Crisi degli iscritti, il Parini fa scegliere i corsi agli studenti

Crisi degli iscritti, il Parini fa scegliere i corsi agli studenti

Approfondire, recuperare, fare esercizi oltre le normali lezioni: è quanto succederà al liceo classico Parini di Milano a partire da gennaio 2016, quando prenderà il via il progetto dei corsi monografici di approfondimento. L’iniziativa, inserita nel P.o.f. (piano dell’offerta formativa) di quest’anno, prende vita dopo che lo storico liceo milanese ha sperimentato la pratica degli stage: lo scorso anno scolastico gli studenti hanno potuto collaborare con diverse realtà d’impresa (tra cui anche Linkiesta.it), per orientarsi nel mondo del lavoro. Ai futuri iscritti che frequenteranno l’anno 2015-2016 è invece dedicato il progetto dei corsi monografici complementari che sarà attuato, in via sperimentale, a partire dal pentamestre di quest’anno.

Come funziona? I docenti dell’istituto dovranno dedicare gli ultimi dieci minuti dell’ora di lezione ad attività scolastiche per creare ore di recupero immediato, ma anche di approfondimento. I corsi aggiuntivi sono conteggiati in crediti, che gli studenti dovranno inserire nel nuovo “curriculum dello studente” introdotto dall’istituto. Con una quota minima obbligatoria per tutti.

Agli iscritti del prossimo anno scolastico è dedicato il progetto dei corsi monografici complementari che sarà attuato, in via sperimentale, da gennaio 2016

Non è però ancora chiaro se i ragazzi si divideranno per tematica approfondita o per classe di età: «È per questo – spiega Elena Marini, docente di italiano e latino e collaboratrice del preside – che abbiamo deciso di sperimentare il progetto già a partire da gennaio 2016: lo perfezioneremo con il tempo e l’esperienza servirà a valutarne l’efficacia».

Che sia una mossa per contrastare il calo degli iscritti? Da anni sono sempre meno gli studenti che scelgono il liceo di via Solferino: nel 2011 si era registrata una diminuzione del 22%, nel 2013 del 6% e del 12% nel 2014. Solo quest’anno si è vista un’inversione di rotta, con il 50% in più rispetto al 2014. L’emorragia aveva spinto i dirigenti a pensare di aprire le porte allo scientifico, opzione che non si è però concretizzata. Ora si pensa ai mini-corsi. «Qualcuno ha parlato di svolta “americana” – prosegue Marini – ma io non sono d’accordo. La nostra è una scelta che pone al centro gli studenti, in perfetta sintonia con le linee guida della normativa sull’autonomia didattica delle istituzioni scolastiche».

Gli studenti, per ora, hanno reagito bene. Fiammetta, studentessa pariniana della 3B che, assieme ai suoi compagni, ha appreso la notizia il primo giorno di scuola, si è detta contenta: «Il progetto mi piace molto: è bello approfondire quello che non si trova sui libri di scuola. E poi è confortante sapere che tutti hanno l’opportunità di recuperare le lacune nelle materie più difficili». Le fa eco la sua compagna di classe, Elena: «Non credo che questo graverà sul normale svolgimento delle lezioni: è uno spazio di interesse da condividere. E a me piacerebbe approfondire l’inglese».

«Il rischio è che solo dieci minuti alla fine di un’ora di spiegazione non siano sufficienti. Il tempo è poco e sarà ancora meno se gli studenti si dovranno spostare da un’aula all’altra»

Favorevole anche l’Unione degli Studenti (Uds) – sindacato degli studenti spesso critico con le novità del governo – ma con qualche riserva: «La notizia è talmente recente – spiega Marco Finardi, rappresentante di Laps Uds Milano – che ci ha colti alla sprovvista. Crediamo nelle potenzialità del progetto: anche le nostre battaglie si sono sempre concentrate sulla necessità di istituire momenti di approfondimento interni alla scuola ma esterni alle lezioni. Il rischio è che solo dieci minuti alla fine di un’ora di spiegazione non siano sufficienti. Il tempo è poco». Allora propone un aggiustamento: «Lasciare aperta la scuola anche nel pomeriggio e permettere a studenti e professori di lavorare assieme». Ogni idea è bene accetta.

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