La Cina punta sui robot per tornare a crescere

Il grande balzo

Il mercato della robotica in Cina è caratterizzato da un elevato tasso di crescita e attualmente offre opportunità importanti non solo per società cinesi ma anche per investitori e aziende europee operanti nel settore. Il CAGR tra il 2012 e il 2016, a testimonianza del rapido sviluppo di quest’industria, sfiora il 10% annuo. Lo scorso anno le vendite di tecnologia robotica hanno raggiunto le 56 mila unità, 54% in più rispetto al 2013 e contando circa un quarto dei robot al momento operativi nel mondo.

Questi numeri sono destinati a crescere molto velocemente arrivando a circa 400 mila unità in operazione entro il 2017 solo in Cina (si veda la proiezione della Federazione Internazionale di Robotica qui di seguito) surclassando l’occidente. La Cina ha una densità di robot per ogni 10.000 lavoratori di solo 30 unità, mentre in Germania e Giappone questa densità è di circa 10 volte maggiore e quindi si presenta un forte potenziale di espansione .

Le ragioni di questa rapida crescita risiedono da due necessità: nella rarefazione del numero di giovani a causa della limitazione delle nascite imposta negli ultimi decenni, ma anche dalla riluttanza delle nuove generazioni a svolgere lavori ripetitivi, poco pagati e spesso pericolosi; altra necessità è l’esigenza di maggiore produttività ed efficienza nel processo di fabbricazione e a causa della continua riduzione dei margini di profitto dei produttori legato ad un trend crescente dei salari.

Tuttavia, le tecnologie proprie cinesi non sono ancora perfettamente all’altezza e nello stesso tempo la produzione locale non è sufficiente a soddisfare completamente la domanda; questo è il motivo principale per il quale la Cina è attualmente il maggior importatore di apparecchiature robotiche (le compagnie straniere, leader del mercato in termini di vendite sono ABB, Denso Wave, Fanuc Corp, KUKA, Seiko Epson, Comau, Toshiba macchina e Yaskawa Electric).

La Cina è il principlae importartore mondiale di robot. La produzione domestica non è sufficiente a soddisfare la domanda

Infatti, solo negli ultimi anni alcune corporation cinesi hanno iniziato a produrre i propri robot, spesso sostenute e incoraggiate dal settore pubblico. Il distretto di Liangjiang, ad esempio, ha supportato e promosso l’industria dei robot a partire dal 2012, definendo chiari piani di sviluppo, obiettivi e modelli di innovazione commerciale. Infatti nei mesi appena trascorsi, proprio nell’area di Liangjiang sono stati lanciati quattro nuovi progetti di Robotica valutati all’incirca 1,26 miliardi di CNY (circa 175 milioni di Euro).

Visti da molti come elemento chiave di una nuova “rivoluzione industriale”, i robot stanno trasformando le tecniche di produzione, soprattutto nelle industrie high-end. L’introduzione di robot, infatti, diventa fondamentale soprattutto nelle aziende cinesi che richiedono (più di altre) processi di produzione più sofisticati.

La diffusione di queste recenti tecnologie aiuterebbe ulteriormente a risolvere alcune problematiche ancora attuali relative ai sistemi di produzione cinesi. Come si diceva, la Cina continua a soffrire di una carenza di manodopera nelle principali regioni industriali costiere e ciò impatta anche la maggior parte delle imprese straniere operanti nel “Paese di mezzo”. Il tipico lavoratore di campagna, che negli ultimi due decenni di sviluppo si è spostato verso le zone costiere soddisfacendo la crescente domanda di lavoro, può ora trovare un’occupazione analoga lavorando nelle nuove aree industriali più interne (Hunan, Sichuan, Shaanxi, Heilongjiang, etc.).

