Chi pensava che l’accordo siglato da Alexis Tsipras potesse incrinare il fronte europeo anti-austerità si è dovuto ricredere. Le condizioni imposte dai “creditori” ad Atene per un nuovo piano di salvataggio sono durissime, più dure di quanto ci si potesse aspettare dopo il referendum del 5 luglio. Non vi è dubbio, pertanto, che abbiano suscitato stupore e rabbia tra quanti in questi mesi hanno sostenuto la battaglia di Tsipras e del suo governo per un cambio di paradigma in ambito Ue. Non mancano nemmeno i giudizi severi sulla scelta del premier greco, la cui decisione di firmare l’accordo alle condizioni dei creditori, dopo la vittoria del no al referendum, è stata valutata da alcuni come una resa incomprensibile ai diktat della Troika.
Come per Syriza, anche per Podemos la lotta all’austerità e rinegoziazione del debito sono i punti “forti” del programma
Nondimeno, in queste ore appare sempre più chiaro che le principali forze della sinistra radicale europea, più che prendere le distanze da un presunto tradimento del governo di Atene, stiano maggiormente accentuando la loro critica all’attuale modello di costruzione europea a guida tedesca. A cominciare da Podemos, per ragioni facilmente immaginabili. In Spagna il prossimo novembre si svolgeranno le elezioni per il rinnovo del Parlamento e Podemos punta a vincerle per cambiare il rapporto del Paese con l’Europa.
Come per Syriza, lotta all’austerità e rinegoziazione del debito sono i punti “forti” del suo programma. Ecco perché, a proposito dell’accordo tra Atene e Bruxelles, sono in molti a parlare, oltre che di “punizione” nei confronti di Tsipras e del suo governo, di un monito che la Germania ed i suoi alleati avrebbero voluto rivolgere agli elettori di altri paesi, spagnoli in primis. Di che monito si tratterebbe? Semplice: ecco quello che potrebbe accadere ai paesi che scegliessero di imboccare la stessa strada dei greci, sfidando l’attuale assetto di potere europeo sulle regole del sistema. Nessuna alternativa all’attuale governance euro-monetaria, impossibile parlare di “remissione” dei debiti.
Monedero, co-fondatore di Podemos: «Tsipras ha ottenuto molto più di quanto avrebbero ottenuto Nuova Democrazia e Pasok»
Avrà pensato sicuramente a questo Pablo Iglesias quando ha twittato: «Tutto il nostro sostegno al popolo greco e il suo governo contro la mafia», facendolo seguire dall’hashtag lanciato dal Nobel ed editorialista del New York Times Paul Krugman, che in queste ore sta letteralmente spopolando in rete: #ThisIsACoup, “questo è un colpo di Stato”. Una dichiarazione laconica, alla quale è seguita quella ancora più dura di Juan Carlos Monedero, co-fondatore del partito: «Oggi per alcuni di noi è un giorno in cui c’è da vergognarsi di essere europei», aggiungendo che l’accordo imposto alla Grecia «è un crimine di terrorismo che provoca uno stato di terrore in una parte della popolazione greca». «Certamente ha ottenuto molto più di quanto avrebbero ottenuto Nuova Democrazia e Pasok», è stata poi la sua conclusione, a sottolineare l’immutata fiducia nei vertici di Syriza e del governo greco.
MESSAGGIO PROMOZIONALE
Intanto la campagna elettorale è già iniziata e la questione greca è diventata il principale argomento del contendere tra le principali forze politiche. «Senza le mie misure di austerity facevamo la stessa fine», è stata la prima dichiarazione del premier Rajoy dopo la chiusura dell’accordo tra Atene e Bruxelles. Tesi che Podemos ha prontamente rovesciato, ricordando che senza un cambiamento dell’Europa e delle sue regole, «il cappio che oggi stringe il collo dei greci domani potrebbe stringere ancora più forte quello degli spagnoli».
Una cosa è certa, in ogni caso: da Madrid potrebbe davvero passare il futuro dell’Europa. E mai come questa volta gli spagnoli dovranno scegliere con lo sguardo rivolto oltre i propri confini. Dalle parti del partito di Iglesias sembra comunque che prevalga l’ottimismo: «Aspettateci, con la vittoria di Podemos saremo più forti» è stato il messaggio rivolto da Iglesias ad Alexis Tsipras all’indomani dell’accordo di Bruxelles. Staremo a vedere.