Mirela Sula, da Tirana a Londra per liberare le donne

Mirela Sula, da Tirana a Londra per liberare le donne

«Quello che hai creato una volta lo puoi fare una seconda. E una terza. La cosa importante non è ciò che di materiale hai ottenuto. Ma la mente che ha partorito tutto. E di quella mente ti devi prendere cura». È il 2012 e Mirela Sula si prepara a partire. A Tirana, la capitale che ha raggiunto dodici anni prima lasciando il piccolo villaggio di Puka, nel nord dell’Albania, ha tutto ciò che può desiderare: una bella casa nel quartiere più ricco della città, una carriera avviata da psicoterapeuta, la direzione di un magazine femminile e di un’inserto di psicologia allegato al quotidiano più importante, Panorama, di cui ha contribuito a far crescere di molto le copie dando spazio a tematiche psicologiche in un paese che usciva dalla dittatura. Mirela ha creato tutto questo «from the scratch», come dicono a Londra, dal nulla. Passando dall’essere una maestra di villaggio con un basso livello di istruzione a una delle donne più influenti in Albania.

Londra. La metropoli che azzera chiunque ci metta piede

Nel momento in cui decide di trasferirsi in Inghilterra per un Phd alla Regents University e continuare qui la carriera di psicoterapeuta, sa che dovrà rincominciare tutto da capo. Vende il suo magazine albanese e le attività costruite attorno (workshop, corsi per aiutare donne imprenditrici, eventi) e affida a un libro i pensieri che in quel momento l’avvolgono. Don’t let your mind go, si intitola nell’edizione inglese, «non perdere la testa», tradurremmo in Italiano. Perché per lei, una cosa è chiara: «mi sto privando di tutto, ma non della fonte che lo ha creato: la mia mente, le mie abilità». Mirela è certa che saprà ricostruire la sua vita in una nuova città. Londra. La metropoli che azzera chiunque ci metta piede. Lo ha già fatto una volta, e lo rifarà. Lo scopo che la guida pulsa forte.

«Ho visto tante donne cadere nella trappola delle difficoltà quotidiane. E alla fine arrendersi»

«Questo è quel che mi viene meglio», dice a fine agosto 2015 nel salotto di casa mentre mostra le due riviste create qui in Inghilterra, in soli tre anni dalla partenza: Migrant Woman e la nuovissima Global Woman. Appena arrivata a Londra Mirela entra in contatto con altre donne albanesi, migranti come lei. È questo l’oggetto del suo dottorato di ricerca alla Regent’s University: donne che emigrano. Crea un network e per loro dà vita ad attività di sostegno e supporto psicologico simili a quelle che già svolgeva a Tirana. Nel giro di un anno incontra e aiuta 300 donne. Le loro storie di coraggio, successo, difficoltà e ostinazione la colpiscono. Si accorge della potenza che questi vissuti hanno. E nell’aprile del 2014 ne nasce una rivista, Migrant Women, dove Mirela raccoglie le vicende di donne migranti che a colpi di determinazione e persistenza si sono fatte strada in Gran Bretagna e hanno realizzato il sogno per cui avevano lasciato il paese di origine. Albanesi, italiane, arabe, russe. Attraverso quelle donne, Mirela vuole parlare a tutte le altre donne. «L’idea della rivista è di renderle orgogliose di sé, e positive verso il loro futuro», spiega. «Le donne che emigrano hanno un impulso che viene da dentro. Sono forti, capaci, devote, possiedono numerose doti e non mollano mai, anche quando affrontano le avversità. Nel loro cammino cercano sempre una vita migliore per sé e per i propri figli».

Cosa però non sempre scontata. «Ho visto tante donne cadere nella trappola delle difficoltà quotidiane», spiega. «E alla fine arrendersi. Sono arrivate con un sogno, ma poi vi hanno rinunciato. Iniziano a fare lavori poco pagati, al di sotto delle loro capacità. Provano frustrazione, bassa stima, e nascono conflitti e complessi interni. Per farsi strada occorre perseverare. Se vuoi cambiare qualcosa, devi fare in modo che quel pensiero ti si fissi nella testa. E devi esercitarti, essere flessibile a tal punto da esplorare nuove opportunità e prospettive». La mente, ancora una volta.

«In Albania succedeva spesso che una donna trovasse la forza di denunciare le violenze subite dal marito a un poliziotto per poi sentirsi dire: “Torna a casa, è un uomo, è normale che ti picchi”»

L’impulso che guida Mirela, quello che le ha dato la forza di lasciare la vita di Tirana e rimettersi in gioco è il desiderio di dare potere alle donne, rafforzarle, metterle nelle condizioni di fare qualcosa di grande. «To empower them», come dicono da queste parti. Lo ha fatto in Albania, dove la democrazia ha migliorato solo in superficie le condizioni femminili: «Nel mio paese, quando l’ho lasciato, succedeva spesso che una donna trovasse la forza di denunciare le violenze subite dal marito a un poliziotto per poi sentirsi dire: “Torna a casa, è un uomo, è normale che ti picchi”». E ora lo fa a in Inghilterra. «Voglio investire tutte le mie energie per rendere le donne più consapevoli di sé», dice lei che a Londra collabora anche con Solace Woman’s Aid, un’organizzazione che si occupa di donne e bambini vittime di abusi domestici. «Incontro donne di ogni cultura, provenienti da ogni parte del mondo. Tutte vittime di abusi da parte del partner». Mirela si scalda mentre ne parla. «Vivono in un paese pieno di opportunità ma restano troppo legate alle loro tradizioni, anche quelle che chiedono di tapparti la bocca e di venerare tuo marito come uno dio solo perché uomo. Molte di loro non sono nemmeno consapevoli di essere vittime. Credono sia normale accettare di fare sesso con il marito nonostante questo le abbia trattate male tutto il giorno, solo per compiacerlo ed evitare che il giorno dopo si comporti anche peggio. O che vada bene dover aspettare che lui rientri per poter andare a fare spese insieme».

«Qui in Uk vivono in un paese pieno di opportunità ma restano troppo legate alle loro tradizioni, anche quelle che chiedono di tapparti la bocca e di venerare tuo marito come uno dio solo perché uomo»

Per uscire da queste trappole, spiega la psicoterapeuta, serve un nuovo spazio mentale, del tempo per assorbire un nuovo ordine di idee. «Cambiare i pensieri per cambiare i comportamenti». La strada è tutta lì: nella mente da esercitare per imparare a perseverare, a lottare, a cambiare. La mente che ovunque andrai sarà con te. E Londra, la città in cui puoi diventare quel che vuoi essere. 

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