Questa “carenza” di manodopera in Cina potrà risultare strana per un paese così popoloso, ma le esigenze produttive per sostenere le esigenze di una popolazione così importante, sono sempre crescenti e potremmo razionalizzare questo fenomeno alla teoria del cosiddetto “Lewis Turning Point”, secondo cui quando un’economia cresce rapidamente, necessita di ingenti risorse in termini di manodopera e capitali. Aumentando la domanda di manodopera, il costo del lavoro cresce progressivamente determinando una riduzione dei profitti per le imprese. Inoltre la domanda, cresce fino al punto in cui l’offerta non è più sufficiente a soddisfarne la portata. Sembrerebbe proprio che l’economia cinese abbia raggiunto questa fase nel suo sviluppo.

Per sostenere dunque alti livelli di crescita, l’introduzione di robot e la necessità di aumentare l’automazione nelle fabbriche risulta essere di fondamentale importanza per la sopravvivenza delle imprese stesse e per garantire un tasso di crescita accettabile. Ciò aiuterebbe infatti ad affrontare le carenze che al momento affliggono il mercato del lavoro in Cina. Inoltre la diffusione dei robot porterebbe anche ad un incremento ragguardevole della produttività industriale, ma anche del livello qualitativo dei prodotti; infatti l’indice di rendimento operativo di apparecchiature robotiche è pari al doppio del valore ottenibile dal personale umano.

Midea Group ha installato nel suo impianto di Dong Guang più di 800 robot, raggiungendo un’efficienza produttiva del 10% superiore

I casi di successo nell’implementazione di macchinari robotici sono numerosi; Midea Group ha installato nel suo impianto di Dong Guang più di 800 robot raggiungendo un’efficienza produttiva del 10% superiore. Inoltre recentemente il vice general manager di Guangdong Everwin Precision Technology ha dichiarato che “con l’utilizzo di 60 robot industriali, una catena di montaggio che richiederebbe il servizio di circa 600 lavoratori, ora necessita solo di 100 persone”.

E’ facilmente immaginabile che un eccessivo ricorso a macchinari robotici e il graduale passaggio da una forza lavoro “umana” alle macchine, possano causare problemi di natura economica e sociale, come un aumento della disoccupazione e quindi una contrazione dei consumi. Altri invece sostengono che ad ogni “rivoluzione tecnologica” segue un riallocazione della forza lavoro e dei capitali.

In passato, infatti, molti settori hanno sperimentato mutamenti simili particolarmente drastici. Tuttavia, questi cambiamenti, seppur inizialmente percepiti in maniera negativa (dal Luddismo in poi), hanno successivamente portato alla riqualificazione delle risorse umane e ad uno spostamento dell’occupazione verso altri settori e servizi. Mr. Zhang Peng, vice direttore di Shunde Economy, Science and Technology Bureau rassicura dicendo che «Per il personale rimasto senza lavoro, le autorità hanno promesso di fornire corsi di formazione per trovare altre occupazioni. Dallo sviluppo dell’industria della robotica ci si aspetta anche di creare nuove e più stimolanti opportunità di lavoro». E professioni che non possiamo ancora immaginare, aggiungiamo noi.

Le recenti turbolenze finanziarie e politiche non stanno minimamente intaccando questi programmi, anzi, il prossimo piano quinquennale darà molto spazio al settore, considerato strategico, e ci saranno sviluppi che potremmo definire esponenziali.

Il mercato dell’automazione non è stato intaccato dalle recenti turbolenze finanziarie. La Cina diventerà per i robot ciò che la Gran Bretagna è stata per la rivoluzione industriale

La combinazione di diversi fattori come l’introduzione massiccia di tecnologie robotiche a tutti i livelli, quindi non solo nell’industria, ma anche nella sanità, nell’educazione, nei servizi, e lo svilupparsi dell’e-commerce a livelli non immaginabili in occidente, faranno della Cina probabilmente il paese più avanzato nel settore e che dovremmo imparare a inseguire, come lo è stato la Gran Bretagna ai tempi della rivoluzione industriale, fino all’adozione dei computer nella nostra vita quotidiana avviata negli Stati Uniti.

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