L’ultima battaglia è sul Ddl concorrenza. Che, alla voce “società di capitali per avvocati” non ha visto solo annacquarsi, di modifica in modifica, i poteri e la presenza dei soci che portano soldi ma che non sono iscritti all’albo. Ha anche una dimenticanza che ai giovani avvocati dell’Aiga proprio non va giù: non prevede la possibilità che a quelle stesse società di capitali partecipino, oltre ai legali, anche altri professionisti come commercialisti, ingegneri o architetti. Ma la lista delle materie che vedono i giovani avvocati contrapposti alle rappresentanze ufficiali (Consiglio nazionale forenze e l’Organismo unitario dell’avvocatura su tutti) si sta allungando sempre di più: dagli «anni persi» per la costituzione delle stesse società di capitali alla questione del lavoro parasubordinato negli studi, fino al divieto di pubblicità per i legali sui social network, anche quelli professionali come Linkedin, imposto dal nuovo codice deontologico nonostante la reprimenda dell’Autorità Antitrust. Una distanza che c’è anche verso gli avvocati che siedono in Parlamento e che «si comportano come la lobby di una certa avvocatura», che ha posizioni di rendita da difendere.
Nicoletta Giorgi, Aiga: «Lo scontro (con le rappresentanze istituzionali) c’è ed è forte. Gli avvocati con meno di 45 anni sono il 60% degli iscritti, ma non hanno avuto voce»
A spiegare la ragione del dissenso dell’Aiga, un’associazione che fino a qualche anno fa era tutt’altro che polemica verso il Consiglio nazionale forenze (l’ordine nazionale degli avvocati), è la sua presidente, Nicoletta Giorgi, in carica dalla fine del 2013. «Lo scontro c’è ed è forte – dice a Linkiesta -. Gli avvocati con meno di 45 anni sono il 60% degli iscritti, ma non hanno avuto voce». Le società di capitali sono dei tanti temi in cui c’è una grande differenza nelle richieste. «Abbiamo più volte richiamato l’attenzione sulla necessità di facilitare le società multidisciplinari. Oggi sono possibili le associazioni tra professionisti di diversi ordini (con l’articolo 4 della riforma forense, Legge 31 dicembre 2012, n. 247, ndr) Non capiamo perché con le società di capitali questo non sia possibile».
Per denunciare questa mancanza l’Aiga ha scritto una lettera assieme agli altri membri della Federazione giovani professionisti (Fgp) – che riunisce anche l’Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili (Ungdcec) e l’Associazione italiana giovani notai (Asign).
«Proporre un modello disocietà di capitali che non tenga conto delle richieste dei giovani professionisti – si legge – significa perdere una preziosa occasione per la modernizzazionedel Paese. Siamo altresì contrari allo stralcio dell’articolo sulle società dicapitali per gli avvocati dal ddl Concorrenza, ma non possiamo neppure accettare che ne venga approvata una versione annacquata e depotenziata del suo valore innovativo. Non capiamo quali controindicazioni possano intravvedersi nella multidisciplinarietà, che aprirebbe nuovi spazi di mercato per i giovani professionisti che vogliono mettersi in gioco e fare rete».
«Oggi se ti opponi alle società multidisciplinari è perché non vuoi cambiare la realtà, una realtà che evidentemente ti va bene, perché hai acquisito delle posizioni che non vuoi perdere»
Nicoletta Giorgi elenca i vantaggi che ne deriverebbero, «sia per i clienti che per i professionisti». Se un cittadino ha un problema di tipo ingegneristico, ad esempio, può avvalersi nello stesso studio di una consulenza legale, e lo stesso vale per problemi fiscali, per i quali ci si rivolge inizialmente a un commercialista. «Per i professionisti è un modo per creare nuovi mercati e per i giovani legali per distinguersi dagli altri 230mila avvocati che ci sono in Italia».
