Lo scorso anno non c’era neanche andato. Al Forum The European House-Ambrosetti di Cernobbio il neo-premier Matteo Renzi aveva preferito la visita di una vicina fabbrica, “dove si lavora e non si parla”. Erano gli scampoli della rottamazione, che non avevano impedito al primo ministro di prendersi l’endorsement di Sergio Marchionne e un’apertura di credito da parte degli imprenditori e finanzieri che partecipavano al Forum di Villa d’Este. In uno dei sondaggi con il televoto che si susseguono negli incontri a porte chiuse, il governo aveva incassato il 49% di giudizi positivi, il 31% di “appena sufficiente” e un 18% di bocciature. Quest’anno Renzi ci sarà, nel pomeriggio di sabato 5 settembre, e si prepara a godersi il bis del Meeting di Rimini, anch’esso snobbato lo scorso anno. Anzi, se a fine agosto Rimini il segretario del Pd si è conquistato il sostegno dei vertici di Cl (“Il Pd non è più invotabile”, ha detto il leader storico Giorgio Vittadini) ma nessuna ovazione, a Villa d’Este l’applauso potrebbe essere più convinto.
Chicco Testa: «Molti qui firmerebbero l’appello di sostegno al governo. Perché Renzi ha fatto molte cose e perché sono spaventati dalle alternative di Salvini e Grillo»
Se di salamelle tra i giardini in riva al Lago di Como non se vedono, lo slogan della festa dell’Unità di Milano, “C’è chi dice sì”, a Cernobbio si attaglierebbe benissimo. Le minoranze in dissenso, che pure ci sono, non si fanno sentire, almeno tra imprenditori e i finanzieri. I più convinti, ovviamente, sono i supporter dichiarati. Chicco Testa, presidente di Sorgenia e Telit e già deputato Pci-Pds, è uno dei 209 imprenditori e professionisti che il 23 agosto hanno scritto una lettera di sostegno al premier. «Non ho paura a dirlo, mi considero un sostenitore del premier», dice, mostrando pochi dubbi sul fatto che quell’appello sarebbe firmato anche dalla maggior parte dei presenti al Forum. «Penso di sì. Renzi ha fatto molte cose e poi sono tutti spaventati dalle alternative. Se le alternative sono Grillo o Salvini… Magari puoi avere anche simpatia per uno dei due, ma poi dici: il mio portafogli a chi lo do, a chi faccio posteggiare l’automobile?».
Al segretario della Lega, Salvini, a Barbara Lezzi, senatrice M5s, e a Renato Brunetta (Forza Italia) sarà riservato qualche minuto, domenica 6 settembre, dedicato a “Le voci delle opposizioni”, in un panino che li vedrà preceduti da tre ministri (Giannini, Orlando, Alfano) e seguiti da quattro (Madia, Boschi, Poletti e Padoan). In attesa di capire se la Lezzi replicherà l’invettiva del grillino Mattia Fantinati a Rimini, e che tono sceglierà Salvini, venerdì qualche potenziale antagonista del premier si è visto. Corrado Passera ha concesso interviste televisive, Brunetta si è soffermato a lungo nell’area occupata dai giornalisti. Ma nessuno degli imprenditori è parso accorgersi di loro. Solo apparizioni fugaci e silenziose per l’ex premier Mario Monti, mentre più a lungo si è soffermato Enrico Letta.
Sabato è anche il giorno di Enrico Letta, la cui presenza è tutta politica
Sabato è anche il giorno dell’ex presidente del Consiglio defenestrato da Renzi nel marzo 2014. Parlerà del “Ruolo dell’Europa nel mondo”, con Jean-Claude Trichet e Javier Solana e introdurrà l’intervento del presidente della Repubblica Mattarella. Pur presentandosi da semplice professore universitario, dopo le dimissioni da parlamentare, la sua ha tutta l’aria di una presenza politica. Venerdì ha riservato il primo siluro a Renzi, dicendo a una giornalista di Cnbc-International: «Non ci sono dubbi, i segnali di ripresa economica si devono in primo luogo all’azione del presidente della Bce Mario Draghi», senza la minima concessione all’azione del governo. A cui è invece arrivato il secondo sgambetto: «Il compito dell’Italia è approfittare di queste condizioni favorevoli e dunque lavorare molto con il cacciavite: approvare le riforme, certo, ma soprattutto implementarle, che è la cosa più difficile. Non ci si può limitare ad annunciare le riforme, o in alcuni casi ad approvarle. Altrimenti finisce come al solito: le cose restano a metà, appese».
