I curdi protestano a Milano, mentre a Expo si celebra la Turchia

I curdi protestano a Milano, mentre a Expo si celebra la Turchia

Mentre il presidente turco Tayyip Erdogan è impegnato su due fronti militari, contro l’Isis e contro i guerriglieri curdi del partito dei lavoratori Pkk, il 14 settembre all’Expo di Milano si è aperta la settimana della Turchia. Il ministro dell’Economia turco Nihat Zeybekci, insieme a una delegazione del Parlamento di Ankara, sono stati accolti dai vertici di Expo tra esibizioni e danze tradizionali della banda dei giannizzeri. Ma ai rifugiati curdi che vivono in città – circa 5mila a Milano, 7mila in tutta la Lombardia – la cosa non è andata giù. «Non accettiamo che a Expo si celebrino gli esponenti del governo di Erdogan come se nulla stesse accadendo in Turchia», dicono. Per le strade di Milano attivisti e sostenitori della causa curda hanno manifestato contro il governo di Ankara. Prima appendendo uno striscione con la scritta “Erdogan assassino” sull’Expogate, poi con un corteo di oltre un migliaio di persone che hanno sfilato sotto il consolato turco al grido di “Assassini” e “Terroristi”.

Gli attacchi contro i curdi da parte di Erdogan, partiti a fine luglio, hanno interrotto una tregua tra governo turco e Pkk che durava dal 2013. I manifestanti in corteo a Milano hanno protestato contro «la repressione del governo turco ai danni dei combattenti del Pkk e degli attivisti curdi», che a loro volta, nel complicato risiko mediorientale, combattono contro l’avanzata dello stato islamico in Siria. «Siamo qui per denunciare che mentre lo Stato turco viene invitato a Expo, la popolazione curda è sotto attacco in Turchia», dice Erdal Karaman, portavoce della comunità. «L’Italia deve sapere che sta accogliendo dei terroristi: siamo di fronte all’ennesimo massacro del popolo curdo». In piazza a Milano c’erano famiglie di rifugiati arrivati in Italia negli ultimi vent’anni. Bambini e genitori hanno sventolato le bandiere gialle e verdi con il volto di Abdullah Ocalan, leader del Pkk in carcere da 15 anni, ripetendo più volte lo slogan “Ocalan libero”.

Nel corso della manifestazione c’è stato anche un collegamento con la carovana internazionale che in questi giorni sta visitando i campi profughi intorno a Suruc, vicino al confine siriano. I manifestanti hanno riportato le notizie dalla Turchia. «Negli ultimi due giorni sono state uccise decine di persone», hanno raccontato. «Nella cittadina di Cizre i curdi sono bloccati da giorni senza cibo, e oltre 2mila esponenti del partito curdo Hdp sono stati arrestati».

L’attacco ai curdi da parte di Erdogan da più parti è sembrato una risposta al risultato elettorale di giugno, quando i curdi dell’Hdp hanno superato la soglia del 13% e sono entrati in Parlamento facendo perdere la maggioranza assoluta all’Akp di Erdogan. Lo dice anche Erdal Karaman dal microfono: «Dopo due anni di pace in cui non moriva nessuno, di fronte al calo di voti del suo partito, Erdogan ha acceso di nuovo il fuoco. L’Italia deve decidere se stare con il terrorista o se stare con i curdi. Non accettiamo che Erdogan venga acclamato qui». Quello che si sa, al momento, è che Erdogan non farà visita all’Expo. Intanto in vista delle elezioni anticipate del 1 novembre, il presidente turco non ha gradito la copertina della rivista turca Nokta che lo ritrae mentre si fa un selfie con un feretro di un soldato turco sullo sfondo, così ha pensato di arrestare il direttore e bloccare la distribuzione del giornale.

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