A distanza di un anno e mezzo dalla legge Delrio, che doveva cestinare per sempre le Province per sostituirle con le Città metropolitane, pochi passi in avanti sono stati fatti.
Eppure Renzi era ottimista all’epoca. Presentava la riforma come un ‘‘rullo compressore’’ che avrebbe rivoluzionato l’assetto degli enti locali in Italia. E lo diceva per di più da ex sindaco e presidente della Provincia di Firenze. Il tempo passa ma al momento le città metropolitane non hanno ancora visto la luce.
I motivi sono diversi: la legge Delrio non è chiarissima, come suggeriscono alcuni esponenti locali del Partito democratico. Appare più come un quadro astratto, privo di contenuti e che non indica una via precisa nella palude degli enti locali italiani. Non a caso sul territorio si discute molto al riguardo della partecipazione o meno dei Comuni e dei sindaci. Anche la recente introduzione delle ‘‘zone omogenee’’ a Milano, sembra solo un palliativo rispetto all’annunciata rivoluzione.
Circola una certa sfiducia fra gli amministratori locali che non hanno ancora avuto risposte esaustive dal Governo. A Milano, per esempio, la partecipazione è andata diminuendo nei mesi: se alla prima Conferenza dei sindaci, del 22 dicembre 2014, parteciparono all’approvazione dello Statuto 99 sui 134 rappresentanti dei Comuni dell’area metropolitana, nelle sedute successive questo numero è calato, anche se mai al di sotto del limite legale previsto dal funzionamento della Conferenza stessa, pari a un terzo dei rappresentanti totali.
La discussione sulle Città metropolitane procede a rilento. A Milano alla prima Conferenza dei sindaci erano presenti in 99 su 134 ma nei mesi questa cifra è scesa progressivamente
«La legge Delrio ha aperto degli spazi ma su molti punti non è chiara. Ci troviamo in una situazione magmatica» spiega Eugenio Comincini, Sindaco di Cernusco sul Naviglio e che dal settembre del 2014 è anche vice Sindaco della Città metropolitana di Milano, per volontà di Giuliano Pisapia.
Ma fornisce anche qualche spiegazione: «Dobbiamo distinguere fra le diverse chiamate che ci sono state in questi mesi. La prima assemblea era fondamentale, si votava lo Statuto della Città metropolitana, è normale avere una partecipazione più elevata». In quel caso tra i 99 sindaci presenti, una larga maggioranza di 91 approvò lo Statuto della Città metropolitana. «Nelle altre occasioni, in particolare l’ultima assemblea di maggio, si era chiamati a esprimere un parere, nemmeno vincolante, sul bilancio consuntivo 2014 della vecchia Provincia. È altrettanto normale che in questo caso la partecipazione sia più bassa».
Il 17 settembre è arrivato un piccolo passo in avanti. Il Consiglio Metropolitano – l’organo di secondo livello che è eletto dalla Conferenza dei sindaci – ha approvato la costituzione e il regolamento di sette ‘‘zone omogenee’’ : si tratta di sette differenti aree sul territorio che sono simili dal punto di vista geografico, demografico, socio-economico e culturale. «Sul tema delle zone omogenee non si dica che non ci siamo consultati con i sindaci e con i Comuni», prosegue Comincini, «prima abbiamo chiesto pareri preventivi, poi organizzato quest’estate degli incontri sul territorio e infine abbiamo inviato la nostra proposta di ripartizione del territorio, in modo tale che ogni amministrazione ci dicesse cosa condivideva e cosa no». In tutta risposta sono giunte solo tre segnalazioni e altre due che muovevano qualche critica, ma che di fatto accettavano la proposta. Per il vice Sindaco della Città metropolitana: «Questo silenzio era sinonimo di assenso sulla nostra proposta».
Il 17 settebre varate le sette ‘‘zone omogenee’’ dell’area milanese. Bussolati:«I Comuni potranno condividere alcuni servizi per i cittadini, oppure investire nelle produzioni specifiche di quel territorio»
Un passaggio obbligato, quello delle ‘‘zone omogenee’’, dalla stessa legge Delrio del 2014. «Sono l’innovazione più importante della riforma» dichiara a Linkiesta il segretario metropolitano del Partito democratico, Pietro Bussolati, «dove i diversi Comuni potranno condividere alcuni servizi per i cittadini, oppure investire nelle produzioni specifiche di quel territorio».
Sono piccole cose che permetteranno ai Comuni anche di risparmiare soldi, puntando sulle economia di scala e sulla condivisione degli oneri, in vista dell’ulteriore consolidamento di bilancio annunciato nei giorni scorsi da Giuliano Pisapia. Il Sindaco metropolitano ha fatto sapere di aver raggiunto per il 2015 il pareggio di bilancio per l’area metropolitana, dopo le polemiche degli anni scorsi per il debito da 94 milioni di euro ereditato dalla vecchia Provincia di Milano.