Occident Ex-Press«Senza primarie a Milano non esiste più il centrosinistra»

«Senza primarie a Milano non esiste più il centrosinistra»

«Da Roma la smettano di trattarci come una banda di ragazzotti incapaci, siamo abbastanza adulti per decidere da soli il nostro candidato». Comincia con una bordata ai vertici nazionali del Partito Democratico il discorso di Pierfrancesco Majorino, assessore alle Politiche Sociali e Cultura della salute del Comune di Milano che adesso si candida alle primarie del centrosinistra milanese. È la partita della città, «lo scontro fra la continuità del cambiamento e il ritorno al passato». Era nell’aria da giorni, tutti lo sapevano, mancava soltanto l’ufficializzazione: Majorino ha scelto il palco del Teatro Litta di corso Magenta, lo stesso da cui cinque anni fa Giuliano Pisapia pronunciò la fatidica frase «Noi siamo pronti, porteremo il futuro in questa città», lanciando la “rivoluzione arancione” che lo condusse a Palazzo Marino. Dopo oltre quindici anni di amare sconfitte della sinistra targate Formentini, Albertini, Moratti.

È proprio evocando lo spettro dei tre nomi che Majorino attacca: «Non accetteremo lezioni sulla gestione della cosa pubblica da parte questa destra becera e affarista, da parte di chi diceva che la che la Mafia non esiste. Non eravate su Marte quando fallivano le società partecipate come la Zincar o quando il Presidente della Commissione urbanistica veniva arrestato per tangenti. Senza le primarie a Milano, per me, non esiste più il centrosinistra». E qui la frecciata è netta, indirizzata al segretario nazionale e Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che meno di tre settimane fa dichiarava: «Dipendesse da me la stagione delle primarie sarebbe finita». Ma secondo l’assessore, per organizzare le primarie Milano manca solo la data.

Matteo Renzi vorrebbe smetterla con la stagione delle primarie. Il Pd milanese bacchetta Roma e rivendica la propria autonomia

Mezz’ora di discorso che finalmente scopre qualche carta sul tavolo delle elezioni comunali. Dal 22 marzo scorso, quando Giuliano Pisapia ha fatto sapere che non si sarebbe ricandidato, nella coalizione del centrosinistra meneghino si sono vissuti mesi movimentati. I nomi da proporre agli elettori si rincorrevano tra le sezioni, le chiacchiere della base e le indiscrezioni giornalistiche, per essere infine smentiti dalla sera alla mattina. Adesso di nomi ce ne sono almeno tre: Majorino, Roberto Caputo – ex assessore ed ex presidente del consiglio provinciale milanese – e quello di Emanuele Fiano – deputato del PD e responsabile del partito con delega alle riforme – che sabato 4 luglio, da un altro palco importante di Milano, quello del Teatro Franco Parenti, ha lanciato il suo messaggio: «Se ci sono le primarie, io mi candido».

Al Teatro Litta c’era attesa per la possibile presenza del sindaco Pisapia, invitato da Ferruccio de Bortoli proprio due settimane fa, durante la presentazione del libro Il partito della città di Franco D’Alfonso – assessore al Commercio – a fornire il suo appoggio personale a uno dei nomi circolati in questi mesi. Ma anche in questa occasione l’ex parlamentare di Rifondazione ha preferito non esporsi in prima persona. Ha mandato un messaggio di auguri – come ha fatto pure per Emanuele Fiano – ma non si è presentato.

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MESSAGGIO PROMOZIONALE

L’assenza del primo cittadino non ha bloccato il gotha della sinistra milanese, presente in forze alla kermesse di Majorino. L’assessore Franco D’Alfonso, seduto in prima fila, se n’è andato dopo la conclusione del monologo del collega, cogliendo l’occasione per vendere qualche copia del suo ultimo libro Il partito della città. Lucia Castellano, ex direttrice del carcere di Bollate e consigliera regionale eletta nel 2013 nella lista Ambrosoli, ha parlato a metà serata. Presente Emanuele “Lele” Fiano, il quale ricambia il favore dopo che Majorino si era presentato al Franco Parenti in occasione della sua “chiamata alle armi”. Ma anche Mattia Mor, bocconiano classe 1981, imprenditore nel settore della moda, che dopo aver lavorato con Emergency di Gino Strada, nel 2007 ha fondato la Blomor srl portando le sue linee di vestiario in trenta Paesi del mondo. Mor è anche responsabile del Forum Innovazione del PD lombardo, perché «Milano è moda, finanza, design, ricerca, Expo, volontariato». Almeno secondo la narrazione che emerge dalle parole di Majorino.

Assessori, imprenditori boccononiani, studenti, volontari: è questo il centrosinistra che Majorino prova a riunire nella sua discesa in campo

Molti altri nomi, istituzionali o meno, si alternano sopra e sotto il palco in corso Magenta. L’assessore alla mobilità, Pierfrancesco Maran, il collega alla sicurezza Marco Granelli, ma anche studenti, imprenditori, galleriste. Mauro Grimoldi, responsabile scientifico della Casa dei diritti, e la giornalista Barbara Sorrentini – direttrice del Festival dei beni confiscati. La serata a Palazzo Litta è anche un modo per contarsi, il tentativo di valutare il proprio peso specifico: Majorino ha chiamato a raccolta il suo “popolo”, persone e associazioni con cui ha collaborato in questo quadriennio alle politiche sociali. Cita i volontari che hanno assistito i profughi della Stazione Centrale, le Social Street, proietta in apertura di serata un filmato della Caritas di Panama che è stato presentato ad Expo, parla delle famiglie scese in piazza il 3 maggio a ripulire Milano. «La città che ha pulito i muri dalla cultura dell’odio e ha accolto i profughi con la cultura della dignità».

Arringa i militanti con alcune delle tematiche care alla sinistra del partito: diritti della comunità LGBT, alloggi popolari, sharing economy, con cui strappa applausi a viso aperto. Non parla nemmeno per un secondo di moschee, comunità rom e sgomberi dalle case occupate. Se, come dichiara il neocandidato alle primarie, «la partita della città è una scommessa», ogni bravo scommettitore deve sapere quando puntare e quando chiamarsi fuori dal gioco.

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