Pizza ConnectionExpo, interdittive antimafia al Padiglione Zero

Expo, interdittive antimafia al Padiglione Zero

Dal 25 giugno 2014 avevano anche il “Rating di legalità”, quel meccanismo inventato durante il governo Monti per attribuire una sorta di bollino antimafia. Al prefetto di Milano Francesco Paolo Tronca e al presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione però non è bastato per far si che la Set Up Live, società di Torino che si occupa di allestimenti per eventi e concerti, rimanesse sul sito espositivo di Expo. O meglio, è bastato nella misura in cui al momento la società svolge un servizio che se non effettuato potrebbe mettere a rischio anche la sicurezza dei visitatori, leggi alla voce, manutenzione e conduzione allestimenti del Padiglione Zero e servizio di manutezione e conduzione dei cluster, ma deve continuare a farlo con una gestione straordinaria che si sostituisce ai vertici della società.

Lo scorso sette agosto è infatti arrivata per la società, che a Expo si è aggiudicata un totale di appalti per circa 8 milioni e mezzo di euro, una interdittiva antimafia da parte del prefetto, l’ottantanovesima dal 2011, data di avvio dei lavori sul sito espositivo. Sono in totale 61 le imprese a cui sono arrivate 89 interdittive antimafia

Lo scorso sette agosto è infatti arrivata per la società, che a Expo si è aggiudicata un totale di appalti per circa 8 milioni e mezzo di euro, una interdittiva antimafia da parte del prefetto, l’ottantanovesima dal 2011, data di avvio dei lavori sul sito espositivo. Sono in totale 61 le imprese a cui sono arrivate 89 interdittive antimafia.

In un raggruppamento temporaneo di imprese con la Tecnelit, la Set Up Live si è aggiudicata due importanti appalti dell’esposizione universale, per un totale di circa 7,5 milioni di euro. Il primo per la fornitura e la realizzazione degli allestimenti interni di tutti i cluster del sito espositivo. Con una riduzione rispetto alla base d’asta del 32% le due aziende hanno vinto la gara con un’offerta di 3.289.000 euro. Il secondo per la realizzazione degli allestimenti del Padiglione Zero, il punto di partenza di chi mette piede all’interno dell’Expo. Sono bastati 4.266.000 euro e una riduzione del 23% sulla base di gara. Allo stesso modo le società si erano aggiudicate le opere di manutenzione durante l’esposizione, ed è proprio qui che arriva il semaforo rosso dalla prefettura.

Set Up Live è una delle aziende italiane leader nel suo campo ed è molto nota nel torinese, dove ha sede, soprattutto per via del suo fondatore e socio di maggioranza: Giulio Muttoni, che tramite la sua Wild Horses controlla il 70% si Set Up Live. Il restante 30% se lo spartiscono in parti uguali la moglie Patrizia Giordano, il socio Marco Lepore e Lorenzo La Rosa. Proprio quest’ultimo e Muttoni sono i più attivi, e finiscono, non indagati, ma anzi, praticamente come vittime di una estorsione, tra le righe di una operazione della direzione distrettuale antimafia di Torino nel luglio del 2014.

Le indagini del Ros avevano messo i pm sulle tracce di una trentina di persone presunte affiliate alla ‘ndrangheta in Piemonte. L’indagine fece rumore in quanto portò alla luce alcune infiltrazioni criminali nella gestione degli appalti pubblici, dello smaltimento dei rifiuti e in alcuni subappalti Tav. Tra gli indagati anche un ispettore della polizia municipale, in servizio presso l’ufficio Gip del tribunale di Torino, e un investigatore privato, che grazie ai buoni uffici con le forze della stessa polizia locale riesce a reperire informazioni e notizie di ufficio da girare agli ambienti malavitosi.

La Set Up Live finisce nominata nell’inchiesta perché oggetto delle attenzioni da parte di alcuni indagati che pretendono di avere biglietti per sé e da rivendere al bagarinaggio per il sostentamento dei carcerati. Si presentano da uno dei soci, Lorenzo La Rosa minacciandolo che, scrivono i pm “se non avesse dato loro biglietti omaggio relativi alle manifestazioni organizzate avrebbero sfondato la porta dell’ufficio” sottolineando la “loro appartenenza ad una associazione di stampo mafioso di matrice calabrese e che i proventi della vendita dei biglietti che avrebbe dovuto loro consegnare erano destinati al mantenimento delle famiglie dei sodali detenuti” così “costringevano La Rosa a consegnare, in più occasioni, svariati biglietti relativi a concerti ed altre manifestazioni, così procurandosi l’ingiusto profitto rappresentato dalla successiva vendita e/o cessione a terzi dei predetti biglietti”.

La Setup è dunque vittima di una estorsione in piena regola, ma per gli estorsori i biglietti ci sono sempre. Lorenzo La Rosa socio di Set Up e, scrivono gli investigatori “con precedenti penali per rissa e acquisto di cose di provenienza sospetta”, riferisce anche al socio di maggioranza Muttoni di quanto avviene, il quale valuta anche l’ipotesi di chiedere l’intervento di Luigino Greco, uno degli arrestati a cui lo stesso Muttoni assicurerà alcuni biglietti per il concerto di Jovanotti: «Caro. Confermati cassa accrediti. Un abbraccio e un bacio”», si legge in un sms tra i due.