Gli imprenditori a Villa d’Este, però, ci hanno tenuto a far sapere che le riforme le hanno apprezzate. La presidente dell’Eni ed ex presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, che pure sotto il tendone del rinfresco riserva un abbraccio a Enrico Letta, poco prima aveva usato parole morbidissime per il governo (che l’ha nominata alla presidenza Eni). «Il taglio dell’Imu è un primo aspetto importante, ma è essenziale che negli anni prossimi scendano anche le tasse sulle imprese», ha detto. «Il processo di riduzione delle tasse è positivo. L’importante è che sia coperto dai tagli alla spesa pubblica, mi aspetto che Renzi ci spieghi come domani qui a Cernobbio».
È rimasto Giorgio Squinzi, quasi in solitudine, a criticare il governo
Anche Alberto Bombassei, che è stato un sostenitore del governo Letta e tra i più critici del traumatico cambio a Palazzo Chigi, non ha affondato: «La riduzione delle tasse sulla casa è apprezzabile, ma se si riducesse carico anche a imprese sarebbe meglio». Bombassei è stato sconfitto alle ultime elezioni per la presidenza di Confidustria. Ed è proprio dell’attuale presidente, Giorgio Squinzi, una delle poche voci critiche che dagli industriali arriva il governo. «Serve una ripresa vera, lo 0,3% non basta», ha commentato dopo la lieve correzione al rialzo del Pil e i dati dell’occupazione (scesa dal 12,5 al 12% a luglio) dei giorni scorsi. Non solo: nel giorno di apertura del Forum Ambrosetti, il Centro Studi Confindustria ha diffuso una nota molto pessimistica sull’economia globale, parlando di «rischio di stagnazione secolare».
MESSAGGIO PROMOZIONALE
Nelle stesse ore il governo approvava gli ultimi decreti attuativi del Jobs Act, forse la misura più citata dagli imprenditori. «Sentiamo la differenza rispetto ai due governi precedenti perché l’Italia in questo momento ha una piena solidarietà e fiducia da parte dei principali partner nel mondo e per noi che esportiamo è fondamentale», ha detto a Linkiesta Mario Moretti Polegato, fondatore di Geox. «Ci sono talmente tante cose di cui il nostro Paese ha bisogno che è difficile criticare il governo se ha fatto o non ha fatto qualcosa – ha aggiunto -. Purtroppo Renzi doveva rimettere in piedi il Paese e nella prima fase ha cercato di affrontare i problemi più importanti. Adesso dobbiamo continuare a fare pressione sul governo affinché mantenga le promesse fatte».
Il finanziere Davide Serra: «Negli ultimi 18 mesi sono stati fatti i provvedimenti che a Cernobbio erano stati chiesti nei 20 anni precedenti»
Sul credito che il governo gode all’estero insiste un altro degli sponsor storici di Renzi, il finanziere Davide Serra. «Negli ultimi 18 mesi sono stati fatti i provvedimenti che a Cernobbio erano stati chiesti nei 20 anni precedenti. Per questo qui c’è apprezzamento. I 209 imprenditori che hanno scritto l’appello a Renzi riflettono domesticamente quello che si sente a livello internazionale. Basti pensare a Ubs, che nel suo ultimo report ha dato un giudizio positivo sull’Europa e ha messo l’Italia al primo posto».
Tra gli stranieri sentiti da Linkiesta si registrano delle promozioni con riserva. L’economista Nouriel Roubini ha detto che «le riforme vanno bene, ma il ritmo è minore di quello desiderabile. In ogni caso la ripresa dell’economia è modesta». Mentre la nuova legge sul lavoro è bocciata, «molto rimane da fare, sia sul fronte fiscale che su aspetti strutturali come la spending review, una grossa sfida che non è stata vinta». Il Ceo di Ryanair, Michael O’ Leary, ha invece chiesto di togliere le tasse municipali che alimentano un “fondo per i piloti Alitalia”, ma ha riconosciuto al governo che «sta migliorando». «Penso che il governo Renzi abbia fatto delle cose piuttosto impressionanti per iniziare una nuova regolazione, ma hanno bisogno di fare di più».