La tua porta di casa si apre schiacciando il cellulare, le luci del giardino si accendono non appena imbocchi il viale d’ingresso, mentre una simpatica lampadina si illumina sul comodino per segnalarti che il tuo post su Facebook ha ricevuto un altro like. Fantascienza cyber punk o un romanzo di Asimov? Niente di tutto questo. Il presente della domotica (automazioni al servizio della casa) si realizza ad Aversa, in provincia di Caserta. Un pezzo di Silicon Valley nascosto al primo piano di una palazzina residenziale, nella sede della Microbees, start-up fondata dall’ingegnere informatico Carmelo Mirabile.
Ma scordatevi di trovare robot giapponesi o proiettori olografici sulla parete. Ad accoglierci negli uffici dell’azienda sono delle semplici scatolette hardware disseminate per la casa. Prolunghe collegate a ciascun elettrodomestico che permettono di configurare accensioni e spegnimenti delle luci, regolare l’emissione dei consumi, monitorare la temperatura del salotto. Tutto tramite un’app. Mybees, appunto. In inglese: le mie api.
«Con l’Internet delle cose gli oggetti diventano intelligenti, interpreti consapevoli delle esigenze del consumatore»
«È l’internet delle cose», racconta Mirabile a Linkiesta. «Gli oggetti diventano intelligenti, interpreti consapevoli delle esigenze del consumatore». Insomma: veri e propri maggiordomi in silicio che, all’occorrenza, sanno prendere anche decisioni autonome. «Già, perché tutte le ‘api’ dell’alveare sono in comunicazione costante con un cervellone centrale, capace di raccogliere i dati dell’ambiente domestico e prendere autonomamente delle scelte impartendole a tutte le ‘bees’ della casa», continua il fondatore. Un esempio? «Abbiamo sviluppato un server che monitora anche la nostra posizione», spiega Mirabile. «Raccogliendo i dati inviati dal GPS del nostro telefonino, il cervellone legge la nostra posizione e se siamo lontani da casa disattiva automaticamente l’accensione dei termosifoni programmata per una certa ora».
MESSAGGIO PROMOZIONALE
E ad alleggerirsi, oltre alla testa, è soprattutto la bolletta. Infatti i dati di assorbimento dell’energia vengono costantemente monitorati e salvati dal server in cloud. Attraverso un pannello di controllo visualizzabile sull’app, l’utente dispone di un report giornaliero sui watt/ore consumati dall’elettrodomestico collegato. Con buona pace di sprechi e consumi extra. «Le luci del viale di casa possono essere collegate al servizio meteo», spiega Mirabile «ed accendersi in base all’orario in cui tramonta il sole senza che l’utente debba configurare prima l’on e regolare il timer. Lo stesso si può fare per computer in stand-by o luci domestiche. I risparmi per un’azienda o un privato sarebbero notevoli».
Le possibilità di sviluppo sono infinite. Un domani l’automobile potrebbe arrivare direttamente sotto casa dal garage appena l’automobilista chiude la porta del palazzo
Ma questo, a quanto pare, è solo l’inizio. Le possibilità di sviluppo sono infinite. Un domani l’automobile potrebbe arrivare direttamente sotto casa dal garage appena l’automobilista chiude la porta del palazzo, mentre il frigorifero “leggerà” la data di scadenza del latte, o segnalerà con un bip la mancanza di carne se sei un mangiatore abituale di polpette. Tutto con uno scopo: semplificare la vita e ridurre tempo e consumi. «Entro il 2020 si stima che ci saranno 30 miliardi di oggetti connessi a internet», profetizza il fondatore di Microbees. «Ogni persona avrà circa 50 oggetti che gli appartengono connessi in rete. La sintesi è: mentre oggi su internet a socializzare (condividere) le informazioni sono le persone, un domani saranno anche gli oggetti. L’ambiente intorno interagirà con me e le mie esigenze. Persino con Facebook. Una lampadina si potrà accendere quando riceviamo un like o un commento sulla nostra pagina».
Per mettere le basi di tutto questo, Microbees ha impiegato due anni. «Lavoro di garage», lo definisce Mirabile, in perfetto stile Steve Jobs. Anche se, oltre ai sogni dell’elettronica e dei software, c’è stato da fare i conti con la realtà della burocrazia e della distribuzione. Per ora la sede amministrativa della Microbees è a Londra, ma già è stata costituita una sede a Palo Alto, la Microbees Incorporated, a due passi da alcuni big come Google ed Apple. La soluzione migliore per attirare capital ventures e capitale umano. Nel frattempo la distribuzione delle “api” si è già diffusa negli Emirati Arabi e tra poco partirà anche negli Stati Uniti e in Spagna. Tutto partendo da Aversa, a nord di Napoli. Un piccolo alveare che sta per conquistare milioni di case nel mondo.