Tuttavia, contesta il prefetto di Milano e gli approfondimenti della Direzione Investigativa di Milano, in Set Up nessuno denuncia l’estorsione, e proprio alla base di questo ci sarebbe la decisione della prefettura milanese. La spiegazione sta nel fatto che, recita la disciplina “le finalità dell’interdettiva antimafia debbono dispiegarsi anche nei confronti dell’imprenditore vittima che, soggiogato dall’intimidazione, pur non venendo a patti con il sodalizio, tuttavia cede all’imposizione subendo il relativo danno economico, magari ricercando un’intesa volta a limitare quest’ultimo”.

Inoltre sempre la Dia, scopre che La Rosa è padrino di battesimo proprio del figlio di Luigino Greco, intermediario dell’estorsione. Per gli uomini della Dia tra i due c’è dunque un legame di “comparaggio”, e i “compari” nel linguaggio della ‘ndrangheta sono persone su cui fare affidamento e rivolgersi in momenti di necessità. Così la prefettura ribalta il ruolo di vittima della Set Up Live, sottolineando la «possibilità di infiltrazione mafiosa».

Provvedimento Commissariamento Set Up Live

“Una misura abnorme, sconcertante – afferma Alberto Mittone, legale di Muttoni e della società al sito torinese Lo Spiffero -, che si basa su qualche documento delle inchieste torinesi, che ricordo si compone di oltre 50 faldoni. Anche sotto questo aspetto mi pare un pronunciamento frammentario e scarno nelle motivazioni”. Set Up, sottolinea l’avvocato, ha ottenuto tutte le certificazioni antimafia, e solo l’ultimo appalto, quello relativo ai lavori di manutenzione, è oggetto oggi di contestazioni.

Set Up Live è una società che da anni opera nel settore dell’intrattenimento e i clienti spaziano dal Comune di Torino alla Regione, passando per la Juventus e il Comitato Italia 150, e organizza concerti per artisti del calibro di Subsonica, Jovanotti, Ligabue e U2. Proprio su questi ultimi si è verificato un episodio interessante: il tutto esaurito in 15 minuti e dopo qualche ora in Rete fioccavano le offerte di ticket a prezzi gonfiati.

Una misura abnorme, sconcertante – afferma Alberto Mittone, legale di Muttoni e della società al sito torinese

La società però è attiva anche su altri fronti e prova a fare affari anche con le aree delle Olimpiadi invernali di Torino. D’altronde il patron, Giulio Muttoni è ben inserito: ex dirigente dell’Arci è in buoni rapporti col senatore e neo assessore del comune di Roma Stefano Esposito e dell’ex assessore comunale allo Sport della giunta Chiamparino, Elda Tessore. Tessore che ha fatto parte della Fondazione XX marzo 2006, fondazione di Regione, Provincia e Coni che insieme a Get Live (società composta dalla Set Up Live di Muttoni con il colosso dei concerti live Live Nation) gestisce le aree post Olimpiadi con la società Parcolimpico. Parcolimpico che a sua volta ha sede nello stesso palazzo degli uffici della CrewE20, società di La Rosa che si occupa a sua volta di organizzazione di eventi e manifestazioni.

Recentemente il nome della Set Up e di Muttoni è tornato di attualità dopo l’assoluzione di Alberto Vannelli, ex vicepresidente del Comitato Italia 150, messo sotto accusa nell’appalto alle Officine Grandi Riparazioni. «In particolare i responsabili di Set Up – scrive il giudice Silvia Bersano Begey nelle motivazioni della sentenza di assoluzione – stavano conducendo una campagna stampa contro Vanelli e il Comitato, in parallelo con il ricorso al Tar, e commentavano in termini negativi l’operato di Vanelli, in termini anche verbalmente molto violenti». «Le pretese degli esclusi di Ccc (cordata che comprendeva anche Set Up di Giulio Muttoni ) nelle conversazioni telefoniche si inseriscono in un clima ai limiti del ricatto verso il Comitato e sostanzialmente di regolamento di conti verso Vanelli – scrive ancora il giudice – il quale era ossessionato dalla paura che facessero saltare i lavori, impedendo di giungere pronti alla data dell’inaugurazione con conseguente disastro sia economico (fondi sprecati) che d’immagine».

Il giudice – riporta l’edizione torinese di Repubblica – cita nella sentenza il senatore Stefano Esposito, associando il suo nome a quello di Giulio Muttoni, e sottolinea che dalle telefonate risulta chiara la loro partecipazione a questo clima nei confronti di Vanelli. Ora l’interdittiva della prefettura di Milano verrà trasferità a Torino e sarà destinata a influenzare parte delle commesse pubbliche della Set Up Live, tra cui le attività di Parcolimpico. Sulla decisione la società ha fatto ricorso al Tar.

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