MESSAGGIO PROMOZIONALE
Ed è proprio nei “nuovi mercati” che sta il problema. «Voglio pensare che il tema delle società multidisciplinari non sia stato inserito nel ddl concorrenza per superficialità e fretta – dice Nicoletta Giorgi -. Non voglio pensare che che non sia stato inserito per un altro motivo». Eppure il ragionamento successivo suggerisce che ci possa essere dell’altro. «Oggi se ti opponi alle società multidisciplinari è perché non vuoi cambiare la realtà, una realtà che evidentemente ti va bene, perché hai acquisito delle posizioni che non vuoi perdere».
«In Parlamento ci sono tanti avvocati. Ma è una lobby per un certo tipo di avvocatura. È ora di creare una lobby che rappresenti i nuovi avvocati, giovani e colpiti dalla crisi»
L’atto di accusa non è solo contro gli organismi istituzionali dell’avvocatura, che «difendono lo stato dell’arte che dà sicurezza a chi ce l’ha già». È anche contro gli avvocati “vecchio stile” che stanno nelle commissioni parlamentari. «In Parlamento ci sono tanti avvocati. Ma hanno sempre fatto qualcosa per un certo tipo di avvocatura – dice Nicoletta Giorgi -. È una lobby per un certo tipo di avvocati. Ritengo che sia necessario creare una lobby per l’avvocatura per come è costituita oggi. Che non ha niente da difendere perché la crisi ha abbassato moltissimo il reddito dei giovani avvocati».
Sta tutto qui lo scontro, che è stato reso molto più aspro dalla crisi economica, che ha impoverito la categoria e colpito soprattutto i più giovani. «C’è il dovere, da parte nostra, di fornire strumenti nuovi all’avvocatura. Quelli che a noi sono stati vietati sono sempre stati forniti ad altre professioni». Così, mentre la legge 183 del 2011 istituiva per le altre professioni le società di capitali, «il Cnf ha voluto una disciplina ad hoc, che ci ha fatto perdere diversi anni. E non è che il passaggio del tempo abbia contribuito a una riflessione migliore». La presidente dell’Aiga difende la scelta di mettere limiti alle quote detenute dai soci di capitali e di escluderli dalla governance degli studi, ma aggiunge: «Immaginare uno strumento nuovo significa un nuovo modo di immaginare il lavoro e di collaborare. Si tratta di affrontare delle cose che esistono già, come la parasubordinazione dei lavoratori negli studi legali».
«Con il nuovo codice deontologico non è possibile fare pubblicità né su Facebook o Twitter, né su Linkedin. Abbiamo scritto al Cnf dicendo che questo avrebbe limitato la concorrenza, ma non abbiamo mai ricevuto una risposta»
C’è poi il tema della pubblicità degli studi legali, che per anni è stato un terreno di battaglia: da una parte c’erano gli ordini, nazionali e locali, e dall’altra l’Antitrust, che chiedeva loro di non ostacolare con norme deontologiche la legge Bersani che aveva previsto la possibilità per gli studi di comunicare. Una battaglia fatta di sanzioni agli avvocati da parte degli ordini e di sanzioni dell’Agcm agli ordini e che sembra profilarsi di nuovo. «Il nuovo codice deontologico limita la pubblicità sul web ai siti che fanno riferimento diretto all’avvocato. Questo significa che non è possibile fare pubblicità né su Facebook o Twitter, né su Linkedin e in qualsiasi piattaforma che non sia di appartenenza del professionista. Nell’ottobre 2014 abbiamo scritto al Cnf dicendo che questo avrebbe limitato la concorrenza, ma non abbiamo mai ricevuto una risposta». Si è invece espressa ancora una volta l’Antitrust, che ha aperto un procedimento per comportamento restrittivo della concorrenza contro il Cnf in relazione al caso “Amica Card”. «Questo fa capire quanto il difendere il sistema da parte della categoria cozzi con le regole del mercato. Facciamo passare l’Agcm come il solo tutore dei cittadini», dice la presidente dei giovani avvocati.