L’Italia ha bisogno di 12 nuovi inceneritori? Per il governo sì: lo Sblocca Italia aveva incaricato, alla fine del 2014, il ministero dell’Ambiente di individuare il numero di nuovi impianti necessari e nei giorni scorsi il dicastero guidato da Gian Luca Galletti ha dato il responso. Saranno 12, in dieci regioni italiane: due in Toscana e Sicilia, uno a testa in Piemonte, Liguria, Veneto, Umbria, Marche, Campania, Abruzzo, e Puglia. Impianti che vanno ad aggiungersi ai 42 già in funzione e ai sei già autorizzati ma ancora in via di costruzione.
Il 40% dei rifiuti oggi finisce in discarica, al sud l’80%
Il perché della misura lo ha spiegato lo stesso Galletti al Fatto Quotidiano, il giornale che ha tirato fuori la questione nei giorni passati. «L’esigenza dei termovalorizzatori non nasce da un capriccio del governo, ma da una situazione drammatica già sanzionata dall’Ue, che costa all’Italia centinaia di migliaia di euro al giorno. Nel nostro Paese il 40% dei rifiuti oggi finisce in discarica, al sud l’80%. Le discariche sono attentati all’ambiente. La differenziata, invece, è ancora lontanissima dal 65% che era l’obiettivo del 2012. Occuparsene è, a norma della Costituzione, compito delle Regioni. Sarò estremamente felice di collaborare con loro, con quelle in particolare che hanno una situazione problematica, affinchè facciano ciò chela legge prescrive: attuare un ciclo di rifiuti industriale che tenda a ridurre gli scarti a zero e al recupero integrale delle materie».
Da parte loro, i governatori delle regioni hanno alzato le barricate: le bocciature ai nuovi inceneritori previsti dallo Sblocca Italia sono arrivate da tutti i presidenti delle regioni italiane interessate, di centro-sinistra e di centro-destra, renziani e non renziani. Rosario Crocetta in Sicilia, Michele Emiliano in Puglia, Sergio Chiamparino in Piemonte, Luca Ceriscioli nelle Marche, Catiuscia Marini in Umbria, Vincezo De Luca in Campania, Luca Zaia in Veneto, hanno tutti fatto sapere che di quegli impianti non c’è bisogno.
Guido Viale: «È ultra-dimostrato che la raccolta differenziata si può fare in tutta Italia, sia nei grandi che nei piccoli centri. Il costo può essere anche minore di quello di discariche e inceneritori»
Ma il fronte dei contrari è molto ampio e le ragioni portate a supporto del No sono diverse. «Il piano del governo non ha alcun senso. Gli inceneritori non li stanno costruendo da nessuna parte se non in Cina e nei Paesi dell’ex Urss, sicuramente non in Europa» commenta Guido Viale, economista con un forte background politico (è stato un leader del Sessontotto italiano e di recente tra i promotori di L’Altra Europa con Tsipras), che al tema dei rifiuti ha dedicato cinque volumi.
Il primo punto è che la raccolta differenziata viene vista in forte pericolo. «Sono semplicemente incompatibili – continua Viale -. La raccolta differenziata dovrebbe essere da due anni al 65%, e non lo è, in alcune parti d’Italia. È ultra-dimostrato che la raccolta differenziata si può fare in tutta Italia, sia nei grandi che nei piccoli centri. Il costo può essere anche minore di quello di discariche e inceneritori. Serve, certo, un’organizzazione che non tutte le istituzioni locali sono in grado di avere, anche perché magari sono ammanicate con aziende del settore».
In secondo luogo, il fabbisogno di smaltimento di rifiuti tramite inceneritore viene considerato dai critici molto sovrastimato. «Prevedere 12 impianti nuovi in Italia è come dire che c’è il petrolio dell’Iraq nell’Adriatico e bisogna trivellare, quando si sa che durerebbe per 8 settimane», dice Stefano Ciafani, ingegnere ambientale e responsabile scientifico e membro della Segreteria nazionale di Legambiente.
