La comunità polacca in Gran Bretagna inizia ad essere stanca delle discriminazioni subite da parte degli inglesi, dalle pressioni poste dal referendum sull’uscita dall’Unione Europea, e dalle negoziazioni che David Cameron va facendo in Europa per rivedere le regole comunitarie sulla libera circolazione di persone. E voci di uno sciopero dei lavoratori polacchi previsto per giovedì 20 agosto sono circolate massicce sui social network nei giorni scorsi. «Uno sciopero di tutti i lavoratori polacchi presenti ora nel Regno Unito bloccherebbe questo Paese nel giro di poche ore», dice George Byczynski, polacco, consulente legale arrivato nel Regno Unito da studente sei anni fa e coordinatore dell’Associazione British Poles. Ma, spiega, si è trattata dell’iniziativa di un’outsider, nota sui social come Justyna, poi ripresa dai media. La comunità polacca, invece, ha scelto di reagire in un altro modo. «Più costruttivo», dicono gli organizzatori. Per lo stesso giovedì 20 agosto ha organizzato una donazione di massa di sangue polacco all’NHS, il sistema sanitario britannico. «Una dimostrazione che i polacchi sono grandi contributori della Gran Bretagna». E ha riscosso grande successo.
Dal 2004, anno di ingresso della Polonia nell’Unione Europea, i polacchi hanno iniziato a migrare in modo consistente verso il Regno Unito, fino ad occuparne diversi gangli economici. «Il professor Dustman ha dimostrato che i polacchi pagano più in tasse di quel che ricevono in benefit statatali. Mentre una ricerca della University of Roehampton insieme al sindacato Unison fatta nel 2011 (quando i polacchi nel Regno Unito erano già mezzo milione, ndr) ha dimostrato che dal 2005 i polacchi hanno prodotto da soli l’1% del Pil inglese. Sono 23mila infine le loro aziende aperte in questo momento nel Regno Unito», spiega Byczynski. Ma mentre cresceva la loro presenza nel Paese, aumentavano anche gli episodi di discriminazione nei loro confronti. Secondo un articolo pubblicato dal Guardian lo scorso anno, nel 2013 la polizia britannica ha arrestato 585 persone per aver commesso violenza razziale contro un polacco, una persona ogni 14 ore. Come Damian Citko, 39 anni, amministratore di rete di Opole, attaccato fuori da un pub di Dagenham lo scorso gennaio da 15 uomini prima che accendesse la sua moto. «Torna in Polonia, tornatene a casa», è quel che l’uomo ha riferito di aver sentito mentre lo picchiavano.
Reazione di un paese che inizia a sentire il sapore amaro delle politiche di austerità, e che scarica la colpa della crisi economica su chi viene da fuori: «rubano il lavoro» e «sfruttano i benefit statali» sono le “argomentazioni” principali.
«L’idea ci è venuta circa cinque giorni fa», spiega a Linkiesta George, «mentre parlavo con il mio amico Andrzej Rygielski ed eravamo preoccupati per questo sciopero disorganizzato. «Dovremmo fare qualcosa di positivo al suo posto», gli ho detto. E lui ha proposto una donazione di sangue agli ospedali britannici». È stato lanciato subito l’hashtag #polishblood e una pagina Facebook, e da lì in poi la notizia ha fatto breccia in un attimo nella comunità polacca.
«Sono circa 2200 le persone che si sono dette disponibili a partecipare», continua George, mentre su Twitter molti polacchi hanno già iniziato a pubblicare le immagini delle loro donazioni, fatte in anticipo, perché i posti negli ospedali iniziano ad essere tutti prenotati. «Molti ci dicono che stanno facendo fatica a trovare un posto negli ospedali di Londra per il 20 agosto».
«Uno sciopero avrebbe sicuramente successo. L’economia britannica potrebbe fermarsi in un giorno se centinaia di polacchi non andassero al lavoro. I britannici che si lamentano dei polacchi si accorgerebbero allora del grande contributo che offriamo a questo paese. Tuttavia, la nostra iniziativa, che ha avuto il sostegno di 45 organizzazioni polacche presenti in UK, crede che non sia ancora tempo di organizzare uno sciopero, poiché non abbiamo ancora assistito a grossi attacchi da parte dei media mainstream o dei politici». Inoltre, spiega ancora George, i nostri lavoratori hanno ottime relazioni con i colleghi britannici. Per questo molti non considerano lo sciopero una buona idea.
Con più di 680mila persone, la comunità polacca è oggi una delle più numerose nel Regno Unito. La maggior parte di loro lavora nel settore delle costruzioni, healthcare e ristorazione. Se si fermassero per poche ore soltanto, qualche problema lo creerebbero davvero al paese.