Taccola«La crisi è arrivata anche in Germania, adesso la Merkel cambi registro»

L'intervista

La crisi sta arrivando anche in Germania e Angela Merkel sa che sarà considerata responsabile in prima persona se non cambierà registro. Per questo, nonostante gli attacchi dei falchi guidati dal ministro dell’Economia Wolfgang Schäuble, può essere arrivato il momento della svolta sull’austerità in Europa. «E Renzi, se è intelligente, deve cogliere l’occasione», spiega Giulio Sapelli, ordinario di Storia economica alla Statale di Milano. Le titubanze e le prudenze di chi sta attorno al premier, aggiunge, lo ostacolano e vanno messe da parte. Perché ora è arrivato il momento di osare e chiedere quello che finora non è stato neanche evocato: cambiare il Tratto di Maastricht e i suoi regolamenti.

Nonostante gli attacchi dei falchi guidati dal ministro Schäuble, può essere arrivato il momento della svolta sull’austerità in Europa

Cosa può chiedere in questo momento Renzi alla Merkel?
Non può che chiedere quello che Renzi dice da quando è al governo. La bandiera nuova del governo, dopo l’eterodiretto Monti e il bravo ma debole Letta, è stata quella di dire che non si può stare nell’Europa dell’austerità. Renzi pone però queste questioni in modo poco incisivo, perché non ha attorno l’apparato tecnico che meriterebbe e ha anche un ministro del Tesoro che è titubante e non lo aiuta.

In che condizioni è arrivata la Cancelliera all’Expo?
Tutto questo si svolge quando la crisi è arrivata anche in Germania. Questo segna la fine dell’assurdo modello di crescita tedesco basato sull’export. Un meccanismo perverso che prevede un surplus di export verso i Paesi dell’Europa del Sud, che finiscono per indebitarsi sempre di più e sul quale l’Europa chiude gli occhi (un Paese non può avere la bilancia commerciale con l’estero in attivo per più del 6 per cento del Pil, ndr). Questo meccanismo sta crollando. Non solo. La Merkel si trova a parlare in una situazione di debolezza: è una politica pura e sta subendo l’erosione del consenso da parte dei falchi. Wolfgang Schäuble e lo sconsiderato presidente della Bundesbank (Jens Weidmann, ndr) pensano a un superministero europeo delle Finanze, che toglierebbe poteri politici alla Commissione europea, in primo luogo a Juncker. Questo superministero andrebbe con una sorta di pilota automatico, togliendo spazi di manovra politica: segno che non hanno imparato nulla dalla crisi greca. Pensano di esorcizzare la deflazione che sta arrivando verso di loro con la tecnocrazia. La Merkel è indebolita dai falchi. Sono loro che insediano la possibilità che si candidi per un nuovo cancellierato.

«La Merkel si trova a parlare in una situazione di debolezza. È indebolita dai falchi, sono loro che insediano la possibilità che si candidi per un nuovo cancellierato»

Questo rafforza le richieste di Renzi?
Renzi sta facendo facendo delle proposte ragionevoli sul taglio delle tasse, sebbene avrebbe potuto aggiungere la detassazione sul lavoro e sui profitti delle imprese. Tutto questo non lo può fare stando nel limite del rapporto deficit/Pil del 3 per cento. Renzi deve invocare una svolta, che deve deve necessariamente essere lenta. Ma troverà una Merkel attenta. Perché la riforma Schroeder mostra tutta la sua crisi, dato che la domanda interna si basa soprattutto sulla spesa pubblica. Credo che i due finalmente possano guardarsi negli occhi e trovare un punto di contatto.

Cosa può offrire la Merkel all’Italia?
Merkel può offrire appoggio a tutti coloro che non vogliono che un sovraministero tecnocratico si impossessi di più dell’Europa. Per farlo deve condividere sovranità e in parte cedere sovranità. Quello che Renzi deve chiedere è di cominciare a pensare di cambiare i regolamenti e il trattato di Maastricht.

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MESSAGGIO PROMOZIONALE

Dopo l’accordo dei creditori con la Grecia, ne esce fuori una Germania più aperta alla flessibilità o più rigida?
L’opinione pubblica non è affatto quella che si immagina qui. Forse se non si leggesse solo la Frankfurter Allgemeine Zeitung ma anche la Süddeutsche Zeitung si capirebbe che anche in Germania comincia a esserci un’opposizione all’austerità. Non sono solo i membri del partito Afd (Alternative für Deutschland), che sono sfociati purtroppo su posizioni sempre più populiste, alla Salvini. Nascono perplessità anche in gruppi imprenditoriali. Ho sentito molti imprenditori tedeschi e vedo che c’è fermento anche nell’industria. Stanno capendo anche loro che non tutti possono esportare e che bisogna avere una domanda interna più forte.

«La posizione di Renzi è giusta, ma non riesce a darle seguito con un’adeguata implementazione. Questo perché non ha attorno persone che lo supportano in modo giusto»

La svalutazione della Cina e il conseguente rallentamento dell’export tedesco verso il Paese asiatico può cambiare le cose?
Sì, anche perché oltre alla “sindrome cinese” c’è anche la “sindrome europea”. Gli stessi Paesi amici della Germania sono in difficoltà, dalla Finlandia ai Paesi Baltici. È esclusa la Polonia, perché è organicamente inserita nell’economia tedesca. La Merkel, che si è formata nel periodo sovietico e quindi ha studiato, ha capacità intellettuale e non vuole andare al massacro. Si rende conto benissimo che sarà lei a pagare il prezzo della crisi, non Schäuble. Si accorge anche lei che la crisi si è approfondita e deve affrettarsi a cambiare registro. Renzi è intelligente e dovrebbe cogliere l’occasione.

Nei giorni più critici della crisi greca, il governo italiano ha scelto di restare più defilato rispetto a quello francese. Era inevitabile?
No, non era inevitabile. La posizione di Renzi è giusta, ma non riesce a darle seguito con un’adeguata implementazione. Questo perché non ha attorno persone che lo supportano in modo giusto e nei giorni della crisi greca era impegnato sul fronte interno, oltre che sulla visita in Israele. 

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