Cianfani, Legambiente: «Le 2,5 milioni di tonnellate di rifiuti in eccesso sono sovrastimate, anche perché alcuni impianti stanno per essere utilizzati maggiormente, come previsto dallo Sblocca Italia»
Attualmente, riconosce Ciafani, c’è un deficit nei rifiuti riciclati. «Ma le 2,5 milioni di tonnellate in eccesso sono sovrastimate – aggiunge -. Nel frattempo è iniziato un programma di prevenzione sul tema dei rifiuti da parte del ministero dell’Ambiente, iniziato quando il ministro era Andrea Orlando. È un controsenso che sia proprio il ministero dell’Ambiente a chiedere nuovi inceneritori. Questo senza considerare che alcuni impianti stanno per essere utilizzati maggiormente, come prevede la legge Sblocca Italia. Lo stabilimento di Parma passerà da 130mila a 190mila tonnellate. Se tutti gli impianti fossero utilizzati al massimo carico termico, quelle 2,5 milioni di tonnellate non ci sarebbero più, il decreto si basa su una capacità non aggiornata».
L’impianto di Parma, assieme a quello di Torino, viene citato come esempio di fallimento del modello inceneritore. «A Parma – continua Ciafani – grazie alla raccolta differenziata promossa dalla giunta Cinque Stelle. A Torino perché il costo di conferimento all’ingresso è alto, più dei costi di smaltimento in discarica al Sud».
«Le discariche al Sud oggi hanno un costo di conferimento di 70 euro a tonnellata. Nel nuovo inceneritore di torno è di 140 euro a tonnellata. Nel Nord Europa i costi sono di 70 euro a tonnellata»
Secondo il dirigente di Legambiente il progetto degli inceneritori non regge neanche dal punto di vista economico: «le discariche al Sud oggi hanno un costo di conferimento di 70 euro a tonnellata – spiega -. I nuovi impianti, che sarebbero pronti in 5-6 anni, avranno costi probabilmente superiori. A Torino costa il conferimento costa circa 140 euro a tonnellata. Nel Nord Europa i costi sono di 70 euro a tonnellata, trasporto compreso. Anche in futuro, i flussi dei rifiuti seguiranno i prezzi del mercato, non andranno nell’inceneritore più vicino se i prezzi saranno alti».
MESSAGGIO PROMOZIONALE
Per abbassare le tariffe potrebbero spuntare degli incentivi, anche se sul tema le cose non sono chiare. «Vanno tolti gli incentivi – attacca Ciafani -: quando si brucia l’organico, il legno, la carta, sono considerati materiale rinnovabile. In Italia per convenzione il 51% dei rifiuti urbani è considerato biomassa. La bozza del decreto sugli incentivi da fonte rinnovabile nella prima versione prevedeva che fossero ridotti gli incentivi per tutte le rinnovabili tranne che per gli inceneritori. Nella seconda versione questi incentivi sono spariti, ma bisogna evitare che tornino».
Al contrario, quello che Legambiente chiede è che l’eco-tassa del 1995, che oggi è al massimo di 25 euro a tonnellata per i rifiuti portati in discarica, venga alzata almeno a 50 euro. «Se rendi poco conveniente la discarica, i comuni si affretteranno a fare la raccolta differenziata. Se si facesse una legge a settembre, a novembre sarebbe già operativa».
Proprio per questo, assieme alla questione dell’emergenza rifiuti in Campania, la Ue ci sta multando. «Certamente – commenta Ciafani -. L’Europa fa bene a fare pressioni. Dobbiamo risolvere il problema delle discariche, che in un centinaio di casi continuano a essere gestite fuori dalla direttiva Ue del 1999, recepita in Italia nel 2003. Le procedure di infrazione sono sulle discariche e sulla Campania. Se vogliamo evitare di spendere i soldi dei cittadini dobbiamo dimostrare all’Europa che troveremo le soluzioni in tempi brevi».
Anche in Campania è possibile rinunciare agli inceneritori? «In Campania c’è un problema di eco-balle e c’è in particolare il problema dei rifiuti tossici – risponde Guido Viale -. Finché non viene fatta una campagna di campionamento molto dettagliata, non ci sono soluzioni per smaltirle. Alcuni dicono che il potere calorifico sia troppo alto, altri che sia troppo basso, altri che ci siano rifiuti tossici. A parte le eco-balle, tutto il resto in Campania è trattabile con la differenziata. Non dimentichiamoci che in materia di rifiuti la Camorra ha un peso forte».
Sul perché si faccia questo decreto, Viale e Ciafani non hanno dubbi: «Per le richieste che sono arrivate dai costrutturi e gestori degli inceneritori, che sono andati a Palazzo Chigi a fare le loro richieste – risponde il responsabile di Legambiente -. Il governo ha fatto una sommatoria delle singole richieste e ha tirato fuori questa misura improponibile».