma penso a questo tema da una prospettiva esattamente opposta».
La sinistra deve smetterla di odiare i poliziotti se vuole battere la destra di Salvini
Secondo Fiano il primo passo da compiare è quello di abbandonare alcuni retaggi del passato, come i vezzi di una certa sinistra che vede nelle forze dell’ordine un nemico da abbattere invece che un alleato con cui confrontarsi. Non sarà facile dare questo imprinting alla sua campagna: a Pisapia nel 2011 riuscì il miracolo di tenere insieme centri sociali e parte della borghesia milanese. Ma allora si usciva da una stagione durissima per tutti i progressisti di Milano, stagione ben incarnata dalla faccia dura dell’assessore-sceriffo De Corato.
Nel 2016 sarà più difficile comporre un mosaico fatto da elettori che si odiano cordialmente. Proprio Giuliano Pisapia parla questa sera dalla Casa della Cultura di via Borgogna, assieme ai rappresentanti delle forze politiche e civiche del centrosinistra. Lo fa dopo il Consiglio degli 11, il gruppo di lavoro interno al PD meneghino ma aperto anche a personalità esterne al partito, che si è impegnato a costruire entro luglio un documento condiviso da far sottoscrivere a tutti i candidati che vogliano partecipare alle primarie. L’attesa è sempre la stessa: che il primo cittadino milanese faccia un nome, la sua investitura personale. Attesa destinata a prolungarsi ancora per settimane. Pisapia non è intenzionato a nominare un erede. Nè ad entrare a gamba tesa dentro un dibattito dal quale ha deciso di chiamarsi fuori.