Yanis Varoufakis è arrivato a Cernobbio e ha difeso ancora una volta il suo piano per la crescita. Davanti agli imprenditori e agli economisti del Forum The European House-Ambrosetti, ha ricordato che lo aveva presentato proprio a Villa d’Este, lo scorso marzo. Nulla di tutto quello rimane, dopo un anno terribile per la Grecia, che si è concluso con l’accettazione di un piano duro da parte del primo ministro Alexis Tsipras – nonostante l’“Oxi” al referendum – e le successive dimissioni di Varoufakis da ministro delle Finanze.
Varoufakis: «Il fatto che pochissime persone conoscano il mio piano è significativo. È stato impossibile presentarlo alla Troika»
«Schäuble (il ministro delle finanze tedesco, ndr) diceva che la Grexit era l’unica soluzione per la crescita – ha spiegato -. A mio parere invece sarebbe stata una svolta che avrebbe portato eventi terribili per l’Europa. Mi trovavo in una situazione in cui l’unica soluzione logica era un programma che poteva funzionare. Quel programma era stato presentato qui: il “greek plan” per mettere fine alla crisi. L’ho messo insieme un gruppo di esperti, all’interno dei ministeri della Grecia, ma anche chiedendo consigli ad altri economisti notoriamente di estrema sinistra, come Jeffrey Sachs e Larry Summers». Il piano (che si può leggere qui integralmente), ha aggiunto, era quadro di politica di consolidamento fiscale per riprendere la crescita. «Il fatto che pochissime persone conoscano questo piano è significativo. È stato impossibile presentarlo alla Troika».
«Mi fa male vedere il mio buon amico e compagno, Alexis Tsipras, essere costretto ad accettare un programma che né il Fmi, né lui né io e neppure Schäuble crede che sia praticabile»
Le parole più amare, inevitabilmente arrivano anche pensando a Tsipras. «È stato difficile convincere il mio primo ministro ad avallarlo. Pensava che significasse portare dei trucchetti davanti all’Eurogruppo. Quando il primo ministro avrebbe potuto portare il piano greco davanti alle istituzioni, ha dovuto invece capitolare accettando il nuovo piano». «Mi fa male – ha aggiunto – vedere il mio buon amico e compagno, Alexis Tsipras, essere costretto, sotto la minaccia della Grexit, ad accettare un programma che né il Fondo Monetario Internazionale, né lui né io e neppure Wolfgang Schaeuble crede che sia praticabile».
Il dibattito sull’unione fiscale
Varoufakis ha anche introdotto il tema dell’unione fiscale. «Bisogna decidere: (l’euro) deve essere una moneta basata sul gold standard o una moneta sovrana? Se si sceglie la prima strada, servono regole rigide e l’uscita è la sola alternativa alla recessione permanente una volta che entri in deflazione. Una moneta sovrana ha bisogno di un’unione fiscale politcamente governata».
Il ministro dell’Economia francese Macron: «Ci vuole un budget dell’Eurozona e il suo governo potrebbe essere gestito da un eurocommissario»
Proprio la necessità di un’unione fiscale era stata richiesta in mattinata a Cernobbio dal ministro dell’Economia francese, Emmanuel Macron. «La situazione attuale non è più gestibile – ha detto -. È difficile attraverso delle semplici regole è difficile coordinare 19 diverse economie. Quando non si riesce a fare questo, abbiamo bisogno delle istituzioni: ci vuole un budget dell’Eurozona e ci vuole qualcuno che sia responsabile dei trasferimenti. Credo che l’Unione fiscale sia fondamentale per gestire i trasferimenti e il governo di quest’Eurozona potrebbe essere gestito da un eurocommissario».
MESSAGGIO PROMOZIONALE
Del tutto opposta la visione dell’ex membro del board Bce Otmar Issing. «L’Unione monetaria europea potrà sopravvivere senza l’unione politica solo se i trattati verranno rispettati». «Pacta sunt servanda», dice Issing affidandosi ad una locuzione latina. «La relazione dei cinque presidenti (Jean-Claude Juncker, Donald Tusk, Jeroen Dijsselbloem, Mario Draghi e Martin Schulz, ndr) è problematica, quando chiede di creare un ministero delle Finanze europeo». Un’unione fiscale, ha detto Issing, discende da un’unione politica. Questo richiede che si cambino costituzioni e che ci siano referendum. «Chi può prevedere come finirà? Ci dovrebbe essere un Tesoro europeo. Ma mancherebbe una legittimità democratica e la tassazione senza rappresentanza è molto pericolosa per l’esistenza della Ue. L’unione monetaria deve dunque, per qualche anno, restare senza un’unione politica».
Monti: il più grande rischio è la frattura tra Nord e Sud Europa
I rischi per l’Europa per Mario Monti, che ha parlato subito dopo Issing, sono invece principalmente nella frattura tra Nord e Sud Europa. Rischi in gran parte scongiurati, «ma non del tutto», dopo l’accordo sul terzo pacchetto di aiuti alla Grecia. «Se l’Europa del Nord pensasse all’Europa del Sud come irrecuperabile – ha detto Renzi -, vedrebbe un’Europa non a due velocità ma a due serietà. Finirebbe per considerare l’Europa del Sud perduta per l’integrazione, che rimarrebbe solo tra i Paesi del Nord, e invece la vedrebbe come un utile cuscinetto per l’assorbimento dei movimenti dal Sud del mondo, per evitare una “invasione barbarica”. L’Italia deve evitare innamoramenti come quello sulle idee greche, così come di quelle di chi vorrebbe fare piazza pulita dell’euro».